Rischio idrogeologico alto, eppure si continua a costruire
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Rischio idrogeologico alto, eppure si continua a costruire

Alessandria, si sa, è a rischio alluvioni. Ma cosa è stato fatto per ridurre la minaccia? Legambiente bacchetta tutti: il Piemonte è messo male

Alessandria, si sa, è a rischio alluvioni. Ma cosa è stato fatto per ridurre la minaccia? Legambiente bacchetta tutti: il Piemonte è messo male

 ALESSANDRIA – Se si escludono i comuni in cima a delle rocche o i pochissimi lontani da corsi d’acqua, praticamente tutto il Piemonte è a rischio idrogeologico. Il dossier annuale di Legambiente sui rischi dovuti a frane ed alluvioni è preoccupante: il 93% del territorio sarebbe a rischio, soprattutto nel cuneese e nell’astigiano. E in molti casi non si può fare altro che informare sui rischi per prevenire, visto che interi quartieri, aree industriali e case sorgono ormai da tempo in zone rischiose. Purtroppo soltanto il 22% delle amministrazioni regionali ha dichiarato di svolgere attività informativa sui rischi, e il 35% di aver svolto esercitazioni.

Sindaci inadempienti

“Nella maggior parte dei casi i sindaci non fanno abbastanza sia in termini di azioni di prevenzione sia nella gestione delle emergenze”, denuncia Fabio Dovana, presidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta. E chi si rimbocca le maniche, purtroppo, potrebbe avere un secondo fine. “In molti casi vengono realizzati argini senza un reale studio sull’impatto a valle, sono cementificati alvei. La messa in sicurezza si trasforma in un alibi per continuare a costruire”. 

Alessandria, città tra due fiumi, è notoriamente a rischio. I dati forniti da Legambiente sono espliciti: presenza di industrie, quartieri e strutture sensibili in aree di pericolo idrogeologico. Nell’ultimo decennio è stato persino concesso di edificare (fonte Legambiente, Comuni, dati 2015).

Di contro la città si occupa e si preoccupa di manutenzione  e di opere di mitigazione del rischio. Non sono previsti interventi di delocalizzazione per spostarsi dai punti critici di possibili esondazioni. Il piano di emergenza è aggiornato come da normativa regionale, ma – stando sempre ai dati forniti a Legambiente – non ci sarebbe sufficiente attività di informazione ai cittadini, sebbene si facciano esercitazioni e simulazioni su scenari catastrofici.

La conclusione del presidente Dovana sulla situazione generale piemontese è quella che tutti vorrebbero ma che evidentemente è più difficile da realizzare: “Siamo convinti che sia necessario uscire dalla cultura delle emergenze, promuovendone una nuova legata alla prevenzione del rischio idrogeologico”.

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