La vera battaglia è vendere più copie
Ha fatto molto discutere la scelta del direttore de "Il Giornale" di vendere in edicola insieme alla copia del proprio quotidiano "Mein Kampf" di Adolf Hitler. A mio parere l'operazione probabilmente non ha nulla di filosofico o politico, ma si qualifica come una banale operazione di marketing
Ha fatto molto discutere la scelta del direttore de "Il Giornale" di vendere in edicola insieme alla copia del proprio quotidiano "Mein Kampf" di Adolf Hitler. A mio parere l'operazione probabilmente non ha nulla di filosofico o politico, ma si qualifica come una banale operazione di marketing
Parto da un presupposto, cioè dal fatto che la destra-caviar italiana, quella tutta Costa Smeralda, femminone e dolce vita, tutto sembra fuorchè ideologicamente militante ed appare anche poco colta dal punto di vista delle letture di qualsiasi orientamento politico esse siano.
Sul fatto che questi signori e signore abbiano letto integralmente “Mein Kampf” nutro dei forti dubbi, magari avranno letto qualche link su Facebook dove i nostalgici ogni tanto ammorbano l’aria oppure si saranno soffermati su qualche capoverso presente su Wikiquote, ma questo a voler essere ottimisti proprio al massimo al massimo.
Leggere costa fatica eh? Non scordiamolo. Inoltre bisogna averci tempo e se passi da un talk show a sparare tavanate galattiche ad un party a sorseggiare bollicine ed ostriche, difficilmente trovi lo spazio per una lettura.
Ecco perchè non ho preso troppo sul serio il fattaccio. Gli Italiani leggono poco e i lettori de “Il Giornale” non fanno eccezione. Figurati se leggono il best seller di Adolf Hitler, mica si tratta di Fabio Volo o di Luciana Littizzetto?
Sono d’accordo con chi ha sottolineato lo squallore della scelta, proponendo in alternativa “Il diario di Anna Frank”, ma il vero squallore, a mio parere, risiede nel fatto che probabilmente l’operazione non ha nulla di filosofico o politico, ma si qualifica come una banale operazione di marketing per far parlare del quotidiano di Sallusti che come tutti i giornali in formato cartaceo vive una grande crisi di vendite.
Sul sito di Giornalettismo si apprende quanto segue in merito alle vendite dei quotidiani: “Il Tempo ha perso più del 45 per cento del proprio venduto con un calo di quasi 13.000 copie al giorno svanite nel nulla. Il botto fragoroso è però del Fatto Quotidiano che probabilmente paga una fase politica non favorevole alla linea editoriale del giornale. Dietro il calo del 39,6 per cento annuale si nasconde una perdita di circa 25.000 copie al giorno, da 64.759 a 39.134. Un’enormità. Malissimo anche il Giornale che perde il 18.9 per cento, pari a circa 17.500 copie. I dati precisi sono i seguenti:
Tempo (Il) -45,2 per cento
Gennaio 2016: 16.329
Gennaio 2015: 29.811
Fatto Quotidiano (IL) -39,6 per cento
Gennaio 2016: 39.134
Gennaio 2015: 64.759
Giornale (Il) – 18,9 per cento
Gennaio 2016: 74.998
Gennaio 2015: 92.467″
“Il Giornale” è quindi il terzo quotidiano del paese ad aver avuto un calo clamoroso di vendite. Basta fare un confronto con quello che ha avuto il massimo dell’incremento delle vendite, cioè “Avvenire”. I dati di quest’ultimo sono questi:
Avvenire + 6,0 per cento
Gennaio 2016: 114.646
Gennaio 2015: 108.6538.
Forse sparare sugli immigrati alla fine non produce tutto questo aumento di vendite, se chi invece parla di accoglienza le aumenta. E forse il Vangelo secondo Matteo in edicola con “L’Avvenire” venderebbe di più de “Il Giornale” con “Mein Kampf”, almeno così sembra dai dati sulle vendite.
Resta il problema di un quotidiano in crisi di vendite che potrebbe rischiare come altre componenti del gruppo Mediaset di essere venduto, come il Milan, magari ai Cinesi.
Profezia: prossimamente “Il Giornale” in vendita con il “Libretto rosso” di Mao Tse-tung?