Con un “mi piace” si può finire nei guai. Bulli e truffe online spiegate ai giovani
Un'associazione di esperti in diritto informatico gira le scuole per mettere in guardia sui rischi del web, dal cyberbullismo all'uso dei social network. Ai grandi insegnano come non farsi fregare i soldi.
Un'associazione di esperti in diritto informatico gira le scuole per mettere in guardia sui rischi del web, dal cyberbullismo all'uso dei social network. Ai grandi insegnano come non farsi fregare i soldi.
E’ solo uno degli aspetti del diritto applicato ai nuovi modi di comunicare, e quindi anche di offendere. “Il reato di diffamazione via web è in aumento“, spiega Roberto Cuccu, che insieme ad Albeto Turini e Domenico Bocchetti hanno creato IGS, Informatica Giustizia e Società, una associazione con sede a Pontestura che da tre anni mette in guardia i giovani dai pericoli della Rete e tutti quanti dalle truffe on line, anch’esse in preoccupante aumento.
“Nonostante sia vietato ai minorenni Facebook è utilizzato da tutti“, rivela Cuccu, “anche dai più piccoli che oggi hanno uno smartphone a portata di pollice già a dieci anni. E con pochissimo controllo”. Potete immaginare quante possibilità si aprano davanti allo schermo ad un adolescente curioso e solo.
Così i tre esperti di giurisprudenza informatica girano per le scuole per parlare di cyberbullismo, incontrano i genitori per insegnare loro metodi di “parental control” senza invadere eccessivamente la privacy del ragazzo. “I giovani hanno pochissimo dialogo con i genitori, non li identificano come gli interlocutori a cui rivolgersi in caso di problemi”.
Truffe online.
I più grandi, quelli nati con il telefono a gettoni, possono essere invece vittime di acquisti incauti sul web. Lasciamo stare i clonatori di carte e i ladri di identità, professionisti del crimine virtuale, proliferano truffatori che vendono oggetti inesistenti, affittano case non proprie, chiedono soldi senza titolo. Anche in quel caso IGS spiega come fare attenzione, evitare le ricariche su carte prepagate e che con poche ricerche, magari sulle immaini dell’inserzione, su Google ci si possa togliere qualche dubbio.
“Gli importi delle truffe sono spesso bassi, sia per scoraggiare alla denuncia, sia perché a minor fregatura corrisponde minor gravità del reato”.
Ad Alessandria girava recentemente la truffa delle fatture clonate con IBAN modificato per incassare prestazioni da ingenui pagatori. E poi sembra che su internet la gente sia disposta ad acquistare di tutto a prezzi stracciati: “Comprereste un Rolex a 100 euro su una bancarella?“. Sul web evidentemente si.
“L’unico modo per difenderci è una maggior conoscenza informatica e la prevenzione”, visto che la punizione per questi colpevoli, ammesso che vengano denunciati e poi scoperti, è poca cosa.
Ecco perché da settembre ricominceranno gli incontri nelle scuole non solo della provincia e vari progetti di sensibilizzazione sul mondo on line, tutt’altro che virtuale.
I risultati incomnciano a vedersi se, com’è capitato, il bullo pentito chiede scusa per la goliardata troppo pesante