Home
“E voi che acqua bevete?”
Presidio dei comitati ambientalisti davanti alla sede della Provincia, dove si teneva la prima riunione della conferenza dei servizi che dovrà valutare la richiesta di ampliamento delle lavorazioni di trattamento di acque industriali e olii nell'impianto di Predosa. Conferenza sospesa in attesa di dati aggiuntivi che dovrà fornire la ditta proponente
Presidio dei comitati ambientalisti davanti alla sede della Provincia, dove si teneva la prima riunione della conferenza dei servizi che dovrà valutare la richiesta di ampliamento delle lavorazioni di trattamento di acque industriali e olii nell'impianto di Predosa. Conferenza sospesa in attesa di dati aggiuntivi che dovrà fornire la ditta proponente
PROVINCIA – “E voi, che state decidendo sul futuro dell’ambiente delle nostre terre, che acqua bevete? Quella contenente cromo che esce dai rubinetti di Predosa?”. Lo chiede a gran voce, con il megafono in mano, una giovane donna che ieri mattina era, insieme ad una cinquantina di partecipanti, davanti alla sede della direzione Ambiente della Provincia di Alessandria, in via Galimberti. Dentro le stanze, oltre al cancello e alla barriera delle forze dell’ordine, gli enti (Provincia, comuni, Arpa, Amag, Consorzio di bonifica dell’Orba) stavano prendendo in esame la richiesta della ditta Grassano che a Predosa gestisce un impianto di trattamento di acque industriali e olii. La Grassano ha chiesto l’autorizzazione ad un ampliamento delle attività, per arrivare a trattare una maggiore quantità di acque.”Settantamila litri”, dicono i manifestanti.
A rischio, sostengono, c’è la falda acquifera sottostante, una delle più importanti della provincia e del basso Piemonte.
“Ci opporremo in tutti i modi, non accetteremo mai di lasciare la nostra terra in mano alle multinazionali dei rifiuti”, dice un altro portavoce dei movimenti.
L’esito della conferenza dei servizi è stato quello di una sospensione. Sono stati raccolti i dati tecnici del progetto e le osservazioni già presentate. Sono stati chiesti alla ditta proponente ulteriori dati che dovranno essere forniti, come la tabella esatta della tipologia dei rifiuti che sarà trattata, i dati sulle emissioni e ricadute nell’aria, la capacità del depuratore di sopportare l’implementazione della lavorazioni. La conferenza tornerà quindi a riunirsi con i nuovi dati in mano.
La protesta, però, si è allargata anche alla valle Bormida, agli abitanti di Sezzadio, dove la ditta Ricoboni ha ottenuto il via libera per la discarica di rifiuti nell’ex cava di Cascina Borio.
La conferenza dei servizi, oltre un anno fa, aveva respinto la richiesta ma la ditta si è appellata al Tar del Piemonte, che ha accolto l’istanza.
Solo il comune di Sezzadio ha impugnato la sentenza di primo grado, ma non si è ancora espresso nel merito,negando però la sospensiva. Il progetto, quindi può andare avanti con il benestare della Provincia che si è rimessa alla sentenza del Tar. Oltre un milione di metri cubi di rifiuti che andranno a coprire la cava. La falda acquifera sottostante è la stessa di Predosa, ed è stata considerata anche dal piano regionale una “risorsa primaria”. “Faremo posti di blocco per impedire ai camion di transitare – dicono gli ambientalisti – la politica e il presidente della provincia Rita Rossa ha avuto una grande responsabilità nel mandare avanti la discarica”.
Pacato ma incisivo l’intervento di Piergiorgio Camerini, del comitato Sezzadio Ambiente: “il primo diniego della Provincia era stato fatto, guarda caso, poco prima delle elezioni. Il Tar si è pronunciato il 13 giorni senza che nessuno nominasse un perito. La Provincia, dopo la sentenza, non ha neppure interpellato il comune di Sezzadio per dare il via libera. Ci fu una manifestazione a settembre alla quale parteciparono oltre 1.500 persone. Nessuno ne ha tenuto conto. E’ nostro dovere preservare l’ambiente, per i nostri figli e per chi verrà dopo di noi”.
Alla manifestazione erano presenti il consigliere del Movimento 5 Stelle Pier Paolo Cannito e il consigliere comunale di Alessandria Andrea Cammalleri.