Seminari vuoti, solo otto studiano da prete. “Tanta disinformazione, la sfida è riportare i giovani nelle parrocchie”
Un parroco giovanissimo ed un altro che ha lasciato la carriera politica per quella religiosa. Come fare a riportare i ragazzi nelle parrocchie e nei seminari? "C'è tanta disinformazione, bisogna parlare e spiegare". Solo otto seminaristi su cinque Diocesi. "Fare il prete non è più un'opzione di vita".
Un parroco giovanissimo ed un altro che ha lasciato la carriera politica per quella religiosa. Come fare a riportare i ragazzi nelle parrocchie e nei seminari? "C'è tanta disinformazione, bisogna parlare e spiegare". Solo otto seminaristi su cinque Diocesi. "Fare il prete non è più un'opzione di vita".
Visti i pochi aspiranti preti i seminari sono stati chiusi, raggruppati tutti nell’ex convento delle suore (anche loro in sensibile diminuzione). Efficienza ed uniformità negli insegnamenti. Ma sono comunque otto, alcuni dei quali hanno più di quarant’anni. Vocazione tardiva, in tempo di crisi va bene, per carità. Recentemente tre ‘giovani’ frati francescani della Santa Montagna hanno invece preso servizio a Spinetta e Litta Parodi. Sette sono le ultime suore di clausura nel convento delle Carmelitane accanto al seminario di Betania, molto anziane. “Alla luce delle statistiche ci troviamo di fronte ad un clero la cui età media è adulta; in molte parrocchie i parroci sono evidentemente più avanti con l’età. Questo spiega la comprensibile difficoltà a fare proposte e attività con i giovani e al tempo stesso evidenzia l’importanza sempre maggiore dei laici a servizio della Chiesa“. Carlotta Testa, trentenne, Laureata in Biotecnologie, ora professoressa di religione alle superiori, è la responsabile regionale della Pastorale Giovanile. Insegna al Volta in classi di soli maschi, poco interessati a sentir parlare di dogmi e fede. “I ragazzi non hanno nel DNA l’opzione sacerdozio”, conferma. “Bisogna ricominciare da capo. Sul sacerdote ci sono preconcetti e poca conoscenza su come si diventa. Per questo vanno smontati, ma con il loro linguaggio“. Ma se non si sta coi giovani e non si parla con loro, le vocazioni non arrivano. “Una volta si faceva molta più vita di parrocchia ed era più facile che i ragazzi si avvicinassero a quella sacerdotale”.
La Pastorale Giovanile lavora sulla collaborazione tra laici e sacerdoti, sulla formazone degli animatori che sono l’anello di congiunzione per riportare i ragazzi nelle parrocchie. “Dopo la cresima i ragazzi scappano dalla chiesa perché si entra in quella fase di scelte della vita in cui o la comunità riesce a coinvolgerti, oppure i mille stimoli ti fanno andare lontano”. Pochi preti e pure vecchi non sono evidentemente adeguati a stare al passo con i tempi che cambiano.
Dalla politica alla parrocchia.
Giovanni Bagnus 32 anni ad Alessandria in molti lo conosceranno per la sua vita precedente, ovvero l’attività politica nella Giovane Italia e consigliere comunale a Castellazzo Bormida. Dalla politica alla chiesa, c’è un po’ di differenza: “No, se si intendono entrambi come servizio rivolto al prossimo, per fare del bene alla comunità. Ma per politica e fede bisogna crederci veramente”, risponde probabilmente già abituato a sentirsi chiedere il perché di questa scelta. Già in cappella a pregare alle sette, Giovanni sta per terminare il suo percorso di 6+1: seminario ed anno propedeutico a Torino in cui si fa molta vita pastorale, esperienze in mezzo alla gente e ai bisognosi, proprio per capire se la vocazione è veramente forte.
“La prima chiamata l’ho sentita a 16 anni, ma evidentemente non era abbastanza. Poi a 28 quella definitiva”. Come si può descrivere? “E’ un desiderio profondo che non dipende da te, che ti lascia insoddisfatto se non lo segui”. La famiglia un po’ se lo aspettava ma all’inizio non l’ha presa benissimo. Ora che mi vedono felice hanno capito ciò che prima per loro era incomprensibile. Gli amici? Un po’ meno sorpresi. Rimpianti? Non mi manca niente della vita precedente, d’altronde non ero uno scapestrato e facevo già vita di oratorio. Il 24 giugno è stato ordinato diacono, il primo passo verso l’abito talare. “Ancora un anno e poi il vescovo deciderà dove mandarmi. Vorrei essere un pastore in una parrocchia, infondo lo faccio già al Suffragio nei week-end”.
Don Andrea Alessio a 29 anni è stato l’ultimo alessandrino ad essere ordinato, nel 2016, sacerdote. Originario di Valmadonna, è entrato giovanissimo in seminario (22 anni), per poi continuare gli studi a Roma, in filosofia alla PUSC, Pontificia Università della Santa Croce, dopo un paio d’anni ‘laici’ a Pavia.
E’ già vice parroco nella parrocchia di San Paolo. Cresciuto all’oratorio e come chierichetto , nel coro, alle superiori era già catechista. “la scelta di entrare in seminario è oggigiorno spiazzante, un p’ di rammarico tra i parenti che la giudicano come una rinuncia alla vita”. Alcuni non credevano avessi tutto questo coraggio, ma ora sono sereno, nonostante non sia facile. I giovani fanno fatica a capire i motivi di questa decisione 6-7 anni di studio, non sono una passeggiata, d’altronde (“A medicina fanno prima, mi dicevano”).
E’ innegabile una crisi nelle voazioni: “Molte meno persone frequentano le chiese, quindi bisona aspettarselo. I coetanei sono spaventati dalle scelte definitive, dal ‘per sempre’, che sia un matrimonio o diventare prete”.
Castità e arrivare vergini al matrimonio.
E’ un po’ la rinuncia a cui tutti i ragazzi in piena tempesta ormonale fanno. Don Andrea: “E’ normale che rifletti sul futuro e sul fatto che non potrai farti una famiglia tutta tua, ma ci pensi. Se vuoi essere completamente a disposizione di tutt, ti accorgi di non avere tempo per formare una famiglia, che di per sé ti occupa molta parte della via. La vita del sacerdote è già ricca e piena di gioie, se ti rendi disponibile con i tuoi parrocchiani”.
Vallo a spiegare ad una classe di maschi delle superiori cosa sta dietro alla scelta di donarsi ad una sola persona, o solo a Dio. La prof. Carlotta ci prova, almeno per far capire loro un altro punto di vista. Nuovo, dal momento che sulla materia c’è molta disinformazione. “Donare a una sola persona la propria intimità o a Dio è una libertà dettata dal cuore e dalla ragione, ed esiste anche in altre religioni”. I maschietti la ascoltano, ripettano anche le idee opposte, se spiegate nel modo giusto. Però pere di capire che sia uno stile di vita ancora molto lontano. “Sanno poco della religione, anche come dato culturale”.