Alessandria, un territorio compatto sull’accoglienza migranti. Orgoglio riemerso
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Alessandria, un territorio compatto sull’accoglienza migranti. Orgoglio riemerso

Accoglienza diffusa, tavoli di confronto e la ricerca della coesione istituzionale e sociale: il Prefetto Romilda Tafuri, che a breve lascerà la Provincia, fa un bilancio dei sei anni di permanenza a palazzo Ghilini in questa intervista esclusiva

Accoglienza diffusa, tavoli di confronto e la ricerca della coesione istituzionale e sociale: il Prefetto Romilda Tafuri, che a breve lascerà la Provincia, fa un bilancio dei sei anni di permanenza a palazzo Ghilini in questa intervista esclusiva

PROVINCIA – Dopo sei anni, il Prefetto Romilda Tafuri è stato assegnato dal 23 luglio alla Prefettura di Cagliari. Dal suo arrivo in Alessandria ha dovuto affrontare una serie di eventi che passeranno alla storia: la fase del dissesto del comune di Alessandria, l’avvio dei lavori del Terzo Valico dei Giovi, l’emergenza migranti e quella occupazionale, le ondate di maltempo del 2014, l’alluvione del 2016 e l’evacuazione di una porzione di città, Di lei, in molte occasioni ufficiali, è stato sottolineato il suo alto senso dello Stato e la sua capacità di trovare punti di incontro, anche quando questi parevano lontani. Al termine del suo mandato alessandrino, abbiamo chiesto di incontrare il Prefetto per un bilancio. 

Cosa si porterà come ricordo di questi sei anni ad Alessandria?
I ricordi sono tanti e forti. Abbiamo trascorso un periodo di vita insieme, un periodo complesso e difficile come in tutta Italia, ma forse in Alessandria ancora di più. In questi casi è importante fare gioco di squadra; l’esito è la coesione: istituzionale, con le istituzioni e sociale, tra le varie componenti della società, coesione che io ho incentivato e promosso, nell’ambito del mio ruolo, e su cui ho investito i miei sforzi. Ho avvertito nei miei confronti simpatia e stima ed ho cercato di mostrare il volto di uno Stato vicino ed attento.

E’ opinione comune, forse più all’interno della comunità, che all’esterno, che la provincia di Alessandria sia una realtà che si piange addosso. Ha avuto anche Lei questa impressione?
Innanzitutto è una provincia vasta e variegata che non consente generalizzazioni, ma questa varietà è ciò che rende Alessandria un’esperienza estremamente interessante dal punto di vista professionale ed umano.
Per quanto riguarda questo stato d’animo, io ritengo di essere entrata in sintonia con questa comunità che, forse, più che piangersi addosso, mantiene un basso profilo, ma nel profondo, molto celato – pudore dei sentimenti – ha consapevolezza della sua storia ed è profondamente legata alle sue radici.
Da tempo definisco non ritrovato ma ‘riemerso’ l’orgoglio alessandrino, c’è sempre stato, dissimulato magari anche attraverso il sarcasmo di chi sa di valere. Sono convinta che in questa provincia ci sia grande laboriosità, intelligenza, senso civico e rispetto delle istituzioni, ma l’era della comunicazione richiede che questo capitale sia messo in evidenza.
Ho condiviso in pieno il significato dei festeggiamenti degli 850 anni di Alessandria.
Già da quando si è stagliato sullo skyline della Città il ponte Meier, l’ho definito – senza entrare nel merito della vicenda – un arcobaleno dopo la tempesta, un segno di speranza per una Alessandria che vuole mostrare tutte la sue potenzialità.
Le scelte sul futuro appartengono ovviamente alla politica, ma compito del Prefetto è quello di sostenerle.
A mio avviso ritengo necessario far leva, investire sulla cultura attraverso la quale si aprono scenari inediti e coinvolgenti, l’enogastronomia, il paesaggio come quello del Monferrato, l’arte, la storia, il turismo, sfruttando numeri che una realtà come l’Outlet sa portare. Dietro ci deve essere un impegno importante e sinergico e tutte le istituzioni devono sostenere questo sforzo.

La provincia di Alessandria ha sofferto, forse più di altre, la crisi dell’industria, così come la conoscevamo. Si sono registrate chiusure di realtà produttive negli ultimi anni. La provincia è ancora alla ricerca di un suo equilibrio tra la vocazione industriale e le nuove frontiere dell’economia. 
Abbiamo vissuto emergenze di vario tipo che hanno richiesto un impegno non ordinario. Quella occupazionale ha un ruolo importante e mi ha coinvolto fin dal primo giorno del mio insediamento. Ho offerto tavoli di incontro e confronto e, mi creda, non è poco dare la possibilità di capire cose c’è “dall’altra parte” del tavolo. Anche con “riunioni maratona” è fondamentale individuare il punto d’incontro tra gli interessi in causa, (azienda da un lato e lavoratori, attraverso i sindacati dall’altra) e fare leva su questo.
In tale sede io ho sempre sostenuto che per l’azienda i lavoratori sono il capitale più importante. Ricordo il caso Cementir, che ora rischia di riaprirsi, Grafoplast, conclusosi positivamente, Borsalino, alla quale rivolgo i miei sinceri auguri. Potrei raccontare tanti episodi e il lavoro che c’è stato. Dal primo giorno, ad Alessandria, erano tangibili le gravi preoccupazioni dei dipendenti pubblici, e si è fatto di tutto per accompagnarli in un percorso. Peraltro, con una punta di orgoglio, mi fa piacere ricordare che le mie convinzioni su alcuni importanti aspetti di questa tematica sono state ribadite ad alti livelli: non precettare i dipendenti di servizi pubblici essenziali in sciopero perché non retribuiti.
Difficile trovare un equilibrio in caso di rischio di interruzione di un pubblico servizio.. Abbiamo spesso lavorato anche di notte per trovare spiragli per un contemperamento degli interessi: è’ un diritto del cittadino avere il servizio, ma è anche un diritto del lavoratore ottenere la retribuzione.

Tra i momenti più concitati, c’è anche la decisione di evacuare una parte della città di Alessandria durante l’alluvione del 2016?
E’ stato un momento difficile, ma ce ne sono stati tanti altri, non conosciuti. Apro una parentesi: il lavoro della prefettura è spesso poco visibile, ed è giusto che sia così ma questo non vuol dire che non si operi nella trasparenza e sono stata sempre convinta sostenitrice di dover rendere ragione del mio operato a tutti.
Riprendendo i fatti di quella notte, ci siamo resi conto che la situazione stava diventando di grave pericolo e la risposta di tutte le istituzioni è stata immediata, con un enorme slancio di professionalità e dedizione da parte di tutti. 
Col tempo quell’episodio è diventato un ricordo che mi porterò nel cuore, insieme a tanti altri, davvero straordinari.

Lei si trovata anche ad affrontare le problematiche relative al Terzo Valico dei Giovi, grande opera che attraversa una fetta del territorio.
E’ stato anche quello un grande impegno. Il mio obiettivo è stato quello di evitare tensioni e che il territorio divenisse teatro di guerriglia o scontri non costruttivi, non idonei ad agevolare un confronto sereno. Il secondo giorno del mio insediamento ho incontrato tutti i sindaci dei comuni interessati dall’opera e non posso negare che all’inizio ho registrato una certa diffidenza. In brevissimo tempo è stato compreso il servizio che potevo offrire e posso dire che i rapporti sono stati improntati alla massima leale collaborazione, evidenzio reciproca.

Il tema dei migranti è stato spesso al centro dell’attenzione della comunità. Come è stato gestito ad Alessandria? A breve, oltre tutto, scadrà il nuovo bando per i Cas, centri di accoglienza straordinaria. Partiamo dai numeri?
Il dato aggiornato indica la presenza di 1546 migranti, distribuiti tra 33 Cas in 67 comuni. Ho operato affinché in provincia non ci fossero grandi concentrazioni in pochi centri, ma una presenza tendenzialmente distribuita su tutto il territorio provinciale . Occorre però fare prima una premessa. La prefettura applica le direttive del Ministro, tenendo conto della sensibilità del territorio. La nostra è stata la prima accoglienza diffusa, applicata sulla base di una mia esperienza precedente, nel territorio di Rovigo. Alessandria, per estensione e caratteristiche del territorio si presta a questo tipo di accoglienza, in cui il Sindaco è il primo interlocutore del Prefetto ed interfaccia tra l’ente gestore e la comunità.
Ritengo che laddove ci siano numeri più limitati, l’integrazione sia più facile.
Con la diminuzione degli sbarchi, abbiamo potuto operare una più equa distribuzione dei migranti sul territorio e migliorare la qualità dei servizi resi.
C’è un gran lavoro, dietro. Gli ispettori ogni settimana controllano, a sorpresa, i centri e, ove necessario si adottano i conseguenti provvedimenti,, richiami, sanzioni, rescissioni di contratti.
Sono serena e soddisfatta dei risultati raggiunti grazie alla collaborazione di tutti, Forze dell’Ordine, Croce Rossa, Asl, Aso, Vigili del Fuoco e, non da ultimo, Amministratori comunali ed Associazioni dei territori: c’è stato un gran lavoro di squadra con l’obiettivo di coniugare legalità ad umanità.

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