“Siam pronti alla vita?”
Il siam pronti alla morte di Mameli esprime la consapevolezza di un valore (identificato nella Patria) capace di fondare una scelta di vita o di morte, capace di dare senso persino allestremo sacrificio
Il siam pronti alla morte di Mameli esprime la consapevolezza di un valore (identificato nella Patria) capace di fondare una scelta di vita o di morte, capace di dare senso persino allestremo sacrificio
Nella cerimonia di inaugurazione della Esposizione universale si è guadagnata un piccolo spazio sui media la “licenza poetica” del coro (o meglio del suo direttore) che ha intonato l’inno nazionale: infatti la compatta coorte, in cui gli italiani idealmente si stringono, ha visto mancare la rima al verso successivo diventato “siam pronti alla vita, l’Italia chiamò!”. Adattamento ai gusti del pubblico cui non piace sentir parlare di morte in un giorno di festa? Trovata originale per far parlare un po’ del coro che altrimenti sarebbe passato inosservato come tanti dei momenti del cerimoniale? Attenzione alla possibile incongruenza di far proclamare pronti alla morte una schiera di bambini (il coro era di voci bianche)? Adeguamento allo stile giovanil-speranzoso del capo del governo che avrebbe preso la parola poco dopo?
Nei giorni successivi la strofa incriminata ha avuto l’onore di qualche cronaca e di commenti diversi, da chi apprezzava l’idea e l’originalità a quanti vedevano la lesa maestà nella variazione dell’amato inno nazionale. In questa sede non voglio tornare sulla legittimità o sulla opportunità dell’operazione poetico-canora.
Mi soffermo invece sull’idea che sta dietro a quelle parole: mi sono in effetti chiesto quale senso Goffredo Mameli volesse veicolare nel proclamare i “fratelli d’Italia” pronti alla morte. Certamente il verso risente di una idea patriottica piuttosto distante dalla sensibilità moderna; inoltre la morte citata era, nell’ideale (e nella realtà) risorgimentale in cui l’inno fu composto, ben più di una extrema ratio, ma possibilità concreta, così come lo sarebbe stata per i giovani italiani chiamati a combattere ancora molte volte da quando “Fratelli d’Italia” fu intonato in principio.
Senza indulgere alla facile retorica che ricorda il sangue versato da tanti italiani che ci ha donato un tempo prolungato di pace (… in Italia), credo che invece valga la pena sottolineare che il “siam pronti alla morte” di Mameli fosse (e sia) un modo per dire che “siam pronti alla vita”. In effetti esso esprime la consapevolezza di un valore (identificato nella Patria) capace di fondare una scelta di vita o di morte, capace di dare senso persino all’estremo sacrificio.
Ciò che mi sembra più distante dal sentire contemporaneo è proprio l’idea che ci sia qualcosa di così grande per cui si è pronti a spendere la vita e per cui si è pronti a morire; riusciremo a dire “pronti alla vita” quando potremo dire “pronti alla morte” e soprattutto quando riusciremo ad usare la prima persona plurale “siamo”!