A spasso per i Borghi più belli d’Italia
Al club nato per valorizzare il patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri al di fuori dai flussi turistici appartengono anche Volpedo, la patria di Pellizza, uno dei più grandi pittori italiani tra Otto e Novecento, e Garbagna, il cui centro storico ricordai borghi liguri
Al club nato per valorizzare il patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri al di fuori dai flussi turistici appartengono anche Volpedo, la patria di Pellizza, uno dei più grandi pittori italiani tra Otto e Novecento, e Garbagna, il cui centro storico ricordai borghi liguri
Iniziamo da Volpedo, la patria di Pellizza, uno dei più grandi pittori italiani tra Otto e Novecento. La fisionomia ottocentesca è ben riconoscibile e permette al visitatore di seguire un itinerario tra arte e paesaggio sui luoghi pellizziani. Si parte dallo Studio fatto costruire da Pellizza nel 1888, dopo aver deciso di vivere e operare nel paese natale, pur restando in contatto con le grandi correnti artistiche internazionali. L’atelier, che era per l’artista luogo di lavoro ma anche di studio e di incontro con gli amici, quando non gli era possibile dipingere en plein air, è aperto al pubblico e si presenta come un contenitore prezioso delle memorie di Pellizza. I luoghi del pittore rivivono attraverso le riproduzioni in grande formato di dieci opere disseminate nel borgo e collocate in punti selezionati, a diretto confronto con gli scorci di paesaggio che le hanno ispirate.
Da vedere la piazzetta, oggi chiamata Quarto Stato, in cui Pellizza realizzò, dal 1892 al 1901, le sue grandi opere sociali utilizzando i contadini come modelli dal vero: Ambasciatori della fame, Fiumana, Il cammino dei lavoratori e, infine, Il Quarto Stato. Un lampione indica la posizione in cui il Pellizza piazzava il cavalletto. Passando davanti alla sede della ex Società operaia di mutuo soccorso, di cui Pellizza caldeggiò la costruzione, e si arriva alla millenaria Pieve, gioiello romanico della val Curone. La chiesa campestre, già citata nel 965 e ricostruita nel XV sec., presenta una facciata di assoluta semplicità e custodisce all’interno pregevoli affreschi quattrocenteschi.
A Garbagna l’architettura del centro storico richiama alla mente i borghi liguri: alte case addossate le une alle altre, vie caratteristiche, archi, portali scolpiti, qualche palazzo, come quello dei Fieschi-Alvigini, quello dei Cervini e quello dei Doria, nella bella piazza Doria. Qui al centro, sotto ad un antico arco di pietra, si apre un pozzo pubblico. A lato della Chiesa Parrocchiale, però, si trova la piazza più antica, più nota come “a piassa da l’urmu”, la piazza dell’olmo, dove un tempo sorgeva un un olmo secolare. Era proprio in “platea sub ulmo” – come si legge negli antichi statuti medievali – che si sottoscrivevano accordi, si concedevano investiture e si facevano transazioni. Esiste ancora sul posto un’enorme pietra scura, la pietra del banco di giustizia, che in paese chiamano “a prega da l’urmu” (la pietra dell’olmo), dalla quale, secondo una tradizione, venivano pronunciate pubblicamente le sentenze, o, più semplicemente, essa sarebbe servita da pedana per il banditore che, seguendo un preciso rituale, dava lettura dei bandi e delle decisioni del feudatario o del suo commissario.
A dominio del paese i resti imponenti del Castello. La Chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, è il rifacimento settecentesco della primitiva pieve romanica dell’XI secolo. All’interno sono contenute pregevoli opere, accanto ad un organo moderno, se ne conserva un altro del Seicento (il più antico della Diocesi Tortonese), un autentico gioiello dell’arte organaria italiana. Su piazza Doria l’Oratorio di San Rocco. A monte del paese, in località Lago di Feiga, il Santuario della Madonna del Lago.