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Hammurabi e Casa Pound, ovvero l’arroganza del Potere
È partita l'offensiva del Governo contro chi osa sollevare dubbi sulla riforma costituzionale conseguente all'approvazione del DDL Boschi. I toni sono aspri, e vanno respinti con forza, perché il confronto di opinioni è il fondamento stesso della democrazia (e la supponenza del Potere uno dei suoi vizi peggiori)
È partita l'offensiva del Governo contro chi osa sollevare dubbi sulla riforma costituzionale conseguente all'approvazione del DDL Boschi. I toni sono aspri, e vanno respinti con forza, perché il confronto di opinioni è il fondamento stesso della democrazia (e la supponenza del Potere uno dei suoi vizi peggiori)
Il premier Renzi, con la sua peculiare e inarrivabile ironia, ha affermato che i costituzionalisti che hanno espresso riserve sulla riforma varata dal suo Esecutivo (“potenziale fonte di nuove disfunzioni nel sistema istituzionale”, come si legge in un importante appello lanciato ad aprile da oltre cinquanta personalità di particolare autorevolezza) sono in realtà degli archeologi che si sono mobilitati “in difesa del codice di Hammurabi”. Pensavo che il raffronto sprezzante tra la nostra Legge fondamentale (sulla quale, qualche giorno dopo, il premier stesso si è ricordato di aver giurato) e una delle più arcaiche raccolte di norme (chissà, peraltro, se il menestrello fiorentino sappia davvero qualcosa del codice attribuito al sovrano babilonese…) destasse una reazione forte e un diffuso sconcerto. E invece no, ormai siamo assuefatti a qualunque scempiaggine venga gettata nel dibattito pubblico.
Ci si è messa poi Maria Elena Boschi, la giovane e graziosa avvocatessa toscana, che per ventura si trova a fare il Ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento, e che ha dato il nome al DDL in 41 articoli che stravolge la seconda parte della Costituzione, su cui saremo chiamati a esprimere un parere in ottobre.
Ebbene, costei, con stupefacente delicatezza, ha affermato nella Direzione del suo partito: “chi vota no al referendum si pone sullo stesso piano di Casa Pound”. Dunque, autorevoli giuristi, militanti democratici, pezzi consistenti di una Sinistra diffusa (pur impegnati in una lunga ed estenuante traversata nel deserto), e parti non trascurabili dello stesso Partito Democratico orientati a respingere la pasticciata riforma oggetto del contendere, sarebbero sullo stesso piano dei neofascisti e della destra più estrema; e questo sarebbe peraltro, rincara la ministra, un semplice “dato di fatto”…
Tale accostamento, con tutta evidenza, non è solo sbagliato, ma è anche profondamente offensivo. Sul fronte del No, come noto, è schierata pure l’ANPI, l’associazione dei partigiani che ha nella lotta al fascismo e al neofascismo la sua stessa ragione di esistenza. Giustamente ci sono state aspre reazioni a questa sciocca provocazione. La minoranza interna del PD, soprattutto per bocca di Gianni Cuperlo, ha protestato, ma la maggioranza ha risposto per le rime. Non c’è spazio per i dubbi e i tentennamenti. La sensazione è che vi sia in quel partito un travaglio interno e una guerra di posizionamento in vista della futura tornata elettorale, dove – grazie all’Italicum – il premier avrà un ruolo decisivo nel “nominare” i parlamentari. Renzi ha proposto una sorta di moratoria, promettendo un congresso anticipato post-referendario: fino al voto sulle riforme, tutti compatti; il minuto dopo, si vada pure alla conta. Ma ciascuno sarà chiamato a rispondere dell’atteggiamento avuto in questi mesi… Un avvertimento, che pare aver allineato l’esigua minoranza interna, anche se qualche meritoria voce di dissenso si leva ancora.
Nel referendum di ottobre Renzi si gioca il tutto per tutto. Con una pericolosa deriva plebiscitaria, ha scelto di personalizzare lo scontro e di legare il proprio futuro politico al responso delle urne. Per questo, prevedibilmente, la campagna elettorale sarà una durissima lotta senza quartiere. L’offensiva mediatica è partita in grande stile, e il mainstream pare fortemente schierato a sostegno del governo. Sarà molto difficile discutere nel merito della riforma, che per molti versi appare del tutto sbagliata. Destano enormi perplessità, ad esempio, la composizione e le funzioni del nuovo Senato, la sottrazione di poteri alle Regioni, il rafforzamento dell’esecutivo a discapito del Parlamento, il sacrificio della rappresentanza in nome della governabilità e, in aggiunta, una legge elettorale squilibrata e pericolosa (inquietanti le assonanze con la Legge Acerbo, che nel 1923 aprì la strada al consolidamento del regime fascista), peraltro – con tutta probabilità – incostituzionale, come il precedente Porcellum.
Quella dei prossimi mesi, come detto, sarà una battaglia lunga e aspra, ma penso che il progetto renziano vada sconfitto, e la Riforma che porta il nome della Boschi vada sonoramente respinta, come accadde giusto dieci anni fa, nel giugno 2006, nel referendum costituzionale che bocciò il testo voluto da Berlusconi e dalla sua maggioranza. Anche allora, come oggi, all’inizio della campagna elettorale la strada pareva in salita…