Più vicino l’ospedale di comunità
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Redazione - redazione@ovadese.it  
5 Marzo 2019
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Più vicino l’ospedale di comunità

Nei prossimi mesi si potrebbero vedere i primi atti concreti dopo l’annuncio del direttore generale dell’Asl nello scorso novembre: un reparto da quindici posti gestito col contributo dei medici di famiglia

Nei prossimi mesi si potrebbero vedere i primi atti concreti dopo l’annuncio del direttore generale dell’Asl nello scorso novembre: un reparto da quindici posti gestito col contributo dei medici di famiglia

 OVADA – Non c’è ancora una conferma ufficiale in attesa che si dia una risposta agli ultimi dettagli da verificare. Ma è entrata nella fase operativa la procedura per introdurre all’interno dell’ospedale di Ovada il cosiddetto “reparto di comunità”. L’annuncio era stato dato lo scorso novembre dal direttore generale dell’Asl Al Antonio Brambilla, nell’ambito della presentazione del piano strategico per i prossimi anni. All’inizio dell’anno era arrivata la delibera per l’attuazione. Come detto, sul tema c’è ancora grande riserbo. Nel concreto si tratta di dare vita a un nuovo reparto dentro il presidio di via Ruffini dove ricoverare temporaneamente pazienti che abbiano bisogno di assistenza ma non in maniera tale da dover ricorrere a reparti specialistici. Il modello d’intervento arriva dall’Emilia Romagna, Regione che definisce questo tipo di realtà come «una struttura intermedia tra assistenza domiciliare e ospedale». Nel nostro caso si tratta di riutilizzare gli spazi del secondo piano della struttura, quelli fino a qualche anno fa adibiti alla chirurgia poi eliminata. Si tratta di un nucleo di 15 posti letto, che sarà seguito da un team di infermieri dedicato e dove saranno gli stessi medici di base a controllare e visitare i pazienti, dandosi i turni e alternandosi, secondo quanto proposto proprio da loro. I pazienti potranno restare ricoverati anche fino a due

mesi, con la possibilità, se necessario, di accedere ai servizi dell’ospedale, dalle analisi alle ecografie. “Abbiamo chiarito – il commento del sindaco Paolo Lantero lo scorso novembre dopo le dichiarazioni di Brambilla – su tutti i fronti che il nostro ospedale tale resterà, coi suoi servizi. L’attivazione dell’ospedale di comunità è piuttosto un segnale positivo del fatto che l’Asl ha ascoltato la proposta precisa arrivata dal territorio tramite i medici di famiglia, poi sostenuta dai sindaci”. La proposta nacque tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 quando si discusse molto dell’indisponibilità da parte del 118 a trasportare al pronto soccorso di Ovada anche i codici verdi, considerati a minore indice di complessità. Sull’argomento l’Asl ha sempre chiarito di essere di fronte a un progetto cui dare attuazione nel medio periodo così come per il trasloco che presto o tardi dovrà essere effettuato dal Sant’Antonio. Negli ultimi mesi la notizia era stata accolta con timore per un ennesimo ridimensionamento come quelli andati in scena tra il 2012 e il 2013. “Non sarà così – ha sempre chiarito il sindaco – Qui stiamo parlando di qualcosa che va anche oltre la Continuità Assistenziale”. La novità si inserisce in un panorama in cui anche il Pronto Soccorso ha fatto registrare, specie nell’ultimo anno, un numero di accesso superiore rispetto al recente passato.

 

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