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Poste, uno sciopero ‘per lo sviluppo’
Venerdì incrociano le braccia i dipendenti delle Poste. La protesta sindacale contro la privatizzazione e un piano di riorganizzazione che in provincia di Alessandria si potrebbe tradurre un uffici chiusi e un centinaio di esuberi
Venerdì incrociano le braccia i dipendenti delle Poste. La protesta sindacale contro la privatizzazione e un piano di riorganizzazione che in provincia di Alessandria si potrebbe tradurre un uffici chiusi e un centinaio di esuberi
Per la Slc Cgil la società “deve rimanere integra e cioè composta dalla rete degli uffici e dal recapito (i portalettere) così come è oggi. Nessuno scorporo, solo l’attuazione seria e coerente di quanto annunciatoci in passato col piano di rilancio quinquennale che tendeva a recuperare importanti quote di mercato su più direttive oggi ancora disponibili. Noi vogliamo che il servizio per i cittadini migliori e migliorino le condizioni per i lavoratori. Vogliamo che l’azienda investa i propri utili su se stessa”. Sali conclude la riflessione con queste parole: “I problemi che vive oggi il settore recapito sono stati cagionati in passato dalla politica che aprì il mercato alle aziende private senza regola alcuna. Risultato: oggi esistono tremila agenzie di recapito privato che non applicano il contratto nazionale dei dipendenti di Poste Italiane e di conseguenza riescono ad abbattere il costo del lavoro. Spesso non pagando affatto i dipendenti che purtroppo sempre più di frequente sono, oltre ai giovani in cerca di prima occupazione, pensionati che non arrivano alla fine del mese. Il servizio offerto è nella media pessimo. La concorrenza che si è innescata è chiaramente al ribasso sul costo del lavoro e non sulla qualità del servizio. Tutto ciò a danno di lavoratori e cittadini. La politica fa finta di non sapere”.