Alla guerra dei Trent’anni arrivano i nostri
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Andrea Scotto  
9 Settembre 2016
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Alla guerra dei Trent’anni arrivano i nostri

Alla Guerra dei Trent’anni “arrivano i nostri”: Carlo Guasco e il “Tercio Doria – Guasco” alla battaglia di Nördlingen del 6 settembre 1634

Alla Guerra dei Trent?anni ?arrivano i nostri?: Carlo Guasco e il ?Tercio Doria ? Guasco? alla battaglia di Nördlingen del 6 settembre 1634

INTERVISTANDO LA STORIA – La Guerra dei Trent’anni (1618 – 1648), nota ai più grazie a I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, è anche storia nostra: fu Carlo Guasco, marchese di Solero, il comandante di quel Tercio “Doria – Guasco” protagonista della vittoria ispano-imperiale di Nördlingen, successo che mise in ginocchio la coalizione protestante fino al ritorno della Francia al loro fianco.

Come mai un nobile alessandrino come voi si è trovato in Baviera, nell’esercito spagnolo?
Gran parte dell’attuale Provincia di Alessandria era parte dello Stato di Milano, dominio della Corona di Spagna. Gli Asburgo governavano l’Impero Spagnolo e il Sacro Romano Impero tedesco, e volevano farla finita con i ribelli protestanti appoggiati da Svezia e Francia. I nobili reclutavano nei propri feudi i soldati mercenari che combattevano per il Re. Io, in qualità di Maestro di Campo, comandavo il “Tercio” arruolato dai Principi Doria di Genova e da me.

Cos’è un “tercio”?
E’ un’unità composta da soldati armati di moschetto (antenato degli attuali fucili, funzionava ad avancarica con innesco a miccia) e da fanti armati di aste molto lunghe con punta in ferro, dette “lanzas” in spagnolo e “picche” in italiano, che servivano per tenere lontana la cavalleria nemica permettendo ai commilitoni di ricaricare le armi e sparare una nuova e micidiale raffica. Questo modo di combattere, in simbiosi tra “moschettieri” e “picchieri”, è riprodotto fedelmente da rievocatori storici di Novi Ligure che spesso trovate al Forte di Gavi.

Come andò a Nördlingen?
Abbiamo rischiato grosso. In 7 ore la nostra fanteria, che difendeva la collina di Altbuch, posizione-chiave per il controllo del campo di battaglia, subì 15 attacchi portati dagli Svedesi e dai protestanti di Bernardo di Sassonia – Weimar: se avessimo ceduto, abbandonando le picche per non aver pesi da portare durante la fuga, saremmo stati massacrati. Ma noi Lombardi, assieme ai Napoletani, tenemmo duro, meglio di quanto fecero spagnoli e tedeschi, e permettemmo alla nostra cavalleria, comandata da Johann von Werth e Raimondo Montecuccoli, di eseguire un micidiale contrattacco.

Che ottenne da questa vittoria?
Una ferita, la gloria e, ovviamente, l’inizio di una carriera a Corte di alto livello, coronata dal matrimonio con Enrichetta di Lorena, principessa in esilio a Bruxelles a causa dell’invasione francese dei suoi stati, nell’ottobre del 1644: ma durò poco, perché la morte mi colse nel 1650, senza aver potuto dar vita alla dinastia dei “Guasco di Lorena”. Agli Asburgo Nördlingen portò risultati ancor meno durevoli: il ritorno della Francia a fianco dei protestanti e la sconfitta di Rocroi nel 1643, con la quale perdemmo i nostri veterani migliori, portarono nel 1648 alla Pace di Westfalia e all’ascesa sulla scena europea di Luigi XIV, il Re Sole.

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