L’industria 4.0 fra ricerca, innovazione e doppia velocità
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L’industria 4.0 fra ricerca, innovazione e doppia velocità

Il 2017 sarà l'anno dell'accelerazione di molti processi e la differenza sarà sempre più marcata fra chi è capace di stare sul mercato e chi solo sopravvive. Nel sistema produttivo alessandrino vi sono molti paralleli con quello che sta avvenendo in Confindustria

Il 2017 sarà l'anno dell'accelerazione di molti processi e la differenza sarà sempre più marcata fra chi è capace di stare sul mercato e chi solo sopravvive. Nel sistema produttivo alessandrino vi sono molti paralleli con quello che sta avvenendo in Confindustria

ECONOMIA E LAVORO — Nel sistema industriale alessandrino vi sono molti paralleli con quello che sta avvenendo a livello associativo. Aggregare, innovare, rivedere centri di costo, razionalizzazione delle risorse, modifica degli scenari di mercato sono solo alcuni dei fronti di sfida. Se le piccole e medie imprese che fanno capo ad esperienze associative delle organizzazioni artigiane (e anche a Confapi, benché rinata resta per ora comunque molto marginale sul piano della rappresentanza) continuano a muoversi con estrema difficoltà e con una visione d’impresa dai pesanti limiti di visione e di mercato, in casa di Confindustria i tentativi di alzare il livello dell’azione sono concreti. Certo, l’azione di politica imprenditoriale non è più quella di un tempo, sono cambiati i protagonisti e il clima locale, ma è cambiato innanzitutto il mondo. Quello globale. Quello che impone le scelte, le riorganizzazioni, le specializzazioni, le visioni imprenditoriali che segnano molte delle realtà alessandrine. Partiamo da Confindustria Alessandria che si prepara, con Vercelli Valsesia e Novara, alla messa a punto di Confindustria del Piemonte Orientale. La realtà associativa dalla seconda metà del 2018 acquisirà le strutture e la rappresentanza delle organizzazioni territoriali, diventando la seconda organizzazione confindustriale in Piemonte, con circa 1.200 aziende associate e 60.000 dipendenti. Il valore aggiunto totale, riferito ai dati di fine 2013, dei settori economici del Piemonte, l’aggregazione dei territori di Alessandria, Novara e Vercelli Valsesia vale circa 23 miliardi di euro, pari al 20,9 per cento dell’economia piemontese e occupa il quattordicesimo posto in Italia. Sul totale del Piemonte la macroarea è pari al 24 per cento del valore aggiunto della manifattura e al 23,6 per cento di quello delle costruzioni (7,12 miliardi il totale del valore aggiunto prodotto dall’industria, di cui 5,13 miliardi della manifattura).
L’aggregato di Alessandria, Novara e Vercelli Valsesia, in base al censimento del 2011, si colloca tra le più importanti province italiane per addetti (89.000) e unità locali (9.000): è l’undecisimo territorio in Italia per numero di addetti nel settore manifatturiero, il dodicesimo per numero di unità locali e il settimo per export manifatturiero. Tra le province piemontesi è il secondo territorio per export manifatturiero, con un valore pari a oltre 12 miliardi (dopo Torino, con 22,5 miliardi) ed esporta soprattutto macchine e apparecchi (2,3 miliardi), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (1,2 miliardi), prodotti alimentari, bevande e tabacco (1,1 miliardi), metalli di base e prodotti in metallo (1 miliardo).
Nel 2017 appare probabile un consolidamento di processi di aggregazione, innovazione e progressiva divaricazione fra chi è capace di crescere grazie a visioni e competenze e chi invece è destinato a rimanere al palo. Magari mantenendo quote di produzione e di mercato, però sempre e solo difendendo la posizione. Se quello dell’occupazione resterà un capitolo all’insegna della perenne incognita anche in conseguenza dei processi di digitalizzazione che scandiranno l’evoluzione verso l’industria 4.0, lo sviluppo per chi ha saputo capire e investire, appare assicurato. In provincia di Alessandria a fronte di casi come quello della Borsalino (azienda in ripresa, marchio internazionale del mercato del lusso, fatturato in aumento) dove pesano le scelte del passato e la rigida norma che regola i procedimenti fallimentari, vi sono realtà in evoluzione. Si passa dal settore del gioiello e dell’oro valenzano (con una sempre crescente selezione, strettamente legata alle decisioni che vengono prese rispetto all’innovazione di processo e prodotto) al grande distretto ‘di fatto’ della gomma e plastica, passando dal settore dell’agroalimentare, a quelli dell’innovazione e della ricerca. I nomi dei protagonisti li racconteremo di volta in volta, mentre appare interessante in questa fase fissare i confini dei processi in atto. Quelli che vedono le imprese più pronte al cambiamento, scommettere sulla ricerca cercando nuovi partner e nuovi scenari, come quelle che operano in campi vicini al biomedicale e all’alimentare.
Quella di Alessandria è una provincia complessa, facile da racchiudere in scontati stereotipi, difficile da analizzare e incasellare in schemi definiti. Anche per la presenza di multinazionali e di proprietà che fanno capo a realtà anche molto distanti dalla terra alessandrina.
E poi c’è il settore pubblico che, complessivamente, è se non un elemento di freno, un fattore che non aiuta. Innanzitutto perché innovazione non fa rima con pubblica amministrazione. Anche se molti la usano (l’innovazione) per slogan dal facile claim, ma che non si traducono in atti concreti. 
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