Ipab pubbliche? Solo con bilanci sani
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Ipab pubbliche? Solo con bilanci sani

Devono superare i due milioni di produzione, invece diventano private sotto 1,5 milioni. Quante sono le strutture in Piemonte e in provincia di Alessandria interessate dalla riforma della Regione? Martedì i sindacati protestano a Torino per chiedere più garanzie

Devono superare i due milioni di produzione, invece diventano private sotto 1,5 milioni. Quante sono le strutture in Piemonte e in provincia di Alessandria interessate dalla riforma della Regione? Martedì i sindacati protestano a Torino per chiedere più garanzie

ALESSANDRIA – “Dopo sedici anni le Ipab potranno disporre di un testo di legge nuovo, moderno e giusto che permetterà a quelle strutture, di cui alcune sono nate oltre 150 anni fa, di affrontare il futuro in maniera più serena con una programmazione concreta. È una legge di sistema che non prevede costi aggiuntivi per la Regione, ma è innovativa e ci auguriamo possa contribuire al miglioramento del sistema sociosanitario nel suo complesso”. Domenico Ravetti, presidente della Commissione regionale Sanità, commenta così la legge sulla riforma delle Ipab (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) approvata nei giorni scorsi. Una svolta attesa, invocata da più parti politiche, valutata positivamente, ma anche foriera di future tensioni. Augusto Ferrari, assessore regionale alle Politiche sociali, annuncia che verrà aperto “un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e altri soggetti per gestire insieme la trasformazione. La legge approvata non è perfetta – aggiunge – ma abbiamo fatto un ottimo lavoro di fronte ad un contesto che in sedici anni è cambiato molto: il sistema Ipab era arrivato a un punto in cui non era più sostenibile per il welfare piemontese”. Benché alcuni correttivi siano arrivati, proprio i sindacati non appaiono del tutto convinti e hanno deciso di organizzare per domani, martedì, un presidio a Torino, di fronte alla sede del Consiglio regionale in concomitanza dell’ultima riunione consiliare prima della pausa estiva per chiedere “una maggiore tutela per il personale delle Ipab assunto con concorsi pubblici, ma che rischiano di diventare, visto il breve termine concesso a loro disposizione e soprattutto non per loro scelta, dipendenti di un soggetto privato e/o in taluni casi direttamente esternalizzato a una cooperativa sociale, già presenti nelle realtà di tutte le Ipab del territorio”.

Ma cosa è accaduto? In origine il testo di riforma non aveva previsto clausole sociali o di salvaguardia a tutela dello status del dipendente pubblico, che rischiava di vedere, il giorno dopo la trasformazione dell’ente in una struttura di diritto privato, non più applicate le norme del pubblico impiego. Non è però finita così grazie a un comma introdotto prima del voto in aula che permette a tutti i lavoratori “di non finire in pasto a privatizzazioni o esternalizzazioni scellerate, gravemente penalizzanti per gli operatori, dal punto di vista professionale, contrattuale, giuridico e previdenziale” come scrive la Funzione Pubblica Cgil, che in un comunicato ribadisce che “molto di più si può e si deve ancora fare, prevedendo un tempo più congruo di dodici mesi per la mobilità, non lasciando spazio di interpretazioni alle singole realtà, al fine di costruire con le parti sociali un adeguato percorso al fine di far transitare, attraverso specifici percorsi di mobilità e criteri condivisi il personale, con un attento monitoraggio del personale prossimo al collocamento a riposo”. Francesca Voltan della segreteria della Funzione pubblica Cgil di Alessandria insieme alle Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria) dei singoli enti, “fortemente preoccupate per il futuro incerto”, annuncia che al presidio torinese sarà presente anche una delegazione provinciale alessandrina.

Il provvedimento regionale prevede la trasformazione delle Ipab piemontesi in aziende pubbliche oppure in enti di diritto privato. Il criterio si basa sul valore della produzione, determinato “dalle entrate effettive ordinarie negli ultimi tre anni di attività. Quelle che superano i due milioni di euro possono diventare aziende pubbliche, quelle con un valore inferiore a 1,5 milioni verranno privatizzate e quelle che si collocano fra queste due fasce potranno scegliere una delle opzioni. Per consentire a un maggiore numero di Ipab di raggiungere dimensioni ottimali, la legge prevede anche la possibilità di fondersi con altri istituti”. Di quante Ipab si parla? Complessivamente in Piemonte sono presenti 207 Ipab: 114 strutture residenziali per anziani, 3 strutture per minori, 65 scuole materne, 25 enti che svolgono attività di vario tipo, 52 strutture non funzionanti. A queste si affiancano 402 ex Ipab privatizzate. In provincia di Alessandria le Ipab funzionanti (con il bilancio in attivo oppure commissariate) comprendono 16 strutture per anziani, 9 scuole materne, un ente di altra natura. Quelle non attive sono 14, mentre le ex Ipab sono 15.
 

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