Quello che Asl e sindacati non dicono
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Quello che Asl e sindacati non dicono

Dalla revisione dei Distretti alle Case della Salute, dagli accordi con i medici di famiglia alla riorganizzazione ospedaliera: un incontro tra confederali e direzione dell'azienda viene raccontato dopo un mese, mentre i soldi non ci sono...

Dalla revisione dei Distretti alle Case della Salute, dagli accordi con i medici di famiglia alla riorganizzazione ospedaliera: un incontro tra confederali e direzione dell'azienda viene raccontato dopo un mese, mentre i soldi non ci sono...

SANITÀ – Una sanità dalle prospettive un po’ confuse e incerte. Non perché non manchino progetti e idee, bensì in quanto le risorse restano la variabile più incerta. Una variabile rispetto alla quale la politica e il sindacato, però, stanno giocando un ruolo non chiaro. Da una parte la Regione Piemonte spinge l’acceleratore sulla realizzazione delle Case della Salute. Un obiettivo rilanciato anche dall’Asl Al durante ripetuti incontri pubblici. Ma dall’altra parte, fonti torinesi non nascondono la preoccupazione circa la reale capacità di coprire i costi dei singoli interventi e di quelli per il personale necessario. A livello territoriale la politica si scontra ripetutamente su questioni che hanno poco a che spartire con la cruda realtà dei conti economici, mentre il sindacato assiste silente a una battaglia sulla sanità e sul socioassistenziale che meriterebbe ben altra convinzione e partecipazione. L’ultimo caso, in ordine di tempo, è rappresentato dal comunicato che l’Asl Al ha diffuso nello scorso fine settimana in merito all’incontro fra la dirigenza dell’azienda sanitaria locale e i sindacati Cgil, Cisl e Uil “sui temi della sanità provinciale” (Asl e sindacati a confronto, la razionalizzazione passa per le Case della Salute). Due gli aspetti singolari, a cominciare da quando si è svolto l’incontro. Tutti intorno al tavolo il 6 febbraio (incontro convocato per le 11) e comunicato istituzionale che arriva nel pomeriggio del 3 marzo alle redazioni. Quasi un mese. Perché? In Asl non hanno ritenuto urgente fare uscire prima la sintesi di un incontro che ha messo in campo tutto: riordino Distretti, Case della Salute, riorganizzazione ospedaliera. Ma se l’azienda diretta da Gilberto Gentili può avere le sue ragioni di convenienza e opportunità politica, non si capisce il silenzio sindacale. Non hanno commentato perché non erano d’accordo, o non hanno parlato perché non hanno una opinione? Eppure erano presenti segretari confederali e responsabili dei sindacati dei pensionati.

Sul merito di alcuni punti, poi, le perplessità non mancano. A cominciare proprio dalle Case della Salute. “I progetti – si legge sulla nota dell’Asl – si basano sia su realtà organizzative e strutturali già esistenti, ma che richiedono di essere ancora completate, sia su ambiti che necessitano di interventi consistenti. Appartengono alla prima categoria le strutture di Castellazzo Bormida e Ovada in cui sarà potenziato il progetto ‘Picasso’, iniziativa che ha assunto rilevanza nazionale. A Moncalvo è presente una struttura su cui si è già investito molto e che necessita, per il completamento, di un impegno supplementare. A Castelnuovo Scrivia il sindaco è molto favorevole all’iniziativa, ma i costi da sostenere sono assai elevati. Per Valenza l’Asl ha ricevuto direttive perché abbandoni l’ex Mauriziano che ha costi di gestione annuali di circa 500.000 euro cui si aggiungono le spese di affitto, perciò si sta cercando una soluzione logistica adeguata”. Si sta cercando, dice l’azienda sanitaria, mentre a Valenza la politica litiga sul mantenimento del Mauriziano e la difesa di uno status quo che appare al contrario indifendibile, se le cose stanno davvero così.

Se la Casa della Salute “è deputata a svolgere una funzione di filtro delle situazioni meno gravi per le quali i pazienti si rivolgono al Pronto Soccorso, oltre ad intercettare le cronicità presenti sul territorio offrendo risposte innovative (quali ad esempio, dove possibile, la presenza di un neurologo)”, cosa si pretende da una sanità sempre più in sofferenza per questioni economiche? A Ovada, per esempio, l’Asl ha attivato la procedura per la nomina del primario della lungodegenza, però “sta riscontrando difficoltà” a reclutare un medico per il Pronto Soccorso perché il numero di accessi è “troppo limitato”.

Non è tutto. Rispetto ai professionisti da impiegare delle Case della Salute, l’Asl ammette di non avere “stipulato un’intesa con i rappresentanti dei medici di famiglia”, ma ritiene che “si debbano creare le condizioni perché siano presenti nelle strutture, oltre ad alcuni specialisti come il cardiologo o il neurologo”. L’analisi finale è punta al bicchiere mezzo pieno quando parla del coinvolgimento dei medici di medicina generale nelle Case della Salute “con modalità organizzative flessibili: un apporto professionale essere limitato ad alcune attività, ma che può anche arrivare a una presenza a tempo pieno all’interno delle strutture. Il loro coinvolgimento è un obiettivo dell’azienda, ma non pregiudica l’avvio delle attività della struttura”. Come dire, iniziamo poi aggiustiamo in corsa. Se ci saranno risorse e professionisti disponibili.

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