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La “cassa” cala. Ma è un buon segno?
In provincia le ore autorizzate sono passate da 199.990 nel mese di settembre a 177.883 a ottobre. Però è cresciuta la richiesta per le imprese con temporanee difficoltà di mercato. I dati del Servizio politiche attive e passive del lavoro della Uil
In provincia le ore autorizzate sono passate da 199.990 nel mese di settembre a 177.883 a ottobre. Però è cresciuta la richiesta per le imprese con temporanee difficoltà di mercato. I dati del Servizio politiche attive e passive del lavoro della Uil
La cassa ordinaria viene richiesta per i lavoratori che hanno subìto una sospensione o una riduzione dell’attività lavorativa dovuta a una situazione aziendale di difficoltà di mercato temporanea. La straordinaria la riconversione dell’attività dell’azienda; crisi dell’impresa a livello di settore oppure di territorio; procedure concorsuali come fallimento, liquidazione coatta amministrativa, amministrazione straordinaria. Infine la cassa ‘in deroga’ è uno strumento di sostegno al reddito di lavoratori che non potrebbero accedere ai benefici della cassa integrazione guadagni. L’andamento in provincia indicherebbe la prevalenza di situazioni di crisi momentanee, mentre quelle strutturali sarebbero in calo. Una diminuzione frutto di un pallido miglioramento oppure della chiusura di aziende?
Il dato sul ricorso all’ammortizzatore sociale nel trimestre ottobre – dicembre contenuto nell’indagine congiunturale di Confindustria Alessandria indicava effettivamente una previsione di ricorso alla cassa integrazione destinata a restare bassa ed era segnalata dal dieci per cento degli imprenditori del campione (centodieci aziende associate tra le manifatturiere e quelle dei servizi alla produzione), mentre era sempre in netta maggioranza (il 76 per cento) il numero di intervistati che prevedeva invariata l’occupazione.
Dati in chiaroscuro che fotografano una tendenza, senza però fare capire esattamente quanto sta accadendo. Anche perché a livello nazionale è differente, come è molto diversificato in Piemonte. In Italia, a ottobre, come evidenziano i dati del Servizio politiche attive e passive del lavoro della Uil nazionale, sono state richieste 43.548.238 ore di cassa integrazione con un aumento, rispetto al mese di settembre, del sette per cento. In Piemonte la richiesta è stata di 7.823.516, in aumento del 60,4 per cento (-16,9 per cento ordinaria, +114 per cento straordinaria, -57,1 per cento deroga). Ad ottobre, i lavoratori piemontesi tutelati sono stati 46.021, con un aumento di 17.332 unità rispetto al mese precedente. E così il Piemonte è la regione con la maggiore richiesta di cassa integrazione, seguita dalla Lombardia e dalla Campania. Esemplare l’andamento molto differente in regione. La richiesta di autorizzazione ore nelle province piemontesi, tra ottobre e settembre, è stata questa: Asti +269 per cento, Torino +132,2 per cento, Alessandria -11,1 per cento, Cuneo -28,5 per cento, Novara -29,7 per cento, Verbania -30,8 per cento, Biella -37,4 per cento, Vercelli -83,4 per cento. Torino, con 6.816.630 ore, si conferma provincia più cassaintegrata d’Italia, seguita da Napoli e Milano.
In Piemonte, nei primi dieci mesi del 2016, la richiesta è stata di 71.194.423 ore, in crescita dello 0,3% rispetto all’analogo periodo del 2015 (-44,2 per cento ordinaria, +44 per cento straordinaria, -70,8 per cento deroga). A livello nazionale sono state autorizzate 506.194.238 ore, con una riduzione del 13,9 per cento. E sempre il Piemonte si segnala come la regione che ha avuto la maggiore richiesta di ammortizzatori sociali nel periodo gennaio-ottobre, dopo la Lombardia. In valori assoluti sono il Piemonte e la Lombardia che presentano il numero maggiore di ore richieste (rispettivamente 7,8 milioni e 7,1 milioni di ore).
A giudizio di Gianni Cortese, segretario regionale Uil, i dati mensili e il raffronto con i primi dieci mesi dell’anno con gli stessi del 2015 “confermano che l’economia piemontese non sta attraversando una significativa fase di sviluppo. È evidente, inoltre, che le ore autorizzate andrebbero confrontate con quelle effettivamente utilizzate, vale a dire con la percentuale del cosiddetto tiraggio”. Preoccupazione anche da livello nazionale con Guglielmo Loy, segretario confederale nazionale Uil, che parla di “febbre sotto controllo più che debellata. In particolare, sembra permanere una infezione che colpisce quella parte del sistema produttivo più esposta alla concorrenza a partite dal settore manifatturiero”.