La fine dell’espresso?
Starbucks apre il suo primo punto vendita in Italia. Sarà la fine dellespresso? Il bar italiano è destinato a sparire? No, ma sicuramente ci sarà una piccola rivoluzione che, mia opinione personale, non sarà del tutto negativa
Starbucks apre il suo primo punto vendita in Italia. Sarà la fine dell?espresso? Il bar italiano è destinato a sparire? No, ma sicuramente ci sarà una piccola rivoluzione che, mia opinione personale, non sarà del tutto negativa
Innanzitutto dovete conoscere Starbucks per sapere di che cosa parlo Starbucks è un concetto, non è solo una lista di bevande, molte della quali scimmiottano nomi italiani. È un qualcosa che quando lo scopri, passi sopra al fatto che se chiedi un espresso ti danno tanto caffè da farti stare in piedi per tre giorni o che “latte” non è in realta` latte che in inglese si dice milk. Ma andiamo con ordine.
Starbucks è un brand americano, nato dall’idea di tre ragazzi di Seattle, nello stato di Washington, negli anni 70. Se siete fan della serie televisiva Grey’s anatomy, sapete esattamente di che città parlo, se no, vi consiglio vivamente di visitare lo stato di Washington, che è una delle meraviglie naturali degli Usa, anche se noto soprattutto per la pioggia. Seattle è una gran bella città. Tra le tante cose da vedere (non lo scopo di questa opinione, però) è il mercato Pike Place market dove è divertentissimo osservare i venditori di pesce fresco che si lanciano da lontano pesci anche di grandi dimensioni anche facendoli passare sopra la testa dei clienti (e dove era situato il primo punto vendita di Starbucks).
A Seattle e nello stato di Washington hanno il culto dell’espresso. Forse per quello i tre ragazzi avevano trovato terreno fertile per la loro idea. Quando arrivi da quelle parti e ti trovi ad ogni angolo e anche in mezzo al nulla (e da quelle parti è facile trovarsi in mezzo al nulla) uno stand che vende caffè espresso, capisci perché Starbucks viene da qui e prima di Starbucks altri produttori di caffè.
Leggetevi la storia di Starbucks da Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Starbucks) poi sta a voi gioire o maledire, quando scoprirete che un viaggio in Italia fu galeotto e l’idea di Starbucks nacque proprio per, secondo loro, ricreare l’idea delle caffetterie italiane.
Forse nel 1970 i bar italiani erano più simili a Starbucks di quello che sono ora, forse Starbucks non era lo Starbucks che ora sta invadendo il mondo, fatto sta che per un americano Starbucks è ora sinonimo di caffè. Ho detto all’inizio che Starbucks è un concetto e vi spiego che cosa intendo, se non siete mai entrati in un suo punto vendita. A parte i punti vendita dentro aereoporti o negozi che sono piccoli, moltissimi Starbucks sembrano dei confortevoli salotti di casa. Ci sono poltrone e divani dove sprofondare, in alcuni ci sono camini schioppiettanti, in tutti tavoli con prese elettriche a disposizione. Da ogni parte c’è gente di tutte le età. Molti sono con i computer aperti a lavorare, altri che si incontrano lì per studiare, altri per meeting o colloqui di lavoro.
Perché quello è Starbucks, è un posto per sedersi e stare lì delle ore senza che nessuno ti venga a rompere o a farti sloggiare dal tavolo e dove internet è gratis. Io in Italia posti così non ne ho mai visti. Internet libero e gratis, a disposizione dei clienti? E quando mai?
Io per esempio mi incontro con alcuni dei miei studenti privati da Starbucks, stiamo lì un’ora e più e nessuno ci viene a guardare perché non c’è servizio al tavolo e non ci sono camerieri che puliscono I tavoli. In compenso ci sono dei grandi bidoni dove quando si va via, si buttano tovaglioni e bicchieroni di carta, e vassoi dove si lasciano le tazze di ceramica o le stoviglie non usa e getta. E tutti lo fanno.
Parliamo dei baristi di Starbucks. La velocità non deve essere uno dei requisiti per l’assunzione. Diciamo che si prendono il loro tempo. Se mai un barista di uno Starbucks Americano venisse catapultato in un bar italiano 1) gli verrebbe un infarto 2) verrebbe licenziato dopo 10 minuti. Un barista italiano fa 15 espresso nel tempo che un barista di Starbucks ci impiega a prepararvene uno.
Parliamo dei prodotti. Prima di tutto non sono una brodaglia, come molti credono, anche perché non molti vanno da Starbucks per prendere un caffè Americano (quella lavatura di piatti marroncina che fa inorridire ogni italiano in terra Americana). Il loro cappuccino non è male per niente, una volta che avete capito che “grande” è in realta` il più piccolo delle dimensioni di tazza, ma non esiste un corto… vah beh mica sono tenuti a sapere l’italiano, ma vi posso garantire che grazie a Starbucks, tutti i miei studenti almeno un aggettivo italiano se lo ricordano: grande e lo usano in tutte le salse!
Per cosa si va da Starbucks? Prima di tutto per il loro Frappuccino, che come dice il nome è un misto frappè e cappuccino, per i loro Latte e i loro Moka. Se un caffè si chiama Milk Chocolate Melted Truffle Mocha e pensate di bere solo un caffè, vi sbagliate. Molti dei loro prodotti hanno le calorie di un pasto, per cui devo dire che io, sempre in lotta con l’ago della bilancia non sono una grande esperta delle varie opzioni, ma quelle che ho assaggiato, mamma mia, sono come una droga… altroché!!! Serviti in bicchieri di carta con il tappo a cupola per farci stare bene la panna montata che ci viene messa sopra, insieme a vari sciroppi e cioccolato: una goduria… D’estate tutte queste bevande vengono vendute fredde, ghiacciate. Si possono anche comprare alcuni dolci da accompagnare i caffè, tra di essi gli scones (inglesi), i muffin (americani) e tra i migliori croissant su suolo americano (perché sono dolci come i nostri cornetti),
Chiedetelo a tutti, italiani expat compresi, e vedrete che di reazioni negative al nome Starbucks non ne riceverete molte.
Da qualche anno Starbucks è anche diventato una linea di prodotti da comprare al supermercato: si possono comprare le miscele tostate dei caffè da preparare a casa e le lattine di Frappuccino, da refrigerare e bere freddo.
Quindi Starbuck farà pure innorrridire i puristi dell’espresso e se vorrete bervi un buon espresso, non andate da Starbuck a lamentarvi e continuate ad andare del vostro bar di fiducia, ma se il concetto di questi bar riuscirà a ritagliarsi un posto nel mercato italiano come un posto rilassato, dove trovare internet gratis per lavorare, dove ci sono anche libri e giornali a disposizione dei clienti per essere letti , perchè no?
Ho finito: non credo che Starbucks in Italia sarà la fine del bar italiano, la pizza che si mangia negli Usa, quella su cui ci mettono anche il pollo, coperta da un quintale di formaggio che chiamano mozzarella, ma che mozzarella non è, non ha fatto finire la storia della pizza italiana, nè Mc Donald in Italia ci ha trasformati tutti in mangiatori di hamburger, mi immagino sarà lo stesso per questo concetto nuovo che noi italiani adotteremo e che magari ci farà diventare un po’ meno rigidi e più estrosi. Pensate al marocchino e al bicerin: anche lì si gioca sulle sfaccettature del caffè, o no?
Ps: questo post, che era già mia intenzione scrivere, è stato arricchito nei suoi contenuti dalle conversazioni fatte nei gruppi Fb da espatriati italiani, che ringrazio qui pubblicamente: Valentina, Tiziana, Luciano e tutti gli altri.