Poste, un futuro con lettere a giorni alterni e cento esuberi?
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Enrico Sozzetti - redazione@alessandrianews.it  
11 Ottobre 2016
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Poste, un futuro con lettere a giorni alterni e cento esuberi?

È lo scenario delineato dai sindacati alla luce della prevista riorganizzazione del servizio nel 2017 e della privatizzazione. Il quadro in provincia. La protesta nazionale dal 24 ottobre al 23 novembre e lo sciopero nazionale del 4 novembre

È lo scenario delineato dai sindacati alla luce della prevista riorganizzazione del servizio nel 2017 e della privatizzazione. Il quadro in provincia. La protesta nazionale dal 24 ottobre al 23 novembre e lo sciopero nazionale del 4 novembre

ECONOMIA E LAVORO – L’estensione, l’anno prossimo, del servizio di recapito della posta a giorni alterni potrebbe determinare un centinaio di esuberi in provincia di Alessandria. Esuberi che il sindacato “spera” siano riassorbiti all’interno degli uffici postali. Ma il quadro generale non lascia ben sperare. Il riassetto della società, il completamento del processo di privatizzazione, la riorganizzazione del servizio sui territori sono i temi alla base della protesta che le organizzazioni sindacali (Slc Cgil, Slp Cisl, Failp Cisal, Confsal Com, Ugl Com) ha programmato per il periodo che va dal 24 ottobre al 23 novembre e che prevede il blocco delle prestazioni straordinarie e aggiuntive, oltre a un giorno di sciopero nazionale in programma il 4 novembre. “Lo sciopero – spiegano Marco Sali e Lorenzo Bisio, rispettivamente dei sindacati di categoria di Cgil e Cisl – è proclamato non contro l’azienda, ma a favore del benessere e dello sviluppo dell’azienda sui mercati. È uno sciopero fatto di un solo no e di tanti sì! Il no è alla privatizzazione dell’ultima tranche pari al trenta per cento, attraverso il ritiro del decreto del governo Renzi. I sì sono a favore di organici giusti negli uffici postali, a un servizio postale di qualità, a un clima aziendale sereno e non fatto di minacce, ricatti e procedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti”. Quelli che, affermano sempre Sali e Bisio, si registrano anche nell’Alessandrino al punto che “negli ultimi tempi sette dipendenti si sono dimessi”. Le perplessità per la privatizzazione della società che assicura un servizio universale, un piano industriale e una riorganizzazione dei servizi “che non stanno dando i risultati attesi da cittadini e lavoratori, l’operazione di “pura cassa” che è alla base del processo di privatizzazione, sono gli elementi contro i quali le organizzazioni sindacali oppongono una protesta così articolata e che avrà effetti anche in provincia. “Finora sono emersi più problemi che soluzioni e l’anno prossimo rischia di peggiorare tutto” commentano Sali e Bisio. A oggi nei 210 uffici che fanno capo alle strutture di Al1 e Al2 quasi l’ottanta per cento vedono impegnato solo un operatore. Alle strutture danno capo quasi duecentodieci persone, mentre sono in migliaio gli altri dipendenti di Poste Italiane. 
“L’esperimento del modello dei recapiti a giorni alterni – rilevano i sindacalisti – che è stato avviato a Mombello (dove le zone di competenza sono scese da 19 a 12) e a Casale (le zone sono passate da 29 a 20) con l’introduzione di un modello più flessibile ha evidenziato limiti enormi e impoverimento del servizio. Se il recapito a giorni alterni verrà introdotto nel 2017 negli altri Comuni centro zona ci attendiamo il caos e almeno un centinaio di esuberi. Oggi parecchio personale ruota senza una sede fissa, molti uffici nei paesi più piccoli della provincia sono aperti un giorno sì e uno no, mentre ci attendiamo ricadute pesanti sul servizio con tempi di consegna sempre più lunghi”.
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