Riso e grano: l’etichetta è “un chiaro segnale di sostegno”
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Riso e grano: l’etichetta è “un chiaro segnale di sostegno”

Arriva da Confagricoltura Alessandria il primo commento alla notizia della firma, da parte dei ministri Calenda e Martina, dei decreti che impongono di inserire l’indicazione di origine nelle etichette delle confezioni. Positiva reazione della Regione Piemonte

Arriva da Confagricoltura Alessandria il primo commento alla notizia della firma, da parte dei ministri Calenda e Martina, dei decreti che impongono di inserire l’indicazione di origine nelle etichette delle confezioni. Positiva reazione della Regione Piemonte

ECONOMIA – Il primo commento è arrivato poco dopo la diffusione della notizia della firma, da parte dei ministri Calenda e Martina (Sviluppo economico e Agricoltura), dei decreti che impongono di inserire l’indicazione di origine nelle etichette delle confezioni di riso e grano per la pasta. “Da mesi sosteniamo la necessità dell’etichettatura d’origine obbligatoria, una istanza che abbiamo portato con determinazione su tutti i tavoli locali e nazionali. Ora la decisione ministeriale di anticipare anche il responso dell’Unione europea rende esplicita la necessità e la tempestività di un simile provvedimento” ha commentato Giorgio Ferrero, assessore regionale all’Agricoltura. Poco dopo ecco Luca Brondelli, presidente di Confagricoltura Alessandria parla di un “chiaro di segnale di sostegno alle produzioni agroalimentari del Paese”. A giudizio di Confagricoltura i decreti che introducono la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura per il riso e la pasta, nel solco della norma già in vigore per i prodotti lattiero caseari, rappresentano un importante sostegno per i prodotti che “si distinguono per qualità e sicurezza e che devono puntare sempre più sull’internazionalizzazione, anche attraverso accordi commerciali che rimuovono ostacoli e barriere tariffarie, e con regole chiare e trasparenti”.

Per la Regione Piemonte, l’atto del governo “non sarà forse risolutivo”, ma sicuramente “è un enorme passo avanti che, insieme alla modernizzazione dei rapporti contrattuali e al rilancio della promozione del riso può segnare una svolta innovativa per il settore risicolo e il rilancio delle nostre produzioni a livello nazionale e internazionale. Su questo non mancherà il forte impegno della Regione Piemonte, anche a sostegno della nostra unica Dop (Denominazione di origine protetta), il riso di Baraggia, una denominazione che oggi è troppo poco utilizzata dai produttori, sulla quale occorre fare un grande investimento in termini culturali e di promozione a ogni livello, che coinvolga anche il territorio da cui proviene. L’etichettatura del riso ci spinge ad accelerare il percorso verso la nuova Indicazione geografica (Ig), fortemente richiesta dai produttori”. Su questi temi, lo stesso Ferrero ha scritto recentemente delle lettere agli industriali e a responsabili della grande distribuzione organizzata (Gdo).

Il tema della etichettatura, strettamente connesso a quello della trasparenza e della filiera produttiva, è molto sentito a livello territoriale. Coldiretti, Confagricoltura e Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Alessandria lo hanno fatto diventare un cavallo di battaglia, benché le posizioni non siano sempre uniformi. La ‘guerra del grano’ è stato un esempio. Pur se tutti d’accordo nel richiedere una etichetta trasparente e completa rispetto alla provenienza delle farine e dell’intero ciclo di produzione, la Coldiretti si è mossa per conto proprio, mentre Confagricoltura e Cia hanno mantenuto un fronte comune, più generale, sul tema. Posizione simile anche sul riso con una provincia risicola solo nella parte settentrionale del territorio, ma che registra la presenza di alcune realtà di grandi dimensioni e che stanno peraltro anche puntando molto sulla sostenibilità della lavorazione. Rispetto al provvedimento su riso e grano, Roberto Paravidino, presidente provinciale Coldiretti, afferma che “è stato fatto un passo determinante nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori in una situazione in cui però un terzo della spesa degli italiani resta anonima”.

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