Un esame? Puoi aspettare anche 260 giorni
Anche in provincia di Alessandria non mancano i casi estremi in alcune strutture dell'Asl. Tempi decisamente inferiori (pur con qualche eccezione) invece all'azienda ospedaliera. Il Piano della Regione per ridurre le liste di attesa
Anche in provincia di Alessandria non mancano i casi estremi in alcune strutture dell'Asl. Tempi decisamente inferiori (pur con qualche eccezione) invece all'azienda ospedaliera. Il Piano della Regione per ridurre le liste di attesa
Il mondo reale però, al momento, appare molto lontano da quello tratteggiato dal governo piemontese. Le liste di attesa alessandrine sono molto pesanti, a partire da quelle dell’Asl Al. E il sito dell’azienda ospedaliera parla chiaro. Infatti a fronte di una attesa standard fissata in trenta giorni, all’ospedale di Casale bisogna aspettare 124 giorni per una visita specialistica cardiologica, 268 al Poliambulatorio di Arquata per una visita oculistica, 109 giorni all’ospedale di Acqui per una visita pneumologica, 138 giorni al Poliambulatorio Patria di Alessandria per una visita oculistica che all’ospedale di Tortona richiede una attesa di 108 giorni. I numeri sono pesanti anche a Novi Ligure per una visita urologica che richiede 118 giorni. Se questi sono alcuni esempi liste di attesa superiori ai cento giorni, ve ne sono molte che oscillano fra i cinquanta e i cento giorni un po’ in tutti gli ospedali e i Poliambulatori dell’Asl Al. Se però un paziente ha bisogno di una visita specialistica di chirurgia generale, l’attesa a Casale è solo di due giorni che salgono a quattro, sempre a Casale, per una visita allergologica. Altri esempi? Cinque giorni a Tortona per la chirurgia vascolare, un giorno solo per Oncologia ad Acqui e Ovada.
E l‘azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria? Ecco i 123 giorni per la chirurgia endoscopica, i 147 per la visita oculistica, i 112 per reumatologia, i 126 di neuropsichiatria infantile, i 217 per la visita allergologica pediatrica. Ma i casi estremi sono però pochi. Parecchi esami oscillano fra i venti e i trenta giorni, qualcuno è anche superiore, però nella stragrande maggioranza dei casi si va da un giorno a dieci e per molte specialità praticamente non viene segnalata alcuna attesa. Non a caso la Regione accende i riflettori sulle Asl che “potranno incrementare l’attività e il volume delle prestazioni nelle specialità che presentano attese più lunghe. Sono previste assunzioni a tempo determinato e il conferimento di incarichi provvisori a specialisti ambulatoriali per incrementare le prestazioni, purché tutto ciò venga circoscritto a un piano ben definito e valutabile” dice Saitta.
Novità anche per il sistema di prenotazione. Nei prossimi mesi dovrà infatti essere attivato il nuovo Cup unico regionale. Agende e liste d’attesa del pubblico e del privato accreditato dovranno infatti essere unificate e trasparenti. “Una volta messe sotto controllo, però, le liste d’attesa non dovranno tornare a crescere” ammonisce la Regione. E qui entrano in gioco i medici di base, agendo sull’appropriatezza prescrittiva che significa “meno visite specialistiche inutili e maggiore assunzione di responsabilità. L’obiettivo – spiega Saitta – è arrivare a una mappa dei dati di consumo e dei flussi delle prescrizioni, confrontandoli fra le varie realtà piemontesi e con quelli delle altre regioni, per definire così gli interventi di miglioramento e limitare gli eccessi. Stiamo anche valutando la possibilità di far effettuare la prenotazione direttamente al medico di famiglia, al pediatra o allo specialista al momento della prescrizione”. L’assessorato alla Sanità seguirà costantemente la corretta applicazione del piano. Saranno istituite di cinque aree omogenee di programmazione – Torino Est, Torino Ovest, Sud Ovest, Nord Est, Sud Est – corrispondenti ad altrettanti bacini geografici. All’interno di ogni azienda sanitaria, i direttori generali garantiranno il governo dei tempi di attesa e i responsabili saranno i rispettivi direttori sanitari.