“Mamma, ti voglio tutta per me!”: la voce della gelosia
Torna la rubrica "la psicologa risponde". Questa volta a chiedere aiuto è una mamma preoccupata per il comportamento della figlia, che è molto gelosa, da quando è nato il fratellino
Torna la rubrica "la psicologa risponde". Questa volta a chiedere aiuto è una mamma preoccupata per il comportamento della figlia, che è molto gelosa, da quando è nato il fratellino
La situazione descritta da Barbara è comune a molte famiglie: l’arrivo di un fratellino può scatenare nei primogeniti sentimenti di gelosia, al punto da creare forti tensioni familiari e mettere in difficoltà i genitori, sia sul piano emotivo per i sensi di colpa, sia sul piano comportamentale per la gestione dei conflitti.
È importante tenere presente che i bambini sono molto egocentrici, considerano i propri bisogni e desideri, cercano di catalizzare le attenzioni di tutta la famiglia, e l’inevitabile perdita di centralità assoluta può essere molto dolorosa e difficile da accettare. Nel caso dei primogeniti, i segnali di gelosia sono solitamente più evidenti e forse più attesi dai genitori, ma non ne sono esonerati i figli unici e i secondogeniti: la gelosia può esprimersi non solo nei confronti di fratellini e sorelline, ma anche nei confronti di uno dei genitori o di altri parenti, insomma di qualsiasi figura che possa in qualche modo minacciare l’esclusività delle attenzioni e cure amorevoli. In questo senso, la gelosia è un sentimento normale e funzionale, che porta a ricercare la vicinanza delle figure amate (in questo caso i genitori) per ricevere attenzioni nel momento in cui mancano o potrebbero potenzialmente mancare; diventa però disfunzionale quando si manifesta attraverso comportamenti aggressivi, provocatori o eccessivamente passivi.In questo caso, sembra che Teresa abbia modificato il suo comportamento a pochi mesi di distanza dalla nascita di Gabriele, manifestando atteggiamenti aggressivi e provocatori: la bambina non vuole che altri parenti “invadano” la casa, si lamenta di non ricevere abbastanza abbracci dalla mamma, vuole più tempo per la diade mamma-figlia, pretende l’esclusività, racconta bugie, di fronte al papà fa i capricci con la mamma… Queste sono le modalità con cui forse Teresa sta cercando di dire alla mamma qualcosa come “Ho paura, non abbandonarmi”. Certamente, per i genitori è straziante accorgersi che i figli soffrono perché non si sentono abbastanza accuditi, è difficile, se non impossibile, ristrutturare il nucleo familiare e stabilire nuovi equilibri senza che nessuno ne soffra, e proprio per questo il compito della famiglia è accorgersi dei segnali di sofferenza e mobilitarsi per superare i momenti di crisi.
Sarebbe importante avere altre informazioni per avere un quadro completo di questa situazione: come è stata comunicata e vissuta l’attesa del fratellino? Come è cambiata la quotidianità della bambina in questi nove mesi, da quando la famiglia si è allargata? Come si comportano i nonni quando entrano in casa? Esistono ancora momenti esclusivi tra mamma e figlia o c’è sempre una terza presenza?
Restando sul generale, sembra che i comportamenti della bambina siano perlopiù manifestazioni di rabbia nei confronti della mamma che non é più esclusivamente sua. Per questo, il mio primo consiglio per Barbara é quello di creare momenti tra mamma e figlia, offrendo un vero e proprio contenitore temporale entro il quale Teresa possa riconoscere uno spazio esclusivo e protetto da minacce esterne. Può essere complicato dovendo accudire un bimbo di nove mesi, ma Barbara non è sola, può contare anche sul papà e sui nonni di Teresa, ed è più che legittimo chiedere collaborazione, soprattutto se la bambina sta manifestando l’esigenza di passare più tempo insieme. Ad esempio, Barbara potrebbe dire espressamente alla figlia: “dopo che avrò dato la pappa a Gabriele staremo insieme solo io e te per mezz’ora”, proponendo una delle attività preferite di Teresa, e delegando agli altri adulti della famiglia la presa in carico di eventuali esigenze del figlio più piccolo per questo breve tempo. Far sentire a Teresa la sicurezza che esiste ancora uno spazio mamma-figlia garantito e non invaso da altre persone potrebbe attenuare il suo sentimento di gelosia, anche se saranno probabili le proteste e i capricci allo scadere della mezz’ora insieme; si tratta comunque di un insegnamento educativo importante sia dell’esperienza del limite sia dell’esistenza dei bisogni altrui, che per una buona competenza sociale è bene imparare a rispettare.
Per quanto riguarda le punizioni, è importante limitarle ai soli episodi in cui i figli attuano comportamenti molto aggressivi e violano le regole familiari dettate dai genitori (es. alzano le mani su fratelli/sorelle/genitori, dicono parolacce, rompono oggetti), mentre è preferibile evitare di sgridare e punire i bambini nel momento in cui manifestano la gelosia con modalità meno violente. Non deve infatti passare il messaggio che si stanno punendo i figli perché provano gelosia: la gelosia è un sentimento del tutto normale, difficile da gestire, pertanto é compito degli adulti aiutare i più piccoli a imparare a gestire questa emozione complessa che é importante esprimere nel modo giusto, e che se inibita continuerebbe comunque a esistere ma sarebbe più difficile da cogliere per i genitori. I bambini gelosi hanno paura di non ricevere più le attenzioni come prima, perciò la ricercano come possono; gli adulti possono invece armarsi di pazienza, ascoltare le richieste dei piccoli e rassicurarli (a parole e a fatti) che avranno sempre uno spazio esclusivo, anche quando la famiglia si allarga.
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