Tutti contro la Regione: “è un errore chiudere ai cacciatori provenienti da fuori provincia”
Associazioni venatorie, agricoltori, amministratori e ristoratori uniti nella protesta contro la Regione che vieta ai cacciatori provenienti da fuori provincia di imbracciare il fucile nei boschi del territorio. Si teme un ulteriore aumento del numero degli ungulati e maggiori danni alle culture
Associazioni venatorie, agricoltori, amministratori e ristoratori uniti nella protesta contro la Regione che vieta ai cacciatori provenienti da fuori provincia di imbracciare il fucile nei boschi del territorio. Si teme un ulteriore aumento del numero degli ungulati e maggiori danni alle culture
PROVINCIA – Anche gli albergatori e i ristoratori si uniscono alla protesta dei cacciatori e degli agricoltori contro la nuova normativa regionale che impedisce agli appassionati di caccia provenienti da fuori regione di imbracciare il fucile nel territorio alessandrino. Ieri le associazioni di categoria, insieme agli amministratori locali, si sono incontrati a palazzo Ghilini, sede della Provincia, con l’assessore regionale Giorgio Ferrero e i funzionari del settore.
Provengono soprattutto da Liguria e Lombardia i “foresti” con la passione per la caccia e rappresentano il 30% circa dei cacciatori attivi sul territorio, con punte del 40% nelle valli del novese e dell’acquese.
Secondo gli agricoltori, le associazioni venatorie e gli amminsitratori, meno cacciatori si tradurranno in un aumento del numero dei capi di ungulati e, quindi, in maggior danni. Non solo: le ripercussioni rischiano di sentirsi anche nelle attività commerciali che, in periodi di bassa stagione per il turismo, ma di alta stagione per la caccia, lavorano soprattutto grazie ai cacciatori.
Tutte tematiche che Giorgio Storace, sindaco di Rocchetta Ligure e Gianfranco Baldi, presidente della Provincia, hanno fatto presente all’assessore Ferrero.
“Ho spiegato all’assessore – dice Giorgio Storace, sindaco di Rocchetta Ligure, tra i promotori dell’incontro – che il territorio subisce già pesanti danni alle culture a causa degli ungulati. Non solo, se non sarà più consentito ai cacciatori provenienti da fuori regione di recarsi nelle nostre zone, potrebbe ripercuotesi su alberghi e ristoranti che, nel periodo della caccia, lavorano soprattutto grazie a loro”.
Storace ha fatto presente, inoltre, che molti appassionati possiedono seconde case in zona.
Gli agricoltori, dal canto loro, restano preoccupati per il crescente numero di capi e chiedono da tempo interventi urgenti, attraverso raccolte firme e proteste.
La stima dei danni subiti lo scorso anno è di 320 mila euro, contro i 170 mila del 2016. Le richieste di rimborso da parte degli agricoltori sono evase dalla Regione, che delega le Atc al pagamento. “Ma l’obiettivo degli agricoltori non è quello di ottenere il rimborso, che non copre mai per intero l’ammontare del danno, bensì quello di fare il raccolto”, fa ancora presente Storace che definisce gli agricoltori che ancora investono in zone di montagna “dei veri eroi” e “custodi del territorio”. Quel che occorre, aggiunge, “è una politica complessiva per il territorio”.
La legge Regionale sulla caccia è ancora in fase di discussione. Dopo l’incontro il Provincia, c’è l’impegno della giunta a rinviare il testo in commissione, per apportare alcune modifiche, esonerando dal divieto, ad esempio, le squadre specializzate nella caccia agli ungulati. Baldi auspica “tempi brevi” anche se il timore è che possano trascorrere mesi prima che le modifiche trovino attuazione.