Un “caso Kennedy” tra le nostre colline? Circa 200 anni fa
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Andrea Scotto  
9 Agosto 2016
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Un “caso Kennedy” tra le nostre colline? Circa 200 anni fa

La morte del generale francese Joubert all’inizio della battaglia di Novi, il 15 agosto 1799, suscitò interrogativi simili a quelli sull’assassinio del presidente Kennedy. Grazie a Cesare Simonassi e Resi Cibabene, autori di “Da Novi a Marengo”, oggi intervistiamo Joseph Fouché, all’epoca “Ministro della Polizia generale” della Repubblica Francese

La morte del generale francese Joubert all?inizio della battaglia di Novi, il 15 agosto 1799, suscitò interrogativi simili a quelli sull?assassinio del presidente Kennedy. Grazie a Cesare Simonassi e Resi Cibabene, autori di ?Da Novi a Marengo?, oggi intervistiamo Joseph Fouché, all?epoca ?Ministro della Polizia generale? della Repubblica Francese

INTERVISTANDO LA STORIA – La morte del generale francese Joubert all’inizio della battaglia di Novi, il 15 agosto 1799, suscitò interrogativi simili a quelli sull’assassinio del presidente Kennedy. Grazie a Cesare Simonassi (fondatore del Centro Studi “In Novitate”, uno dei migliori studiosi della nostra storia) e Resi Cibabene (autrice novese di romanzi storici ambientati qui da noi, basati su ricerche storiche serie), autori di “Da Novi a Marengo”, oggi intervistiamo Joseph Fouché, all’epoca “Ministro della Polizia generale” della Repubblica Francese.

Non è strana la morte in prima linea di un generale, che per ruolo dovrebbe stare al sicuro nelle retrovie per garantire la continuità di comando?
Nelle armate rivoluzionarie francesi è facile trovare generali che guidano personalmente attacchi a rischio della vita: ricordiamo il Bonaparte al Ponte di Arcole e lo stesso Joubert a Loano, Cosseria, Millesimo tra il 1794 e il 1796. Però…

Però?
Per i testimoni oculari che ho interrogato il colpo mortale è arrivato non dal nemico, troppo lontano, ma da qualcuno appostato al riparo di una casa. Versione che mi convince poco.

Perché?
Per essere mortale un colpo singolo di fucile dell’epoca avrebbe dovuto essere sparato da poche centinaia di passi: fossi stato presente io, avrei facilmente individuato la casa e catturato il tiratore, ma così non fu. Così ho compiuto altre indagini, in ambienti più vicini a Joubert.

Sospetti?
Moreau, sostituito al comando proprio da Joubert: si limitò ad attuarne il piano, quasi a voler lasciare al morto l’onta della sconfitta subita a Novi. McDonald, ex-comandante dell’Armata di Napoli, aveva tollerato il malaffare all’ombra delle armi francesi, cosa per la quale invece Joubert rassegnò le dimissioni quando era comandante a Torino; per di più, sposò la giovane vedova di Joubert. Secondo me, però, l’ordine di sparare potrebbe essere partito anche da Parigi.

Da Parigi?
Joubert, convinto e sincero repubblicano, era stato “sponsorizzato” da Barras e Sieyès, leader del Direttorio che allora controllava la Repubblica Francese: pensavano di controllarlo come un burattino mentre Bonaparte era bloccato in Egitto dalla flotta inglese. Al contrario: Joubert di lì a poco scrisse a Gohier, altro membro del Direttorio: “Queste osservazioni dovrebbero essere fatte presenti solo al presidente del potere esecutivo ma, dal modo in cui il vostro collega Sieyès si è espresso con me circa la nostra Costituzione, dallo strano linguaggio che ha usato con me, ho capito che egli non avrebbe potuto comprendere il mio. Cittadino direttore, i pericoli che minacciano la Repubblica sono grandi, ma ci rimangono ancora bastanti risorse per difenderla, se tutti coloro che le sono veramente fedeli non si disperdono”. E ancora, sempre a Gohier: “Se io non muoio combattendo contro i nemici della Repubblica, state pur certo che io non vivrò che per difenderla”.

Abbiamo trovato i mandanti?
La certezza non l’avremo mai, anche perché non è stata fatta sul corpo di Joubert un’autopsia come si deve, anzi: il corpo fu imbalsamato, cancellando tutte le tracce (anche se mi hanno parlato di una ferita sul lato destro e non di fronte: strano, no?). Di sicuro, morto Joubert, Sieyès pensò di usare Bonaparte come un burattino, ma tutti sappiamo poi com’è andata.

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