Il mondo di Rfi e quello reale
Dalla giornata di ascolto per raccogliere le proposte su cui indirizzare le risorse per gli investimenti collaterali alla realizzazione del terzo valico ferroviario sono emerse svariatissime proposte, più o meno coerenti con lobiettivo delliniziativa e più o meno realistiche...
Dalla giornata di ascolto per raccogliere le proposte su cui indirizzare le risorse per gli investimenti collaterali alla realizzazione del terzo valico ferroviario sono emerse svariatissime proposte, più o meno coerenti con l?obiettivo dell?iniziativa e più o meno realistiche...

Una utilità proiettata forse oltre il 2021, anno entro il quale, se non vi saranno altri ritardi, la linea potrebbe entrare in funzione. Le parole di Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rfi (Rete ferroviaria italiana) come quelle di Iolanda Romano, commissario di Governo per il terzo valico, sono però parse un po’ distanti dal mondo reale. Sull’opera che a Gentile piacerebbe chiamare ‘tunnel di base dei Giovi’ non c’è possibilità “di aprire una discussione se serve o meno: la linea nasce per collegare la portualità dell’Alto Tirreno con il nord Europa”. Ad Alessandria, per Romano, si sono ritrovati “trecento cittadini che hanno parlato di proposte concrete di sviluppo e per creare nuovi posti di lavoro”. Una insistenza sulla presenza di ‘cittadini’ che ha decisamente stonato con i profili dei presenti: amministratori pubblici, addetti ai lavori, professionisti, sindacalisti, rappresentanti dell’associazionismo turistico-enogastronomico-sportivo, dirigenti di società pubbliche di servizi. I cittadini veri? Pochi davvero. Ma quello che conterà sarà la sintesi fra le proposte presentate e quelle che il tavolo tecnico dei sindaci sceglierà (come e sulla base di quali parametri?) come prioritarie per gli investimenti. E qui si aprirà un capitolo tutto da scrivere.
Maurizio Gentile, invece, ha fatto un riferimento un po’ troppo vasto quando ha parlato del ‘tunnel di base dei Giovi’ come di “opera strategica per l’Alto Tirreno”. Da La Spezia a Livorno, ogni porto sta lavorando, e consolidando, flussi e linee di traffico che ben poco, se non niente, hanno a che fare con la linea ad alta velocità/capacità in costruzione. La Svizzera e alcune infrastrutture in Italia (Novara, Busto Arsizio) sono ampiamente pronte e stanno già lavorando su nuove interconnessioni. Mentre a Genova, da decenni, non si riescono a raddoppiare seicento metri di binari in uscita dal terminal di Genova Voltri. Rfi è uno dei soggetti responsabili, insieme alle pubbliche amministrazioni, di un ritardo inqualificabile. Forse il raddoppio dei binari sarà pronto nel 2019, si dice in ambienti genovesi. Peccato che i tempi di realizzazione siano stati superiori a quelli della Svizzera che ha realizzato il tunnel ferroviario più lungo al mondo e che ancora prima di diventare operativo ha iniziato a sottrarre traffici e conseguente ricchezza a Genova e all’intero sistema ligure.
Gentile è andato oltre. “Sulle linee Tav nessuno ha mai chiesto di fare passare le merci. Un soggetto si è comunque fatto avanti e noi lo abbiamo accolto a braccia aperte”. Peccato che a parlare sia la stessa Rfi che anni fa è stata l’artefice, alla luce delle condizioni tecniche poste progressivamente, dell’allontanamento dallo scalo di Alessandria di operatori merci privati. Ma chi è l’operatore che ha chiesto di usare i binari dell’alta velocità/alta capacità? È l’Interporto Servizi Cargo che opera sul terminal di Nola e fa capo all’Interporto Campano. Le direttrici? Milano, Melzo, Bologna, Verona. I futuri treni merci correranno su queste linee alla velocità di 120 chilometri orari, ritenuta più che sufficiente per completare l’intero percorso nord-sud entro le ore notturne. Se e quando il terzo valico, o ‘tunnel dei Giovi’, sarà pronto, quali saranno gli assi di traffico realmente utili al commercio internazionale?