La comunità del San Paolo ricorda Don Valorio
Diciotto anni fa la scomparsa del religioso che più di tutti ha spinto per la costruzione della chiesa di corso Italia. "In lui grande stima della persona umana, della libertà e della responsabilità, della giustizia, della solidarietà e dellapertura agli altri"
Diciotto anni fa la scomparsa del religioso che più di tutti ha spinto per la costruzione della chiesa di corso Italia. "In lui grande stima della persona umana, della libertà e della responsabilità, della giustizia, della solidarietà e dell?apertura agli altri"
Due momenti che sono tra loro fortemente legati in quanto il Santuario è sorto grazie all’impegno di don Valorio che ha saputo costruire insieme alla “chiesa di mattoni” una “Chiesa di persone” come comunità viva di fratelli. Arrivato in Ovada agli inizi degli anni Settanta come Cappellano dell’allora chiesa prefabbricata di San Paolo della Croce (la cosiddetta “chiesa di ferro”), don Valorio iniziò nel 1974 con don Pino, don Paolino e don Rino, prematuramente scomparso in un incidente stradale nel settembre di trent’anni fa, un’esperienza nuova di vita sacerdotale e pastorale che riuscì a portare linfa vitale in tutta la città. In modo efficace Mons. Livio Maritano nel 2002 a un anno dalla scomparsa di don Valorio, in occasione dell’incontro di formazione del personale della Casa di Carità Arti e Mestieri, delineava alcuni tratti della sua personalità: “Gli ideali perseguiti da don Valorio furono espressione della grande stima della persona umana, della libertà e della responsabilità, della giustizia, della solidarietà e dell’apertura agli altri, con particolare preferenza per gli ultimi e i sofferenti”.