Una nuova “vecchia” Sinistra. Finalmente si inizia a parlarne
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Una nuova “vecchia” Sinistra. Finalmente si inizia a parlarne

La Grecia intravede un po' di luce in fondo al tunnel, nonostante i ricatti della troika. E poi c'è lui, un uomo "nuovo" di 66 anni. Si chiama Jeremy Corbyn, ed è il favorito alle primarie del Labour party, che si chiuderanno a metà settembre

La Grecia intravede un po' di luce in fondo al tunnel, nonostante i ricatti della troika. E poi c'è lui, un uomo "nuovo" di 66 anni. Si chiama Jeremy Corbyn, ed è il favorito alle primarie del Labour party, che si chiuderanno a metà settembre

OPINIONI – Metà agosto. L’Italia sembra fermarsi, il mondo no. Tante le notizie da approfondire e gli spunti di riflessione. Ad esempio, la bandiera degli Stati Uniti che ritorna a sventolare nell’Ambasciata americana a L’Avana, riportata – con un cerimoniale ben studiato – dagli stessi tre marines che l’avevano ammainata 54 anni fa. Oppure le svalutazioni della Cina, che scuotono la finanza mondiale. O l’eterna tragedia dei migranti, con naufragi senza fine e vicende strazianti (le urla rimbalzate da Kos ne sono solo una delle infinite declinazioni), alle quali penosamente si accompagna lo starnazzare degli sciacalli razzisti e fascistoidi di casa nostra, senza ritegno e senza pietà. O ancora il disgelo tra Occidente e Iran, nonostante l’accanimento di Israele e del suo governo chiuso e reazionario (che per inciso nomina Fiamma Nirenstein, già pasionaria berlusconiana e sionista impenitente, ambasciatrice in Italia). Per non parlare delle follie criminali dell’Isis, dove orchi decerebrati stuprano ragazzine prima e dopo essersi inginocchiati a pregare chissà quale abominevole divinità.

Ma è un’altra la questione sulla quale ora mi voglio soffermare. Pare che finalmente si possa tornare a dire che “c’è vita a Sinistra”. La Grecia intravede un po’ di luce in fondo al tunnel, nonostante i ricatti della troika. In una bella intervista sul Manifesto Nikos Pappàs, ministro alla presidenza del consiglio di una Syriza attraversata invero da non poche turbolenze, afferma: “Ho sempre pensato l’Europa come il campo delle lotte di classe. Per questo con le leggi e una diplomazia economica cercheremo di raggiungere i nostri obiettivi: maggiore libertà nazionale, difesa dei deboli, colpi duri agli interessi costituiti, revisione del debito, diverso ruolo della Bce”. Tsipras per certi versi ha dovuto piegarsi, ma credo che abbia anche dimostrato saggezza, equilibrio e forza, e che abbia comunque aperto una breccia. Ora tocca agli altri Paesi portare avanti la lotta contro l’Europa dell’austerità, e perfino in Italia le varie parti e particelle della Sinistra diffusa si stanno parlando e organizzando per un rilancio – speriamo il più possibile unitario – in autunno. Staremo a vedere, confidando che sia finalmente la volta buona.

E poi c’è lui, un uomo “nuovo” di 66 anni. Si chiama Jeremy Corbyn (nella foto), ed è il favorito alle primarie del Labour party, che si chiuderanno a metà settembre. Parlamentare di lungo corso, barba e capelli bianchi, un’espressione triste adeguata a chi è consapevole delle tragedie del nostro tempo, vita parca e rigorosa, un passato e un presente di lotte radicali, un animo coerente da vero socialista e un programma semplice e chiaro: ritornare alle ragioni e alle pratiche originarie della Sinistra, totalmente snaturata dai compromessi con il liberismo globale. Non a caso, è lapidaria la stroncatura dell’ex premier Tony Blair, che paventa in caso di vittoria di Corbyn addirittura l’annientamento dei laburisti (come se non ci avesse già pensato lui, con le sue politiche centriste e la sua svendita degli ideali al capitale finanziario).

Quali, dunque, le proposte di Corbyn: la ri-nazionalizzazione di settori strategici dell’economia, delle ferrovie e delle poste; la creazione di una banca nazionale che possa investire in infrastrutture pubbliche e in progetti innovativi; il contrasto alle politiche di austerità, con l’introduzione di un reddito minimo garantito, e con un sistema di imposte più progressivo e una forte tassazione delle rendite finanziarie e dei profitti delle imprese; una politica migratoria accogliente e responsabile, lontana dalle paure di Cameron; una politica estera di pace e di tutela dei diritti umani (e non solo, vista la sua scelta vegetariana); perfino un ridimensionamento (forse – finalmente! – l’abolizione?) della House of Lords e della monarchia. Un programma “fuori tempo”, e proprio per questo straordinariamente adeguato alla nostra epoca e alle sue storture.

Quel buon sapore ritrovato del Rosso antico

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