L’effetto che fa
Homo homini lupus dicevano gli antichi, ma, almeno, allora cera la lotta per la preda, per la sopravvivenza. Qui cè il vuoto, il male gratuito
?Homo homini lupus? dicevano gli antichi, ma, almeno, allora c?era la lotta per la preda, per la sopravvivenza. Qui c?è il vuoto, il male gratuito
Non mi sorprenderei se, alla fine, ci andasse di mezzo il produttore del coltello usato per uccidere, perché non aveva fornito il manuale di istruzioni con il consiglio di maneggiarlo con cautela e l’avvertenza che un uso scorretto poteva provocare effetti secondari anche gravi.
Ma la verità vera, orrenda, è contenuta nella prima confessione: “volevamo vedere l’effetto che fa ammazzare un essere umano”. La morale e la coscienza annullate in un vuoto abissale, in un cosmico buco nero.
“Homo homini lupus” dicevano gli antichi, ma, almeno, allora c’era la lotta per la preda, per la sopravvivenza. Qui c’è il vuoto, il male gratuito.
Carlo Fruttero, ospite del programma televisivo Virus, pochi giorni dopo, era solo in grado di attribuire quest’atto feroce alla “mancanza di empatia” senza tentare, però, di individuarne le ragioni.
A mio parere atti di questo genere sono il segnale che sono state lentamente distrutte le basi religiose, ideologiche della morale, quelle che facevano riferimento a qualcosa o qualcuno che trascende l’uomo, che è al di sopra della comunità umana, a cui l’uomo può e deve far riferimento e rispondere anche quando nessuno dei suoi simili lo vede. E al loro posto non è stato messo nulla, non si è riusciti a mettere nulla, o, forse, è stato, è, impossibile mettere alcunché di soltanto umano, una qualche forma di morale laica riconosciuta da tutti e da tutti rispettata al di sopra e al di là dei propri interessi.
Il Fondaco di MicroMega – Dio esiste? Supplemento al n. 2/2005 di MicroMega riportava i testi integrali del pubblico confronto, moderato da Gad Lerner, avvenuto a Roma il 21 Settembre 2000 tra l’allora cardinale Joseph Ratzinger e Paolo Flores d’Arcais.
Alla fine del suo saggio, considerando gli spazi di possibile collaborazione tra credenti ed atei, l’ateo Flores d’Arcais concludeva:
“Solo a partire da una fede che riconosca l’ateismo della ragione, e che si proclami e pratichi perciò quia absurdum> – follia per la ragione – è davvero possibile…un agire comune fra uomo di fede e uomo del disincanto, e anzi un comune agire evangelico.
… I valori del Vangelo (
…
Questo agire insieme – credenti e non-credenti – per l’eguale dignità e la giustizia, implica dunque per il cristiano di oggi la lacerazione tra fede e Chiesa, tra obbedienza al Vangelo e obbedienza alla gerarchia. Ma per l’ateo esige qualcosa di assai più difficile da affrontare: il circolo vizioso per cui praticare la solidarietà effettiva, e il primato del tu, implica il dovere di sacrificarsi (perché l’eguale dignità non resti retorica) che riesce in genere solo se si ha fede in un Altro (inteso proprio come Dio padre). La pietra d’inciampo per il cristiano è la tentazione di dettare legge (in nome di una presunta
Quindi, in sostanza, l’ateo Flores d’Arcais ammette che la morale evangelica, anzi, qualsiasi morale che richieda sacrificio non può essere scelta se non si fa riferimento ad un Altro, un Dio padre!
Per il disincanto dell’ateo ogni morale è infondabile, la scelta è arbitraria e individuale.
Cose simili le aveva già scritte anche Jean Paul Sartre….
Ma c’è di più.
Negli ultimi 30 anni le neuroscienze hanno fatto passi da gigante. Per molti, ormai, la coscienza non è altro che il frutto della complessità del cervello e riconosce, assumendole come proprie, delle decisioni che in realtà sono state prese nel cervello come risultato delle sue condizioni fisico-chimiche, della storia biologica, dell’ambiente e del caso. Il comportamento dell’essere umano sarebbe quindi determinato da questi fattori, il libero arbitrio e la responsabilità delle proprie azioni sarebbero delle pure illusioni. Qualcuno (A. Cashmore) ha scritto che non abbiamo libero arbitrio più di una mosca o di un batterio.
Con presupposti di questo tipo il tentativo di fondare la convivenza civile su basi condivise e cogenti per tutti sembra proprio destinato a fallire.
E non dobbiamo stupirci troppo per quel che ci succede attorno. Il dramma è che abbiamo ormai educato due generazioni su queste basi inesistenti.
Ma l’amabile dibattito tra Ratzinger e Flores d’Arcais aveva luogo esattamente un anno prima dell’attacco alle torri gemelle…
La follia del fondamentalismo religioso (e non solo) faceva irruzione nel mondo (non certo per la prima volta, ma certamente in dimensioni mai viste prima) dimostrando che anche il riferimento ad un “Altro” non è garanzia di una morale civile rispettosa del prossimo.
Che fare dunque? Senza un “Altro” non pare che riusciamo ad agire in modo coerente all’etica, ma con quello sbagliato non è tanto meglio…
A ciascuno il peso e la meditata responsabilità della scelta.