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Apologia degli Europei di calcio (8): Divagazioni per non montarsi la testa
In questi Europei che potrebbero essere ribattezzati Memorial Cesarini, visto il numero di partite si sono decise negli ultimi 10 minuti più recupero, cominciano ad esserci certezze. La prima è lindiscutibile solidità dellItalia
In questi Europei che potrebbero essere ribattezzati Memorial Cesarini, visto il numero di partite si sono decise negli ultimi 10 minuti più recupero, cominciano ad esserci certezze. La prima è l?indiscutibile solidità dell?Italia
La Jugoslavia è stata tantissime cose, sino a quando è esistita, tra cui una meravigliosa scuola calcistica, che riuscì a integrare ciò che secoli di storia avevano diviso e alla fine hanno diviso di nuovo; perché si torna sempre sul luogo del delitto. Il football jugoslavo coniugava la fisicità coriacea e la razionalità dei croati all’estro serbo montenegrino, lo spleen sloveno alla rudezza bosniaca. Solo gli Jugoslavi giocavano a calcio come a scacchi: una filosofia che corre. Non vinsero praticamente nulla, a parte una Coppa dei Campioni poco prima della guerra civile, con la Stella Rossa di Belgrado. Ma erano bellissimi ed il loro tiki taka era una danza più armoniosa di quella spagnola. Peccato che presupponesse che le partite durassero non novanta minuti ma novanta giorni. Gli spagnoli hanno messo l’orologio a quell’idea di calcio che si è sgretolata insieme ai popoli nel collasso dei nazionalismi. Una tragedia che ha prodotto tante diaspore, di cui è figlio anche quel favoloso giocatore che è Ibrahimovich, uno dei pochi nella storia ad unire il fisico di un centroboa all’agilità di un acrobata. Oggi, circondato dalla difesa italiana, era un uomo solo, un esiliato del pallone; il capitano di una nazione che sicuramente ama ma che non ha nulla a che fare con la sua grazia. Dopo aver sbagliato un goal già fatto – ma per fortuna sua era in fuorigioco e quindi nessuno glielo rimprovererà – ha appoggiato la testa al palo con il volto di chi aveva avuto un’unica occasione e l’aveva sprecata: un sguardo balcanico .
L’Italia invece potrà schierare con l’EIRE le seconde e le terze file e sottoporre polmoni e neuroni dei titolari a quella nuova pratica diabolico tecnologica che è la crioterapia, ovvero la salamoia dei corpi di De Rossi, Giaccherini e compagnia in vasche di azoto liquido a meno di 110 gradi sotto zero. La leggenda vuole che l’Italia Mundial del 1982 sia risorta dalle sue ceneri tra il girone eliminatorio e i trionfi con Argentina e Brasile grazie all’assunzione massiccia di creatina, una sorta di placebo del doping . Evidentemente Antonio Conte è uno che crede all’innovazione nella continuità.
Tolosa, che ci ha ospitati, tornerà ad occuparsi delle sue vere passioni: il rugby e la corrida, nonostante questa seconda pratica sia fortemente messa in discussione per la sua inumanità. Chi lo sostiene probabilmente non ha mai visto una partita di rugby. Renzi continuerà a fingere di non occuparsi dei ballottaggi di domenica e in caso andassero male prenoterà una decina di litri di azoto liquido per tenere a bada i bollenti spiriti.
Noi tutti penseremo alla Spagna o alla Croazia ma intanto anche questa nuttata è passata.