Industria, svolta ‘indesiderata’. Ma ‘il bello’ ci può salvare
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Industria, svolta ‘indesiderata’. Ma ‘il bello’ ci può salvare

Indagine congiunturale trimestrale di Confindustria: si raffreddano le aspettative degli imprenditori sull’andamento dell’economia. Emerge la polarizzazione del sistema produttivo. Alessandria verso l’industria del ‘Piemonte Orientale’

Indagine congiunturale trimestrale di Confindustria: si raffreddano le aspettative degli imprenditori sull’andamento dell’economia. Emerge la polarizzazione del sistema produttivo. Alessandria verso l’industria del ‘Piemonte Orientale’

 ECONOMIA – Arriva il periodo estivo in cui la contrazione dell’attività è fisiologica e molti fattori pesano sempre di più, dalla instabilità geopolitica internazionale ai dati macroeconomici, fino al mercato interno “stagnante”. Ma se si raffreddano le aspettative degli imprenditori sull’andamento dell’economia, non mancano i segnali positivi. L’indagine congiunturale trimestrale di Confindustria Alessandria relativa al periodo luglio – settembre fotografa una realtà meno ottimista e Luigi Buzzi, presidente dell’associazione alessandrina, parla chiaramente di “una svolta indesiderata”, ma “non inattesa”. Non per questo la rilevazione, ha coinvolto un centinaio di imprese associate, mette infatti a fuoco anche trend con il ‘più’ come il grado di utilizzo degli impianti che si attesta sul 72 per cento che risulta superiore di quasi due punti percentuali a quello dello stesso periodo del 2015, oppure la propensione a investire che è anch’essa del 72 per cento. Emergono con forza altri due aspetti, rilevati sempre dal presidente Buzzi, insieme al direttore Fabrizio Riva, durante la presentazione dell’indagine. Il primo è quello relativo alla crescente polarizzazione del sistema produttivo in cui “un certo numero di aziende continuano a operare con successo, soprattutto tra quelle di dimensioni medie, e altre che invece mostrano difficoltà”. Le microimprese e le piccole e medie imprese sono quelle che registrano i dati negativi maggiori e ancora una volta l’ossatura di quella che è stata per decenni la colonna portante dell’economia italiana mostra i limiti della mancata crescita dimensionale che al contrario è una delle strade obbligate insieme all’innovazione e all’evoluzione dell’industria 4.0, con modalità di lavoro “in cui la capacità e la flessibilità, la gestione intelligente dei dati e delle tecnologie consentono quel ‘fatto su misura’ in cui possiamo essere maestri” dice Luigi Buzzi.

Il secondo aspetto su cui Confindustria Alessandria pone l’accento è quello delle soluzioni possibili per “portare sempre più imprese nel gruppo delle migliori e più competitive”. Le indicazioni che arrivano da via Legnano sono diverse, ma tutte incentrate “su una maggiore qualificazione delle risorse umane, su uno sviluppo sostenibile di un pianeta in cui l’export e gli scambi continueranno a crescere, e in cui molti nuovi consumatori cercheranno il ‘bello e ben fatto’ Made in Italy che è la forza del nostro Paese e del nostro comprensorio locale”.

L’illustrazione dettagliata dell’indagine congiunturale è affidata a Giuseppe Monighini, responsabile dell’Ufficio studi di Confindustria Alessandria. L’indice di previsione dell’occupazione è a –1, quello della produzione a –12, l’indicatore degli ordini totali è a –11, e quello degli ordini export a –1. Negativa anche la previsione della redditività a –11. La previsione di ricorso alla cassa integrazione resta marginale ed è segnalata dal 9 per cento degli imprenditori del campione, così come sono sempre in netta maggioranza e in aumento gli intervistati (85 per cento) che prevedono invariata l’occupazione. Prosegue la sua lenta e positiva discesa il ritardo negli incassi che è segnalato dal 37 per cento degli imprenditori, mentre il 77 per cento ha lavoro per più di un mese. I settori produttivi più rappresentativi prevedono andamenti diversificati, in discesa per occupazione, produzione e totale ordini, mentre sono positivi per gli ordini export il metalmeccanico, la gomma-plastica e l’alimentare. La rilevazione riferita al settore dei servizi alle imprese mostra invece riscontri nel complesso “favorevoli e positivi”, con previsione di occupazione che cresce a +3, il livello di attività a +6 e i nuovi ordini a +6, mentre risale a zero il dato per la redditività. Resta alto l’utilizzo delle risorse ed è buono il portafoglio degli ordini acquisiti.

Questo l’andamento dei maggiori settori produttivi: metalmeccanico, indice dell’occupazione a zero (era +5), produzione a –3 (era a +9), ordini totali a –9 (erano +8), ordini export positivi a +3 (erano +27); chimica, occupazione a –9 (era +29), la produzione a zero (era +33), ordini totali a zero (erano +43), ordini export a –10 (era +33); gomma-plastica:, occupazione a zero (era a +17), produzione a –8 (era +20), ordini totali a –8 (erano +17), ordini export a +9 (era +17); alimentare, occupazione a –15 (era +18), produzione a –15 (era zero), ordini totali a –15 (erano a zero), ordini export positivi a +16 (erano +50).

L’andamento complessivo dell’economia provinciale questa volta risulta “un po’ peggio rispetto alla media regionale, evidenziando come l’alessandrino sia più sensibile di altri territori piemontesi alle oscillazioni dei mercati” aggiunge Monighini, ricordando che comunque proprio Alessandria ha registrato per mesi trend e crescite, delle esportazioni per prime, superiori alla media regionale.

Il quadro congiunturale provinciale non risulta molto diverso da quello di Novara e di Vercelli Valsesia dove gli indicatori positivi non mancano, ma la contrazione è crescente e con una situazione a macchia di leopardo. È utile la comparazione perché le altre province sono quelle coinvolte nel processo di fusione che ha aperto la strada alla nascita della Confindustria del Piemonte Orientale che rappresenterà complessivamente quasi 1.200 imprese con circa 64.500 dipendenti. Alessandria, Vercelli e Novara daranno vita alla seconda realtà associativa confindustriale del Piemonte, dopo Torino, che esprimerà tre rappresentanti all’interno di Confindustria nazionale. Le tre territoriali puntano a crescenti sinergie ed efficienze di sistema, con una governance paritaria, cosa che non è riuscita nel tentativo di fusione con Cuneo. Se non mancano realtà industriali che già operano sull’area del Piemonte orientale (per esempio, Mossi & Ghisolfi, Cerutti, gruppo Gavio, ma anche i poli di innovazione regionali come quello della chimica a Novara, plastica ad Alessandria ed energie rinnovabili al Pst di Tortona) è in fase di messa a punto l’assetto del futuro sistema di governo. Saranno necessari – spiega Fabrizio Riva – almeno un paio di anni di lavoro perché le direzioni saranno chiamate a un complesso lavoro che porterà alla unificazione di servizi e riorganizzazione del personale, oltre a definire una macchina interna perfettamente in grado di gestire e dare risposta a un tessuto imprenditoriale che presenta accanto a molti aspetti comuni anche delle specificità settoriale di altissimo valore aggiunto”.

Il nuovo organo di governo ristretto sarà composto da nove membri, tre per ogni area. E il presidente, questo è l’impegno primario, non verrà eletto in base a un principio di alternanza della rappresentanza territoriale bensì esclusivamente sulla base delle qualità imprenditoriali e professionali. Quando è iniziato il processo di fusione che per prime ha interessato Novara e Vercelli era previsto che il primo presidente fosse un novarese. Ora lo scenario è cambiato perché c’è Alessandria e anche perché Fabio Ravanelli, presidente dell’Unione industriale di Novara, è stato eletto presidente di Confindustria Piemonte.

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