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Siamo ciò che mangiamo

Nell’opera di metà ‘800 “L’uomo è ciò che mangia”, il filosofo tedesco Feuerbach scrive: “la fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico ma anche quello spirituale e morale dell’uomo, lo privano della sua umanità, della sua intelligenza e della conoscenza”. Ma cosa significa esattamente? Mangiare ciò che fa bene alla nostra salute o ciò che soddisfa i nostri gusti? Non sempre, infatti, le due situazioni coincidono

Nell?opera di metà ?800 ?L?uomo è ciò che mangia?, il filosofo tedesco Feuerbach scrive: ?la fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico ma anche quello spirituale e morale dell?uomo, lo privano della sua umanità, della sua intelligenza e della conoscenza?. Ma cosa significa esattamente? Mangiare ciò che fa bene alla nostra salute o ciò che soddisfa i nostri gusti? Non sempre, infatti, le due situazioni coincidono

OPINIONI – Nell’opera di metà ‘800 “L’uomo è ciò che mangia”, il filosofo tedesco Feuerbach scrive: “la fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico ma anche quello spirituale e morale dell’uomo, lo privano della sua umanità, della sua intelligenza e della conoscenza”. Vale a dire: se vogliamo migliorare le condizioni spirituali dell’uomo, dovremmo prima di tutto rendere migliori quelle materiali e, pensando all’unità inscindibile mente e corpo, ormai riconosciuta come fondante la nostra essenza, ne consegue che per pensare meglio dovremmo alimentarci meglio. Ma cosa significa esattamente? Mangiare ciò che fa bene alla nostra salute o ciò che soddisfa i nostri gusti? Non sempre, infatti, le due situazioni coincidono.

Solitamente noi tendiamo a mangiare ciò che ci piace, che non sempre corrisponde a ciò che ci fa bene, siamo legati alle nostre abitudini alimentari, influenzati nella scelta dei cibi dalla famiglia, dalla comunità e dai suoi riti culinari, quindi non è semplice cambiare il nostro gusto, trasformare le consuetudini, anche se per proteggere la nostra salute. Fin dall’antica Grecia Ippocrate, padre della scienza medica occidentale, sosteneva che il cibo fosse la nostra principale medicina, ma è solo negli ultimi anni che si insiste sull’alimentazione come parte integrante del nostro benessere psico-fisico, elemento centrale di un corretto stile di vita. La qualità del cibo, allora, diventa un elemento sostanziale soprattutto a livello di prevenzione e promozione della salute, senza trascurare che, oltre a essere un elemento fondamentale della nostra vita, esso è anche carico di significati simbolici: la scelta del cibo racconta chi siamo, il modo in cui mangiamo risuona del nostro personale modo di approcciarci al mondo. Il cibo, poi, può cambiare il nostro umore così come, al contrario, il nostro stare bene/male inconsciamente può determinare la scelta di cosa e come mangiare: quando tutto va bene, mangiamo perché abbiamo fame e gustiamo il cibo, sia perché placa la fame, sia perché la vista, il profumo, il sapore degli alimenti ci procura sensazioni piacevoli. Inoltre, secondo le nostre abitudini, la conoscenza dei nostri limiti e la percezione soggettiva di benessere, tendiamo a mangiarne una quantità relativamente regolare, in modo da fermarci quando il corpo ci comunica che un sovrappiù potrebbe causarci disagio.

In un fisico sano ci sono meno malattie, c’è più forza, più resistenza, tuttavia, l’equilibrio tra noi e il nostro corpo, di cui dimostriamo di saper ascoltare i segnali di fame e sazietà, non è sempre facile da sostenere, ed emerge il lato “oscuro” del cibo. Tensioni, preoccupazioni, tradimenti, lutti e separazioni possono toglierci l’appetito o indurci a mangiare più del necessario e male ed è in tali circostanze che si rompe l’armonia tra le esigenze del corpo e gli interessi o desideri della mente, come se quest’ultima fosse talmente affannata da non riuscire più a prestare alcuna attenzione al corpo, trasgredendo così ad ogni indicazione preventiva e protettiva sulla nostra salute.

Potremmo dire che nessuno può essere del tutto distaccato o emotivamente indifferente al mangiare, molti sono i collegamenti tra cibo ed emozioni, a volte positivi a volte distruttivi e questo mette in evidenza quanto un equilibrio nel modo di alimentarci sia strettamente connesso ad un parallelo equilibrio dei vari aspetti della nostra personalità. Ciò significa che un attento esame del nostro modo di nutrirci può aiutare a comprendere alcune caratteristiche personologiche e relazionali e, di conseguenza, porre l’attenzione sui nostri aspetti disfunzionali: insomma, siamo davvero ciò che mangiamo e il cibo racconta la nostra storia.

“Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene”. (Virginia Woolf)