Brexit, la paura corre in cantina
Coldiretti, Cia e Confagricoltura: Siamo molto preoccupati per le conseguenze sulla esportazione di vino. Ma sono a rischio anche lortofrutta e i prodotti trasformati. Le organizzazioni attendono di conoscere le decisioni tecniche che verranno prese in Gran Bretagna. Intanto la Russia fa sempre paura
Coldiretti, Cia e Confagricoltura: Siamo molto preoccupati per le conseguenze sulla esportazione di vino. Ma sono a rischio anche lortofrutta e i prodotti trasformati. Le organizzazioni attendono di conoscere le decisioni tecniche che verranno prese in Gran Bretagna. Intanto la Russia fa sempre paura
In casa Confagricoltura il clima non è diverso. “Sono da verificare le conseguenze che l’export di prodotti agricoli avrà nel medio e lungo periodo sul mercato britannico. In modo particolare il settore vitivinicolo e ortofrutticolo sconteranno difficoltà di collocamento e aumento di dazi all’entrata” dicono nella sede, in via Trotti, dell’organizzazione guidata da Luca Brondelli di Brondello. I numeri ricordati da Confagricoltura nazionale sono pesanti: “È un mercato di sessantaquattro milioni di persone con un reddito medio fra i più alti d’Europa che sfiora i quarantamila euro all’anno”.
Alla Cia, il direttore Carlo Ricagni guarda con profonda preoccupazione al vino. “Questo è il primo fronte su cui ci siamo concentrati e le notizie che arrivano dalla zona di Gavi, dove l’esportazione in Gran Bretagna è particolarmente alta, non sono certo incoraggianti. Però non c’è solo il vino. Anche il settore dei prodotti trasformati e l’ortofrutta rischiano di subìre contraccolpi pesantissimi. Per ora non resta che attendere di conoscere le decisioni tecniche e di regolazione dei mercati, non ci vogliamo fasciare la testa prima del dovuto”.
Secondo una analisi elaborata da ‘Farm Europe’, think tank di Bruxelles che si occupa di agroalimentare, nel 2014 Londra ha contribuito al bilancio Ue con 14,1 miliardi di euro, ma dopo la riduzione dell’assegno agricolo di sei miliardi di euro il suo contributo è sceso a 7,1 miliardi. Per ogni euro speso i britannici “ritirano più della metà, 0,57 centesimi, quindi l’impatto della Brexit sul bilancio della Pac (Politica agricola comunitaria) sarebbe limitato a meno del cinque per cento, circa tre miliardi l’anno”. A giudizio di Farm Europe dal punto di vista finanziario l’uscita del Regno Unito dalla Pac, “sarebbe perfettamente gestibile”, a patto che “da parte dell’Ue ci sia una reale volontà di intervenire con decisione contro la crisi che colpisce diversi settori (dal latte all’ortofrutta), anche in seguito all’embargo russo”. Ed è questo un fronte di cui si parla poco, ma che continua a danneggiare le imprese italiane, e non solo quelle del settore primario. Secondo recenti stime la guerra commerciale con la Russia ha colpito l’agroalimentare con un taglio delle esportazioni stimato in seicento milioni di euro nell’arco di due anni, dovuto per circa la metà al completo azzeramento delle spedizioni di ortofrutta, formaggi, latticini, carni e salumi. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha annunciato nei giorni scorsi di prolungare fino al 31 dicembre del 2017 l’embargo imposto sui beni alimentari.