Tagliolo: la comune hippy che rivoluzionò vita e costumi
Si sviluppò tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 sul Colma quella che fu indicata come "la più grande occupazione di suolo privato dEuropa in quegli anni"
Si sviluppò tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 sul Colma quella che fu indicata come "la più grande occupazione di suolo privato d?Europa in quegli anni"
TAGLIOLO – Oggi, probabilmente, è rimasto solo qualche ricordo e alcune testimonianze, oltre alla nostalgia di qualche protagonista diretto. Ma nel nostro tempo pochi sanno che agli inizi degli anni Settanta l’Ovadese fu al centro di un fatto clamoroso che fece molto scalpore e proiettò il territorio in una dimensione internazionale. Una vera invasione. Stiamo parlando della famosa maxi esperienza hippy sul monte Colma. Come la definì al tempo ai margini di un convegno sull’argomento svoltosi a Tagliolo Monferrato con esperti e grande partecipazione popolare, l’editore Ignazio Maria Gallino: “La più grande occupazione di suolo privato d’Europa in quegli anni”. E fu veramente così. Erano gli strascichi del ‘68 che coinvolsero, attraverso i loro figli, parecchie famiglie italiane (e non solo); era la volontà delle parti (tanti giovani) di chiudere, in modo libertario, il rapporto familiare. In qualche modo, si inserì nel contesto anche la pianificazione del dissenso giovanile che stava rapidamente nascendo.

La Comune non era solo questo: “Si sperimentavano – scriveva ancora in margine al convegno sugli hippy del Colma, Ignazio Maria Gallino – nuove diete alimentari a base di riso, erbe, radici e frutti del luogo: la nudità era naturale, la disponibilità sessuale diffusa e spesso destituita da ogni sottinteso sentimentale: ci si piace ci si prende, ci si annoia, ci si lascia”. Sulla Comune di Ovada, Clara Sestilli, scriveva allora: “la loro era una dimensione di natura selvatica, di libertà sessuale condivisa, di svuotamento dell’idea di priorità privata condizionata dalla mancanza di qualsiasi confort (niente strade, luce, acqua), sfruttando le risorse naturali”. Le regole ma anche lo svago con protagonista, in stagione, il vicino torrente Piota: balneazione “nature”, giochi, sentimenti emergenti in un contesto di vita libera senza condizioni. Come tutte le storie che escono dai confini del lecito, anche quella della Comune del Monte Colma era destinata a chiudersi.
Quelle presenze cominciarono a suscitare troppo clamore, a essere scomode anche per la collettività, le autorità costituite, i benpensanti; anche i grandi giornali se ne stavano occupando. Arrivò così il vasto rastrellamento deciso dal pretore di Ovada, Carlo Carlesi, a cui partecipò, assieme a carabinieri e polizia, anche il padre di una ragazza sedicenne milanese che reclamava sua figlia. L’operazione collegiale portò allo sfaldamento della grande Comune. Una sessantina di giovani, ragazzi e ragazze con vari minorenni, vennero rispediti a casa alle loro famiglie, altri erano riusciti a dileguarsi nella notte. La zona montuosa dell’Ovada del Colma, diventata un centro hippy internazionale, concluse così le sue esperienze, per certi aspetti non sempre negative, e cessò di esistere.
FOTO: Archivio Storico Underground Stampa e Gigi Respighi