In arrivo nell’Ovadese quindici rifugiati
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Redazione Ovadese  
9 Ottobre 2015
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In arrivo nell’Ovadese quindici rifugiati

Si chiama 3P il progetto elaborato dal consorzio rivolto a donne dell'Africa nera con bambini. Ne arriveranno quindi nei prossimi mesi

Si chiama 3P il progetto elaborato dal consorzio rivolto a donne dell'Africa nera con bambini. Ne arriveranno quindi nei prossimi mesi

OVADA – Gruppetti da tre, quattro dislocati non solo in città ma nei comuni dell’Ovadese in appartamenti singoli. Saranno principalmente donne con bambini i soggetti inseriti dal progetto elaborato dal Consorzio Servizi Sociali per accogliere sul territorio rifugiati come richiesto anche di recente dalla Prefettura di Alessandria. In tutto saranno quindici, almeno in una prima tranche, che andranno ad aggiungersi ai tredici arrivati lo scorso anno e gestiti in due appartamenti di via Sant’Antonio dall’Ipab Borsalino di Alessandria. Le prime tre donne sono arrivate di recente in città e saranno sistemate nel Borgo in un appartamento affittato dalla casa di riposo di Lercaro. “Ci è stato chiesto – spiega il sindaco di Ovada, Paolo Lantero – di immaginare un modello di accoglienza. Abbiamo deciso di aderire coinvolgendo il Consorzio perché sarà per tutti garanzia di grande professionalità e rispetto delle persone. Tra persone sfortunate abbiamo deciso di indirizzarci verso casi particolari perché il modello di integrazione sviluppato su questo territorio tra assistenza e solidarietà ci sembra il più adatto a occuparsene. In questo ho potuto riscontrare grande maturità da parte dei miei colleghi”.

Nei prossimi mesi si concretizzeranno gli arrivi. Primi paesi interessati Carpeneto, Silvano d’Orba e Lerma. “Il modello che abbiamo scelto – commenta il direttore del Consorzio Servizi Sociali, Emilio Delucchi – a nostro giudizio è il più efficace sia per l’integrazione dei soggetti coinvolti che per la risposta del paese in cui saranno effettivamente sistemati. In questo abbiamo già avuto riscontri positivi da gruppi di volontari. Abbiamo quindi deciso di evitare il gruppo unico. Metteremo assieme persone affini per cultura e caratteristiche. In genere arriveranno dall’Africa subhariana”.  

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