Lavoro e responsabilità
La quasi totalità dei ragazzi americani dai 16 anni in su ha un lavoro soprattutto per imparare ad essere responsabile e a maneggiare il denaro. Ma se non vai bene o non servi più lindomani sei a casa, senza appello
La quasi totalità dei ragazzi americani dai 16 anni in su ha un lavoro soprattutto per imparare ad essere responsabile e a maneggiare il denaro. Ma se non vai bene o non servi più l?indomani sei a casa, senza appello
Nella nostra zona, generalmente benestante, il lavorare ha soprattutto lo scopo di imparare ad essere responsabili oltre ad insegnare a maneggiare il denaro e il suo valore. Statisticamente poi si è visto che il lavoro,anche fatto dopo la scuola ogni giorno, magari per due ore al giorno, non peggiora i risultati scolastici, anzi li migliora. A questo si aggiunge il togliere certi grilli per la testa, che chi ha troppo tempo a disposizione, può avere. Ora, non fraintendetemi, lo stesso risultato lo si ottiene se un giovane è coinvolto in altre attività extra scolastiche, come attività sportive o musicali oppure se fa volontariato!
All’università invece diventa importante avere un vero lavoro. Il futuro datore di lavoro, quello del dopo laurea, quello che assumerà per gli studi fatti e le conoscenze specifiche, vedrà di molto buon occhio ogni lavoro precedente, qualsiasi lavoro. Per questo motivo la quasi totalità dei miei studenti dell’università lavora. L’università stessa mette a disposizione parecchi posti di lavoro: gli studenti sono presenti in tutti gli uffici e in tutte le posizioni. Le università americane sono praticamente delle “città” autosufficienti: hanno uffici postali, radio-televisioni, giornali, dormitori, uffici di pubbliche relazioni, mense, pronto soccorso, palestre, biblioteche, negozi, cinema, e la lista potrebbe continuare ancora per molto, ma alla fine quello che conta è che la prima persona che si incontra in ogni postazione è uno studente. Al di fuori dell’università è la stessa cosa: i camerieri dei ristoranti sono per la maggioranza studenti, così come i cassieri dei negozi, i magazzinieri ect ect.
Sti ragazzi si fanno un discreto fondello: è un po’ la mia paura (la mamma italiana iperprotettiva esce fuori!) che mia figlia non si trovi sopraffatta da troppe responsabilità perchè alla fine è vero che lo studio è il motivo per cui è all’università e di ore di studio ne fanno tante. Era già studiare tutte le sere fino alle 23,30 al liceo… Mia figlia è venuta a casa due settimane fa e, dopo aver spulciato le offerte di lavoro della zona, ha fatto un colloquio ed è stata assunta. Vuol dire che andrà a lavorare lì? Non è detto! Mancano ancora due mesi, c’è tempo per guardarsi ancora in giro e scegliere. È facilissimo vedere fuori da esercizi commerciali la scritta “We are hiring” (assumiamo).
Whoa, gli Usa: è il paese di Bengodi. Trasferiamoci tutti lì! Calma! Non è tutto oro quel che luccica… Per prima cosa, se non vai bene o non servi più l’indomani sei a casa, senza appello e lo stesso succede se non ti piace il lavoro, te ne vai senza strascichi di sorta. Arrivederci e grazie… Il trattamento pensionistico non esiste e la cosa è accettata da tutti, come non c’è assistenza medica per chi fa quel tipo di lavoro (il discorso sulle pensioni è lungo, così come quello sull’assistenza medica, eventualmente sarà per un’altra volta).
I ragazzi che fanno questi lavori non hanno nessun bonus, vengono pagati ad ora, per le ore che fanno. La paga oraria è quella minima (si chiama Minimum Wage) che varia da stato a stato e qui è 7.50$… Alla fine i ragazzi guadagnano così poco che non serve a loro neanche fare la dichiarazione dei redditi. Insomma in questo modo, secondo la mentalità italiana, il lavoratore è sfruttato, secondo la mentalità americana ci si rimbocca le maniche e si cerca un altro lavoro o più di un lavoro contemporaneamente.
È giusto? Forse no, specialmente per chi deve sostenere una famiglia. Ma è giusto quello che succede in Italia, dove l’immobilismo non apre nuove possibilità? Dove non si può quasi licenziare o licenziare costa di più che lasciare per anni i lavoratori in cassa integrazione? Dove facendo così non si fa che aumentare il lavoro in nero? Dove i giovani non trovano lavoro neanche a trent’anni e vivacchiano alle spalle dei genitori?
Io non conosco nessun figlio di amici che durante l’estate abbia la possibilità di lavorare (se non lavorare come intrattenitore per associazioni tipo parrocchie o boyscout) e men che mai durante l’inverno. Di chi è la colpa? Dei giovani che sono viziati e non si abbasserebbero a pulire dei pavimenti, dall’alto dei loro studi universitari, o della legge che non permette di assumere alla luce del sole perchè ci sono troppi cavilli, protezioni e spese da parte del datore di lavoro?
A voi la risposta.