La logistica alessandrina riparte dal decreto Genova
Il "decreto Genova" inserisce Alessandria, insieme a Novi, Arquata, Rivalta e Belforte tra le zone a logistica semplificata, classificazione introdotta per le aree portuali che consente agli operatori di usufruire di agevolazioni e sgravi fiscali. Sarà la base di partenza per uno sviluppo troppe volte annunciato ed auspicato della logistica in provincia?
Il "decreto Genova" inserisce Alessandria, insieme a Novi, Arquata, Rivalta e Belforte tra le ?zone a logistica semplificata?, classificazione introdotta per le aree portuali che consente agli operatori di usufruire di agevolazioni e sgravi fiscali. Sarà la base di partenza per uno sviluppo troppe volte annunciato ed auspicato della logistica in provincia?
ECONOMIA – Si parla anche di Alessandria nel “Decreto Genova”, il provvedimento varato da governo per fare fronte all’emergenza del capoluogo ligure, a seguito del crollo del ponte Morandi.
Alessandria, insieme a Novi, Arquata, Rivalta e Belforte, ci rientrano come “zona di logistica semplificata”, classificazione introdotta per le aree portuali che consente agli operatori di usufruire di agevolazioni e sgravi fiscali.
Si tratta di un emendamento introdotto durante la conversione in legge del decreto (per il quale manca l’approvazione definitiva del Senato), proposto da Riccardo Molinari, capogruppo alla camera della Lega ed ex assessore alessandrino allo Sviluppo Economico.
Banchine secche e Slala
Di rilancio dello scalo merci di Alessandria e delle aree logistiche provinciali, come retroporto naturale di Genova, se ne parla da decenni, anche con Slala, la società ora presieduta da Cesare Rossini. Slala, dopo un periodo di limbo, ha ripreso in mano le redini di un progetto, o di un’idea di progetto, coinvolgendo anche Uirnet, la società statale che cura il piano logistico nazionale, per realizzare “banchine secche”, ossia aree in cui i container possono sostare in attesa di essere diretti alle destinazioni finali. C’è già la richiesta di un finanziamento per l’allestimento di “buffer”, ossia le banchine secche.
L’inserimento delle aree di Alessandria, Novi, Arquata, Rivalta e Belforte potrebbe rappresentare, quindi, un altro tassello verso la concretizzazione del progetto, poichè consentirebbe ad operatori privati, che secondo Rossini ci sono già – anche se non vengono resi noti -, di ottenere agevolazioni per insediarsi ed utilizzare le aree alessandrine, a prescindere dalla prosecuzione del Terzo Valico.
E il Terzo Valico?
Secondo il parlamentare Molinari, insieme al sindaco di Alessandria Cuttica di Revigliasco e del presidente Slala Rossini, il terzo valico è, ovviamente “propedeutico” alla rilancio della logistica. Tasselli che si incastrano, insomma, anche se sul tunnel di valico c’è ancora l’incognita dell’analisi costi benefici voluta dal Movimento 5 Stelle. Per Molinari, però, il nodo Terzo Valico si o no è già superato: “il contratto di Governo (Lega e 5 Stelle, ndr) si riferiva ad una analisi dell’alta velocità Torino-Linone. Sul Terzo Valico non era neppure necessario..” ha detto. E comunque, in attesa di conoscere il risultato, l’approvazione dell’emendamento sulle zone di logistica speciale, è “la certificazione della chiara volontà del Governo di andare avanti sulla realizzazione del Terzo Valico e sul potenziamento del Porto di Genova”.
La logistica alessandrina
Mentre gli scali di Rivalta ed Arquata sono già operativi, su quelli di Alessandria e Novi occorrono però interventi per renderli nuovamente efficienti e funzionali. Lo scalo di Alessandria, ad esempio, va collegato con una nuova viabilità. A chi spettano dunque gli interventi? “Ricordiamo – dice Cuttica di Revigliasco – che l’area alessandrina non è del comune, ma di Rfi e Mercitalia”.
Secondo Molinari è “il mondo produttivo e dai sindacati del nostro territorio” a chiedere a gran voce lo sviluppo della logistica. Quindi lo Stato ci ha messo la cornice legislativa, gli operatori dovranno metterci la volontà di utilizzarli. Intanto, “Con questo provvedimento, inserito nella conversione in legge del decreto Emergenze – hanno sottolineato Molinari e il sindaco di Alessandria – si sancisce che l’alessandrino è e sarà il retroporto naturale di Genova e potrà beneficiare di importanti agevolazioni fiscali per attrarre investimenti e creare nuova occupazione”.
Il ruolo della Regione
Alessandria vuole quindi andare avanti, a dispetto delle scelte di Torino e della Regione che, come ha sottolineato anche Cuttica di Revigliasco, ha dimenticato, se non snobbato, la provincia. Non a caso, la Regione è uscita da Slala a tempo debito…
“La Regione deve svolgere il suo ruolo, convogliando ad esempio, fondi europei sull’alessandrino”, ha ricordato Molinari.
Sul tema arriva una riflessione del consigliere comunale del Pd Giorgio Abonante che allarga l’ottica nel panorama regionale, inserendo anche le aree di Orbassano, in collegamento con quelle di Savona.
“Si tratterebbe di capire la posizione della Regione Piemonte – dice – la quale ha un ruolo fondamentale nel determinare l’assetto territoriale. In realtà le Regioni sono tre. Si dovrebbe riscrivere il patto sottoscritto da Piemonte, Liguria e Lombardia nel contesto degli Stati Generali della Logistica. Il patto peraltro prevedeva lavori ben precisi di adeguamento della rete ferroviaria anche da e per Alessandria Scalo come è chiarito dalle tabelle che allego, documenti ufficiali che potete trovare sul sito degli Stati generali della logistica Nord Ovest (http://www.logisticanordovest.it/index.php/documenti-ufficiali/).
La morale, almeno per me, – prosegue – è che bisogna ambire al rilancio del territorio alessandrino ma lo si deve fare con atti e investimenti concreti, trovando le risorse per fare quel che è già scritto, per bonificare l’area Scalo di Alessandria (se no ci si può fare poco), rimettere Alessandria al centro dell’accordo fra Piemonte, Liguria e Lombardia. Fatto questo gli operatori della logistica e gli imprenditori interessati a collocare attività sul territorio arriverebbero.
A meno che l’obiettivo non sia semplicemente far diventare Alessandria una corsia di passaggio per camion da e per Genova, che è un’altra cosa, tutta da verificare in termini di esternalità negative e benefici pubblici. Ed è questa la ragione del mio scetticismo di fronte al dibattito Sì-No Tav se non aiuta a far capire l’importanza del tunnel di base Frejus e della TAV (due cose diverse) solo a condizione che si facciano le opere di supporto, nell’ottica dello sviluppo del nostro territorio che non può essere etichettato come retroporto naturale a qualunque condizione. Retroporto sì ma solo se porta lavoro vero e traffico di merci ambientalmente sostenibile, se no è regresso.
Anche l’iniziativa di Molinari può andare bene ma solo se è inserita in un sistema che goda di strumenti e investimenti mirati allo sviluppo sostenibile nel quadro dell’abbandono progressivo della gomma a vantaggio del ferro.
Non è auspicabile lo sviluppo che porta inquinamento e lavoro a basso contenuto tecnologico. Anche se siamo una città con molti problemi non possiamo digerire tutto e l’impressione è che a Roma e Torino abbiano questa considerazione di noi”.
(nella foto in home page lo scalo di San Bovo a Novi)