Regolamento di conti? A proposito delle dimissioni del Sindaco Marino
Una riflessione amara sul naufragio della Giunta romana, ma anche una forte (e problematizzante) denuncia del ruolo spesso distorto che nel Paese ha il sistema mediatico.
Una riflessione amara sul naufragio della Giunta romana, ma anche una forte (e problematizzante) denuncia del ruolo spesso distorto che nel Paese ha il sistema mediatico.
Difficile dare un giudizio sereno nel merito della vicenda. Noi abbiamo ospitato Marino nel maggio scorso qui in Alessandria per una conferenza presso l’Associazione Cultura e Sviluppo dedicata alla presentazione del libro di don Damiano Modena sugli ultimi anni del cardinal Martini (di cui il sacerdote veneto fu segretario personale e l’ex-sindaco interlocutore costante). Non avevo mai incontrato il Primo cittadino di Roma, e non ho difficoltà a dire che mi ha fatto un’ottima impressione. Particolarmente interessante il racconto del suo percorso professionale, che lo ha portato ad essere un chirurgo di chiara fama, specializzato in particolare nei trapianti di fegato. In molti si sono chiesti quella sera come mai Marino avesse lasciato la sua professione per imbarcarsi nella missione impossibile di amministrare la Capitale. I fatti dimostrano che probabilmente non è stata una scelta felice. Una persone competente, profonda e dinamica, ma del tutto fuori contesto. Un “marziano” in Campidoglio, come pure hanno detto – con opposta intenzione – sostenitori e detrattori.
Gravi gli errori e le ingenuità di Marino (non capita mica a tutti di far perdere la pazienza perfino al Papa..), ma indegna, almeno dal mio punto di vista, la campagna mediatica che si è scatenata contro di lui. Ogni disfunzione più o meno grande a Roma e dintorni gli è stata attribuita, senza considerazione del declino inarrestabile che perdura da decenni; ogni giorno una nuova polemica a mezzo stampa; una pressione e un assedio quotidiano partito essenzialmente dal fronte “interno”; un imbarazzante commissariamento e l’imposizione (che il Sindaco non avrebbe dovuto accettare) di tutori più che ingombranti, tra cui l’ultra bianconero Stefano Esposito (che si è pure fatto vanto della sua gioventù ribelle segnata dai cori da stadio contro romani e romanisti; davvero un fine stratega…), paracadutato da Torino con tutte le sue medaglie guadagnate in una lotta estrema a favore della TAV… Non aggiungo altri spiacevoli commenti per evitare querele.
Personalmente sono rimasto molto colpito dalla campagna davvero sguaiata portata avanti contro il Sindaco Marino dal quotidiano «la Repubblica». Un attacco costante, implacabile, smodato. Solo per fare un esempio, mercoledì 7 ottobre compare un’intervista a un ristoratore romano, con tanto di nome del locale e pubblicità gratuita, che con un certo disprezzo dice che l’ex Sindaco si è recato lì per una cena nel luglio 2013 (però, che memoria!) con la moglie, e non per lavoro, addirittura comprando una bottiglia di vino bianco da cinquanta euro. Evidentemente “si tratta proprio bene”. Ma scusate, questo Paese ha fatto passare qualunque porcheria di un ex premier che si accompagnava a prostitute talora minorenni, e si stigmatizza l’acquisto di una buona bottiglia di vino? Indubbiamente la nota spese di Marino era parecchio pasticciata (forse, come spesso accade, pubblicata ex post con troppa disinvoltura), ed è giusto che a questo mal costume si ponga un argine. Ma quante sono le persone che potrebbero finire nel mirino per la stessa “disattenzione”? Perché non pubblichiamo la “nota spese” di qualche firma più o meno importante del giornalismo italico? Non facciamo nomi, scegliamone qualcuno a caso, giusto per vedere l’effetto che fa..
Questo, sia chiaro, non per dire che “così fan tutti”, in modo da non condannare nessuno. Ma per sottolineare soltanto lo sbilanciamento di certe campagne mediatiche e lo strabismo di pennivendoli funzionali al sistema e servili nei confronti del potente di turno. Sono i media ad aver amplificato a dismisura il peso del ducetto leghista; è il silenzio di buona parte dei cosiddetti intellettuali a lasciare campo libero all’arroganza del potere. Magari si spera nella giusta ricompensa: un invito nella trasmissione di Fazio, il quale – gran ciambellano di corte – ha dato egregia prova di sé nell’intervista di domenica sera al funambolico premier toscano.
Ma Ignazio Marino è stato un buon Sindaco oppure no? Diciamo che, lontano da Roma e da un’esperienza diretta nella quotidianità, non si hanno gli elementi necessari per trarre conclusioni definitive. Conosciamo solo, e nel dettaglio, le sue spese di rappresentanza. Molti amici romani ci dicono che non è stato un buon Primo cittadino, troppo favorevole a politiche di stampo liberista, troppo spesso assente e all’occorrenza spietato nel reprimere gli spazi occupati e le più vivaci esperienze di movimento. Altri invece hanno un’opinione opposta, sottolineando come il “marziano” abbia dato prova di grande dinamismo, con idee originali e una forte sensibilità laica (che probabilmente gli è costata parecchio nei rapporti non proprio sereni con il Vaticano), e abbia segnato soprattutto una vera rottura con “Mafia capitale“, che in effetti aveva tra gli obiettivi quello di toglierlo di mezzo.
Niente paura, ci ha pensato il Partito Democratico, almeno in questo caso più efficace di Buzzi e Carminati… In proposito, faccio mie una volta di più le parole del caro amico Marco Revelli: «Ignazio Marino è un caso umano, di rara ingenuità (a voler essere benigni) o stupidità (a voler essere malevoli), ma il PD è il vero caso etico e politico, coinvolto fino ai capelli nello scandalo Mafia Capitale, implicato nel malaffare romano, corresponsabile del disastro amministrativo della città nell’ultimo ventennio; è infame il tentativo di Renzi di scaricare il sindaco e di salvare se stesso e il suo partito».
Riservando ad approfondimenti successivi le ricadute, credo definitive, che il naufragio della giunta romana avrà sul modello politico del Centro-sinistra in tutta Italia, e osservando con sgomento lo scenario che si andrà a delineare nella Capitale, mi pare opportuno ribadire ancora una volta il peso che in questa vicenda ha avuto il sistema mediatico. E mi viene naturale un collegamento con il caso di Rosario Crocetta, il governatore della Sicilia messo nel mirino da due collaboratori del settimanale «l’Espresso» (è bene citare i nomi, Piero Messina e Maurizio Zoppi; non ce ne vorranno, vista la loro “disinvoltura”), ed esposto al pubblico linciaggio mediatico per aver taciuto, in una conversazione telefonica, di fronte alle minacce mafiose che il suo medico avrebbe rivolto alla figlia del giudice Borsellino. La vicenda è nota, e non credo sia necessario riepilogarla. Resta il fatto che al momento quella presunta intercettazione telefonica non è mai stata pubblicata e, anzi, la Procura ha chiesto di condannare i due “giornalisti” per calunnia e diffusione di notizie false.
Crocetta e Marino, cosa hanno in comune? Non mi pare che siano molto vicini a Matteo Renzi.. E «Repubblica» e «L’Espresso», hanno qualcosa in comune? Mi pare proprio di sì.. Non lo scrivo tanto per fare della facile dietrologia, nel Paese dei “complotti” par excellence. Ma per sottolineare quanto importante e delicato sia il ruolo di chi fa (o dovrebbe fare) informazione in questo Paese. Una stampa omolagata e strumentale al Potere (politico ed economico) è quanto di più pericoloso ci possa essere per la vita democratica della comunità.