Investiamo in specchi!
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Investiamo in specchi!

Sembrerebbe che basti vedersi nello specchio per sentirsi imbarazzati nel trasgredire le regole. E se investissimo in specchi da mettere davanti ai funzionari pubblici, agli acquisitori, ai collaudatori di opere pubbliche, e anche, perché no, davanti a noi stessi?

Sembrerebbe che basti vedersi nello specchio per sentirsi imbarazzati nel trasgredire le regole. E se investissimo in specchi da mettere davanti ai funzionari pubblici, agli acquisitori, ai collaudatori di opere pubbliche, e anche, perché no, davanti a noi stessi?

OPINIONI – Prima di entrare in tema non resisto alla tentazione di citare due eventi del 21 ottobre, che sono emblematici dello stato del nostro povero paese.

C’è stato lo sciopero generale nel settore dei trasporti pubblici e privati e della scuola, proclamato da sigle sindacali minoritarie (Usb, Usi e Unicobas) che hanno, però, dichiarato un successo di adesione al 70%. E qual’era la ragione della protesta? Nel sito Usb si legge “contro la politica economica del governo Renzi, contro il sistema previdenziale regolato dalla legge Fornero, contro la riforma scolastica della Buona scuola e quella  della Costituzione”. Avete capito bene. Anche contro il sì al referendum costituzionale! Siamo tornati agli scioperi politici di 50 e passa anni fa. Certe teste non solo non sono cambiate ma si sono purtroppo anche riprodotte…

Giorni fa è stato arrestato un’autista, italiano, di un furgone frigorifero che tentava di passare la dogana di Ventimiglia con 17 clandestini africani. L’operazione era stata organizzata da un arabo a cui i clandestini avevano versato 50 euro a testa. Quindi, in tutto, 850 euro. Quanti soldi pensate siano entrati nelle tasche dell’autista? Questi abita vicino a Torino, ammesso che fosse andato apposta a Ventimiglia, il poveretto si è mangiato più di metà del guadagno in carburante e pedaggi… Dopo due notti in carcere ora è agli arresti domiciliari, accusato di –udite, udite- “favoreggiamento dell’immigrazione (sic!) clandestina, aggravata dal fine di lucro (!), ma anche dal trattamento inumano e degradante (!) riservato ai trasportati”. Da ridere e piangere subito dopo…

Ma veniamo ora al tema di questa puntata.
Uno studio degli psicologi della London Business School ha condotto degli esperimenti chiedendo al gruppo in esame di risolvere 20 problemi in un certo tempo. Scaduto il tempo gli sperimentatori esaminavano i risultati e ciascun partecipante riceveva 0,5 euro per ogni risposta giusta. Un altro gruppo è stato sottoposto allo stesso esperimento, essendo informati di ricevere 0,5 euro per risposta giusta, ma gli è stato chiesto di darsi loro stessi il voto e distruggere poi il questionario. In sostanza gli si è data la possibilità di dichiarare il voto che volevano, senza possibilità di controllo. Cosa è successo? Nel primo caso la media di risposte giuste è stata di 8 su 20. Nel secondo la media è stata di 13,22. Evidentemente il secondo gruppo era costituito da gente molto più brava… O no? È molto probabile, invece, che il secondo gruppo si sia sentito libero di falsare i risultati.

All’università di Toronto hanno ripetuto questi esperimenti (con quesiti più difficili) ottenendo risultati analoghi: 3,1 per il gruppo di riferimento e 4,2 per quelli che non potevano essere controllati. Ma hanno esteso la prova ad un terzo gruppo, con le stesse procedure del secondo, ma chiedendo ai partecipanti, prima di darsi il voto, di pensare ai Dieci Comandamenti. Sorprendentemente il loro punteggio è stato di 2,8. In sostanza non avevano truccato i risultati.

Perché? Perché è importante la stima che gli altri hanno di noi, ma è anche importante quella che noi abbiamo di noi stessi.  Nel nostro intimo, sembra, la maggioranza di noi sceglierebbe di truccare le carte se sapesse di ottenerne un vantaggio e non averne alcuna conseguenza. Ma contemporaneamente vogliamo esser visti come persone oneste e non solo dagli altri, ma anche da noi stessi. Pensare ai Dieci Comandamenti è quindi un richiamo morale al comportamento corretto. E troviamo, quindi, più difficile considerarci onesti se abbiamo truccato le carte.

Ma solo i Dieci Comandamenti fanno questo effetto? In una civiltà di tradizioni cristiane certamente sì, ma in altre potrebbero essere altri codici etici, religiosi o meno, ad avere la stessa efficacia. Ma non ci sono ancora studi di questo genere.
Nella mia Opinione pubblicata il primo di aprile scrivevo che l’ateo Flores D’Arcais conclude che qualsiasi morale che richieda sacrificio non può essere scelta se non si fa riferimento ad un Altro, ad un Dio padre. Ma mettevo anche in guardia che il fondamentalismo religioso (ad es. islamico) dimostra che anche il riferimento ad un Altro non è garanzia di una morale civile rispettosa del prossimo.
Sarà perciò importante vedere quali risultati produrranno gli esperimenti visti sopra quando condotti in ambienti culturali diversi.

Ma da noi, spero, l’effetto dovrebbe esserci, perché vogliamo considerarci della gente brava ed onesta. Forse più brava, che onesta…

Alla London Business School hanno fatto un altro esperimento a proposito delle dichiarazioni dei redditi o dei rimborsi spese (in Italia sembra che non si salvi nessuno…). Alla fine dei moduli normali c’è una frase da sottoscrivere in cui si afferma che la dichiarazione è veritiera. In queste condizioni si è visto che il 79% dei partecipanti allo studio ha fatto dichiarazioni non veritiere. Ma è bastato portare la frase da sottoscrivere all’inizio dei moduli, a mo’ di richiamo morale, per fare scendere la percentuale al 37%! Chissà, se facessero un tale esperimento in Italia potrebbero scoprire che apparteniamo ad un’altra civiltà…
In ogni caso sembra che questi richiami morali ci aiutino ad uscire da noi stessi, a guardarci da fuori, a specchiarci, ad osservarci dall’alto come potrebbe fare l’Altro di cui parlava Flores D’Arcais.
Due psicologi E. Diener e M. Wallbom hanno chiesto ai partecipanti al loro esperimento di rispondere ad un questionario seduti soli in una stanza vuota e di fermarsi quando, dopo 5 minuti, suonava una campanello. Nell’esperimento standard è successo che il 71% dei partecipanti ha continuato a scrivere, non visto, ben oltre i 5 minuti. Ma quando i partecipanti sono stati messi alla scrivania soli, ma con uno specchio sulla parete davanti a loro, solo il 7% ha continuato a scrivere anche dopo il suono del campanello. Un risultato sorprendente!

Sembrerebbe che basti vedersi nello specchio per sentirsi imbarazzati nel trasgredire le regole. E se investissimo in specchi da mettere davanti ai funzionari pubblici, agli acquisitori, ai collaudatori di opere pubbliche, e anche, perché no, davanti a noi stessi?

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