Tartufo solo italiano: ecco come
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Tartufo solo italiano: ecco come

Vito Rubino, docente dell'Upo, esperto di diritto alimentare dell'Unione europea, è stato ascoltato dalla Commissione Agricoltura della Camera. C'è ancora molto da fare, ma la risorsa fondamentale del patrimonio culturale e gastronomico nazionale verrà protetta meglio

Vito Rubino, docente dell'Upo, esperto di diritto alimentare dell'Unione europea, è stato ascoltato dalla Commissione Agricoltura della Camera. C'è ancora molto da fare, ma la risorsa fondamentale del patrimonio culturale e gastronomico nazionale verrà protetta meglio

ECONOMIA E LAVORO – C’è ancora molto da fare per garantire “la giusta protezione al prodotto tartufo”, ma in ogni caso “sono lieto di aver contribuito, come rappresentate dell’Università del Piemonte Orientale, a questo importante lavoro, che agevolerà notevolmente il legislatore nella predisposizione degli strumenti migliori per tutelare una risorsa fondamentale del nostro patrimonio culturale e gastronomico nazionale”. Vito Rubino, docente del Dipartimento di giurisprudenza e scienze politiche, economiche e sociali dell’Upo (la sede del Digspes è ad Alessandria, a Palazzo Borsalino) è stato ascoltato dalla Commissione Agricoltura della Camera come esperto di diritto alimentare dell’Unione europea in relazione all’esame del disegno di legge in materia di tartufi. I lavori porteranno il Ministero delle Politiche Agricole a stendere il Piano nazionale della filiera del Tartufo 2017 /2020. La Commissione Europea ha chiarito rispetto all’obbligo di indicazione dell’origine per tutti i tartufi freschi venduti al consumatore e così dovrebbe essere difficile vedere scritto ‘Tartufo bianco d’Alba, origine: Romania’. Ma sarà così davvero? Che il tartufo abbia bisogno di una protezione speciale, sia per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente, sia per la tutela dei consumatori dalle frodi sempre più frequenti appare scontato. “Attualmente – spiega Vito Rubino – le iniziative in campo sono due: il Ministero delle Politiche Agricole l’anno scorso ha istituto un gruppo di lavoro, di cui ho fatto parte, che ha elaborato il ‘Piano di filiera del tartufo 2017-2020’. Il documento tecnico, pubblicato sul sito ministeriale, scatta una foto della situazione della filiera del tartufo in Italia e dovrebbe consentire al Governo di adottare un decreto legislativo che riformi l’ormai obsoleta norma del 1985. Contemporaneamente, alla Camera sono stati depositati due disegni di legge (Carra – Fiorio), successivamente riuniti, che si propongono di mettere mano alla riforma attraverso il normale iter legislativo”.

Con una dichiarazione diffusa dall’Università del Piemonte Orientale, è lo stesso Rubino a precisare alcuni altri aspetti. “Il disegno di legge e il piano di filiera – rileva – propongono di riformare completamente la disciplina ‘storica’ della materia che ha più di 30 anni. Le future norme mirano a introdurre disposizioni finalizzate a salvaguardare e migliorare l’ambiente tartufigeno, incentivando la manutenzione delle aree boschive e garantendo il mantenimento della produttività nazionale (oggi in forte declino per l’eccessiva antropizzazione degli ambienti naturali e la scarsa manutenzione dei boschi); a disciplinare in modo organico la fiscalità della filiera, per fare emergere una parte considerevole di economia sommersa; a disciplinare gli aspetti igienico-sanitari e commerciali della filiera, garantendo soprattutto la tracciabilità dettagliata del prodotto e l’indicazione corretta dell’origine. Insomma: il tartufo italiano tornerà a essere solo ed esclusivamente quello italiano”. 

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