Ma la spesa nelle botteghe tira davvero?
Il trend nazionale parla di numeri in crescita. La realtà dell'Ovadese si dibatte tra una massiccia presenza della grande distribuzione e diverse attività che hanno chiuso le serrande
Il trend nazionale parla di numeri in crescita. La realtà dell'Ovadese si dibatte tra una massiccia presenza della grande distribuzione e diverse attività che hanno chiuso le serrande
“Oggi – prosegue Sciutto dal suo osservatorio di anni – è venuta meno la figura del cliente quotidiano, quello che ti telefona e si fida di quel che gli dici. Io ne ho più pochi. E poi il prezzo è diventato la principale discriminante. Dai due possibilità: di solito la qualità passa in secondo piano rispetto al costo”. La sforbiciata è ancora più evidente se si guarda alla periferia. Emblematico il caso del Borgo dove rimane un solo negozio: il colpo di grazia è stata la chiusura della linea ferroviaria “nord” che un po’ di passaggio lo portava. Chi vuole credere all’idea di una spesa ancora a chilometro zero in termini di prodotti e di rapporto tra negoziante e cliente può affidarsi all’immagine all’immagine del mercato bisettimanale di piazza San Domenico. “Il sabato più del mercoledì – spiegano alcuni ambulanti – è il giorno in cui si lavora bene”.
A beneficiarne anche le botteghe storiche che si affacciano su via San Paolo. Il dilemma pressoché irrisolvibile per gli esercenti è accettare un affitto alto in un’area ad alta visibilità oppure accontentarsi di uno spazio meno centrale con tutte le criticità che una decisione di questo tipo comporta. “Lavorare in una provincia con una concentrazione altissima di centri commerciali – spiega Marcello Torriglia, segretario di Confesercenti per la zona di Ovada – è un’ulteriore difficoltà anche nel settore alimentare. Oggi la concorrenza con la grande distribuzione è impossibile. Bisogna rispondere con qualità, unione tra gli esercenti e eventi”. Paradossalmente anche la liberalizzazione delle licenze non ha avuto un effetto positivo con diverse attività troppo simili, l’esempio più evidente sono le gastronomie, raccolte in un’area limitata. Qualche anno fa il comitato “Ovada Civica”, presieduto da Franco Rocca titolare di due attività nella parte vecchia provò a lanciare un referendum sul tema. “Siete favorevoli – si leggeva nel quesito – a una politica commerciale orientata a tutelare il piccolo commercio e a porre un freno, nei limiti consentiti dalle normative vigenti, alla media e grande distribuzione sul territorio di Ovada?”. “In realtà – la risposta dell’assessore al Commercio, Giacomo Pastorino – i comuni non hanno strumenti per gestire questi fenomeni. Occorre a mio avviso far crescere un tessuto economico fatto di enogastronomia e artigianato di nicchia e di qualità, di produzioni tipiche e specifiche, di negozi che offrano prodotti del territorio costituendo una rete commerciale di qualità, difficile da replicare in altri contesti o in altre situazioni”.