Novara brilla anche per le imprese e Alessandria resta a guardare
È probabile lelezione di Fabio Ravanelli al vertice di Confindustria Piemonte. In corsa resta Marco Giovannini di Guala Closures, ma le possibilità sono scarse. Un altro segno della debolezza del sistema locale
È probabile l?elezione di Fabio Ravanelli al vertice di Confindustria Piemonte. In corsa resta Marco Giovannini di Guala Closures, ma le possibilità sono scarse. Un altro segno della debolezza del sistema locale
Alessandria si prepara a una ennesima stagione da spettatrice? Quasi sicuramente sì. All’elezione di Ravanelli, salvo colpi di scena all’ultimo minuto, contribuiscono molti fattori. Non è certo tutta colpa della debolezza territoriale anche se un problema di carisma e peso politico comunque esiste, ma in ogni caso il risultato è che alla provincia non rimarrà quasi niente, mentre Novara a distanza di quattro anni torna alla guida degli industriali piemontesi dopo la stagione di Mariella Enoc.
I candidati scesi in campo in un primo tempo sono stati Franco Biraghi, industriale caseario di Cuneo, e Marco Giovannini. Ma dopo una prima valutazione i tre ‘saggi’ di Confindustria Piemonte – gli ex presidenti regionali Mariella Enoc, Luigi Rossi di Montelera e Savino Rizzio – hanno respinto le candidature alla luce di un problema di consenso. Tecnicamente non sono state invalidate e infatti Biraghi e Giovannini sono ancora in corsa, però i due imprenditori appaiono di fatto fuori dai giochi in quanto Torino pesa per circa il quaranta per cento sulla scelta e altre territoriali si sono di fatto pronunciate a favore dell’ipotesi novarese. Marco Giovannini non ha voluto commentare e si è limitato al ‘no comment’, poi però ha aggiunto: “Il passato trionfa sul futuro”. Una battuta non solo riferita al sistema elettivo, ma anche a quello più generale di Confindustria. “In Piemonte c’è ancora il concetto di ‘un uomo solo al comando’, c’è troppo individualismo” aveva affermato nel momento della discesa in campo. Uno dei motivi per cui una parte degli imprenditori non ha visto di buon occhio la candidatura di Giovannini è costituito dalle perplessità nell’ambiente imprenditoriale piemontese per il fatto che il gruppo ha spostato la sede della Guala Closures in Lussemburgo. Ma sicuramente nell’ancora molto rigido e ovattato mondo industriale sabaudo c’è stato chi non ha amato la schiettezza e la trasparenza che contraddistinguono lo stile di un romano di nascita, piemontese nell’animo e dalla concreta pragmaticità (guai ad arrivare in ritardo di un minuto a un suo appuntamento).
Leader mondiale nel settore delle chiusure di sicurezza per l’industria del vino e degli alcolici, l’azienda di Giovannini è il frutto della visione imprenditoriale che ha fatto compiere un balzo enorme a una realtà imprenditoriale nata dalla intuizione dei fratelli Guala di Alessandria e che oggi è una multinazionale che impiega quattromila persone, opera in cinque continenti con venticinque stabilimenti e ha un fatturato superiore al mezzo miliardo di euro. Marco Giovannini, che ha sempre contestato i campanili e il localismo, guida una multinazionale che ha la sede legale in Lussemburgo, per una scelta ben precisa avvenuta nel 2013, e che è stata così in grado di “raccogliere 275 milioni in 48 ore, una cosa che in Italia non sarebbe stato possibile fare”. Risorse totalmente investite nel gruppo italiano per rimodulare il debito, acquistare un’azienda concorrente in Polonia, una a Magenta e potenziare il cuore pulsante nello stabilimento di Spinetta Marengo, alle porte di Alessandria.
Dopo la Regione, anche la Confindustria piemontese non vedrà alessandrini in ruoli di spicco al vertice. La politica, da un lato, e l’economia, dall’altro, sono due fronti da cui arriva la conferma di un profondo malessere del sistema locale che è incapace di fare rete e massa critica. Salvo poi recriminare e ribaltare le responsabilità solo sugli altri.