Poteri forti, poteri deboli, poteri così così
Lespressione "poteri forti" che viene usata nei talk show e nelle tavole rotonde televisive, nonché in tanta stampa, è ormai lessico popolare, se non della casalinga di Voghera, almeno del gommista di Pozzolo, ma pochi si sono chiesti come e quando sia nata
L?espressione "poteri forti" che viene usata nei talk show e nelle tavole rotonde televisive, nonché in tanta stampa, è ormai lessico popolare, se non della casalinga di Voghera, almeno del gommista di Pozzolo, ma pochi si sono chiesti come e quando sia nata
I politici sono tutti uguali, non importa la loro derivazione ideologica, il loro gruppo di appartenenza, sono unificati nella loro piattezza dalla mancanza di nette differenze programmatiche, ma soprattutto, secondo la vulgata corrente, dalla loro natura di esseri corrotti.
Quando avevamo personaggi geniali come Alberto Arbasino nascevano espressioni meravigliose come la casalinga di Voghera, personaggio dal pensiero elementare e concreto. Le attuali casalinghe di Voghera della loro ava hanno conservato il pensiero elementare, perdendo la concretezza, a favore dello slogan mediatico, quello che ti entra in testa e diventa un mantra: i politici sono tutti uguali.
Non che la nostra classe politica non ci abbia messo del suo, anzi, ma è la riduttività del concetto che davvero comincia a darmi sui nervi. Proprio per questo ha avuto molto successo, arrivando a diventare nei sondaggi il primo partito, il Movimento Cinque Stelle, movimento che seguo con attenzione dalle origini come espressione di un nuovo modo di fare politica.
Il segreto del successo del Movimento, al di là della facile definizione di antipolitica, è stato a mio parere il presentarsi come una rivoluzione dei cittadini nei confronti di un sistema marcio ed irrecuperabile. Lo stesso riferimento al linguaggio della Rivoluzione francese lo dimostra: cittadini, direttorio, con la sostituzione della parola libertà con onestà. I cittadini contro i politici, l’onestà contro la corruzione ed ecco che il reclutamento degli attivisti parte dal basso, dalle consultazioni della rete, arrivando a formare un quadro dirigente ormai alla ribalta quotidianamente nello scenario politico italiano.
Chiedo scusa per la premessa un po’ lunga ed articolata ed arrivo al punto focale del mio discorso. Nelle ultime settimane i guai del Sindaco Raggi (perdonatemi, è una cosa personale, Sindaca non mi piace proprio) a Roma hanno fatto sì che più volte fosse tirata in ballo l’espressione poteri forti, a cui fa da contrappeso il suo contrario poteri deboli, molto meno conosciuta. Si è detto che la buona Virginia, essendo contro il sistema, sconti il fatto di avere contro i poteri forti, lo ha detto ad aprile anche il Ministro Boschi, ma diciamolo non se la sono filata in molti.
L’espressione poteri forti che viene usata nei talk show e nelle tavole rotonde televisive, nonché in tanta stampa, è ormai lessico popolare, se non della casalinga di Voghera, almeno del gommista di Pozzolo, ma pochi si sono chiesti come e quando sia nata.
Quella puzzola curiosa di Mad giracchiando in rete, comodo sport da divano, ha trovato dei riferimenti poco precisi e quelli vi riferisce. Pare dunque che l’espressione poteri forti sia nata attorno al 1994 come giustificazione ed ipotesi di gombloddo per la caduta del governo Berlusconi.
In genere dietro all’etichetta si possono mettere in ordine sparso le lobby, l’alta finanza, le banche, il Vaticano, Montezemolo, la P2 ed una grande quantità di incappucciati come quello messo in scena dal fantasioso Corrado Guzzanti che proprio perché sono incappucciati nessuno li ha mai visti e sa bene chi sono, ma ci sono, da qualche parte in the world a tramare ché loro ci godono proprio a tramare.
E quindi nelle oscure stanze sotterranee di Billderberg o di Goldman e Sachs alcune menti perverse starebbero a concettualizzare Renzi buono, Raggi cattivo oppure in qualche casale-bunker un padrino che vive di scatolette e pizzini starebbe vergando un messaggio con su scritto: ”Fatela dimettere, le fimmine a casa devono stare”.
Perdonate l’ironia, ma credo che fenomeni complessi non si possano risolvere con formule semplicistiche. Certamente chi si propone di amministrare con onestà, rimanendo una persona comune nella sua eccezionalità, si troverà contro chi fino a poco tempo prima faceva affari sporchi a piene mani. Non è un compito facile, sicuramente, pochi ci riescono, a proposito mi viene in mente solo la figura dell’ex presidente dell’Uruguay Josè Mujica, la cui vita modesta e la cui morale specchiata tutti conoscono.
Quindi figuratevi se non capisco la situazione in cui versa il primo cittadino romano, quello che non mi torna è proprio il discorso sui poteri forti, perché quando si è primo partito si è già un potere forte, così forte da vincere le elezioni. Inoltre se i primi passi si compiono andando a reperire risorse umane che con le cricche del passato ci hanno avuto a che fare, cioè togliendo il cappuccio a qualche rappresentante di Mafia Capitale portandoselo appresso, qualche contraddizione la si mostra e non di piccolo conto.
Infatti se abbiamo un’idea vaga di quali siano i poteri forti, sappiamo ben riconoscerne gli effetti attraverso le azioni dei manovali, quelli che facciamo cambio, tutto regolare, io ti do un appartamento e tu mi dai un condominio.
Di certo ci sono dunque la forza e la virulenza dei poteri forti che si contrappongono alla debolezza di chi dovrebbe combatterli, cioè dei poteri deboli.
Su questi ultimi c’è maggiore chiarezza essi emergono nelle situazioni in cui ci sono governi scarsi, dalla politica incerta, incline al compromesso, governi incapaci nel loro ruolo rappresentitivo, governi inetti nel perseguire l’interesse di chi li ha votati.
Questo il quadro fino ad oggi quando sembrano emergere i poteri così così, quelli che ci provano, inconsapevoli, che il potere, caro Giulio i tempi sono cambiati, logora chi ce l’ha.