Vini di qualità, però l’alessandrino “è impreparato”
La Cia sta cominciando a tracciare un quadro più dettagliato dellandamento della vendemmia 2016. Un viaggio fra la zona del Gavi e del Dolcetto di Ovada è loccasione per scoprire differenti realtà aziendali, analoghe passioni per il vino, e differenze, anche profonde, fra territori e culture della promozione
La Cia sta cominciando a tracciare un quadro più dettagliato dell?andamento della vendemmia 2016. Un viaggio fra la zona del Gavi e del Dolcetto di Ovada è l?occasione per scoprire differenti realtà aziendali, analoghe passioni per il vino, e differenze, anche profonde, fra territori e culture della promozione
ECONOMIA E LAVORO – “Si apre anche quest’anno – dice Gian Piero Ameglio, presidente provinciale Cia – una buona campagna di raccolta, per qualità e quantità. Anche i problemi di siccità sono stati risolti a metà mese e i viticoltori avranno un ottimo prodotto”. La Cia (Confederazione italiana agricoltori) sta cominciando a tracciare un quadro più dettagliato dell’andamento della vendemmia 2016. La vendemmia di moscato e brachetto ha seguito quella di pinot e chardonnay che sono cominciate a inizio settembre. Per la barbera la raccolta si concluderà nei prossimi giorni. Un viaggio fra la zona del Gavi e del Dolcetto di Ovada è l’occasione per scoprire differenti realtà aziendali e analoghe passioni per il vino. 
Una opportunità per approfondire anche filosofie di vita e di imprese (dal biologico al biodinamico) e scoprire le differenze, anche profonde, fra territori e culture della promozione. Ma c’è una considerazione che unisce produttori come Tenuta San Pietro di Tassarolo, La Ghibellina di Gavi, Cascina Boccaccio e Ca’ Bensi di Tagliolo: il territorio continua a non essere l’ambasciatore dei prodotti. Il mercato italiano viene giudicato “difficile e impreparato” da aziende. E la ristorazione della provincia, mediamente, non aiuta. La Tenuta San Pietro di Tassarolo e La Ghibellina di Gavi esportano gran parte della produzione che finisce nei ristoranti e nelle enoteche di Stati Uniti, Canada, Giappone, Sud Africa, Australia ed Europa. Di entrare nel mercato nazionale e locale si parla poco. Scarsa convinzione e poca conoscenza sono combinate a una immagine, eredità del passato, dell’uva Cortese che evidentemente continua a condizionare le scelte al dettaglio. Accanto a realtà aziendali innovative e capaci di lasciare alle spalle il ricorso di una uva di media qualità, c’è purtroppo un’area, tutto il Gaviese, sulla quale ha pesato la frammentazione dei produttori e il campanilismo esasperato che ha portato a un certo punto alla nascita di due consorzi di promozione e un associazionismo molto autoreferenziale e scarsamente incisivo.
