Referendum, energia: si aprirà mai un dibattito pubblico dentro e fuori dai social network?
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Davide Notti - redazione@alessandrianews.it  
28 Aprile 2016
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Referendum, energia: si aprirà mai un dibattito pubblico dentro e fuori dai social network?

Referendum, energia: si aprirà mai un grande dibattito pubblico dentro e fuori dai social network? Un aspetto piuttosto divertente sono state le reazioni post-referendum sulla rete

Referendum, energia: si aprirà mai un grande dibattito pubblico dentro e fuori dai social network? Un aspetto piuttosto divertente sono state le reazioni post-referendum sulla rete

OPINIONI – Molti ormai si saranno dimenticati del referendum di 10 giorni fa.  Il referendum dello scorso 17 aprile è stato un’interessante esperimento di sociologia del social network.

Aspetto Social
Se al di fuori della rete non c’è stato molto dibattito sui social network c’è stata un’accesa campagna sul referendum spesso basata sulla disinformazione. Tuttavia per come funzionano i social ci si polarizza molto e pochi si lasciano convincere. Vari studi confermano infatti che la rete di amicizie che si creano attorno ad una persona tendono ad essere fatte da persone abbastanza omogenee come ideali e pensieri, come d’altronde succede nelle amicizie reali. Tutto questo crea un effetto loop che rafforza le proprie convinzioni giuste o sbagliate che siano. Questo spiega ad esempio perché molte persone che hanno votato SI erano circondate da persone che hanno votato SI e la percezione era che molti andassero a votare.

Informare?
Si è perso il senso del quesito. Ovvero se allo scadere della concessione l’estrazione entro le 12 miglia di idrocarburi dovesse cessare oppure continuare fino all’esaurimento del giacimento oppure essere interrotta. Una questione molto specifica sui cui la maggior parte delle persone non ha le capacità per poter decidere veramente informata senza prendere posizione per partito preso.
Aggiungiamo il fatto che ci sono state molte mistificazioni su questo referendum sulla rete (soprattutto dal fronte del SI ma anche del NO)

  • E’ stato preso come referendum su il modello energetico (fossili contro rinnovabili) ma non è così non era in ballo niente di tutto questo.
  • Si paventavano disastri ecologici in realtà poco probabili (come la DeepWater Horizon, 2010)
  • Si paventano disastri sull’occupazione non realistici (se avesse vinto il SI).
  • E’ stato trasformato in un referendum su Renzi sia da Renzi stesso che da i suoi oppositori, perché?
  • In pratica per quasi tutti era impossibile informarsi in maniera corretta e imparziale.

Trovo molto interessanti le considerazioni di Marco Cattaneo su Le Scienze.
Si possono riassumere così:
  • Delle fonti fossili avremo bisogno ancora per alcuni decenni, per quanto i progressi nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica siano rapidi;
  • Per quanto possibile è meglio sfruttare anche le risorse più prossime anche se esigue a noi piuttosto che farle arrivare da lontano con maggiori costi e maggiori problemi per l’ambiente
  • Se godiamo di una certa risorsa è corretto assumersi i rischi che questo comporta, piuttosto che scaricare tutto su altri che non possono dire comunque di no.

Il post-referendum
Un altro aspetto piuttosto divertente sono state le reazioni post-referendum sulla rete che danno un’idea del contesto fra i ‘Ciaone’ segno di arroganza e pochezza di deputati nostrani o il tirare in causa i partigiani e l’incidente all’oleodotto di Genova per accusare chi non ha votato. Insomma il classico delirio da sfogo da tastiera fighters . Poi passato questo la questione sarà sepolta…..
Dopo tutto questo c’è un modo per capire come siamo messi in campo energetico e come saranno le prospettive per diminuire il nostro impatto.

Situazione in Italia
1. Attualmente le fonti rinnovabili coprono circa il 16% del fabbisogno energetico non solo per la produzione di energia elettrica (dove si arriva al 40% e dove il solare ed eolico hanno una buona quota) ma compreso di riscaldamento, trasporti, industria.
2. I consumi di energia stanno diminuendo da qualche anno sia per una maggiore efficienza energetica sia per la crisi economica.
3. Le emissioni di CO2 pro-capite sono anche queste in diminuzione ed i linea con i maggiori paesi europei e decisamente meno che negli Usa.

Dati incoraggianti ma che mostrano quanto ancora sia lunga e complessa la strada per abbandonare le fonti fossili e azzerare le emissioni. E purtroppo gli obbiettivi della Cop21 di Parigi di contenere il riscaldamento a +2 °C sarà molto difficile mantenerli, visto l’attuale trend di emissioni. dovremmo fare i conti con ciò.

Strade per il futuro
1. Ricerca scientifica su fonti rinnovabili ed efficienza energetica
2. Pianificazione su lungo periodo delle scelte energetiche (Incentivi, reti, regole certe e fisse)
3. Impegno collettivo dal singolo individuo (noi stessi) passando per il comune, la regione, le industrie, lo stato fino al pianeta intero per ridurre i consumi.
4. Nell’ambito delle fossili scegliere quelle meno impattanti ovvero abbandonare prima il carbone per passare a metano e scegliere fonti a minore distanza: per trasportare petrolio su una petroliera consumi petrolio (per questo conviene ancora usare anche le nostre limitare risorse).

A livello locale cosa si può fare
1. Trasporto pubblico efficiente ed integrato (treno / bus urbani)
2. Regolamenti più stringenti per riscaldamento / condizionamento
3. Mobilità ciclabile / ZTL
4. Individuare siti adatti ad installazione impianti rinnovabili.

Di tutto questo si aprirà mai un grande dibattito pubblico dentro e fuori dai Social, Network, molto più utile ed interessante che non quello sul referendum.

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