Alla scoperta del patrimonio geologico della provincia: la Val Lemme
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Davide Notti - redazione@alessandrianews.it  
28 Marzo 2015
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Alla scoperta del patrimonio geologico della provincia: la Val Lemme

La nostra provincia offre anche un suo patrimonio di punti di interesse geologico, a volte di interesse scientifico internazionale ma non sempre conosciuti e che potrebbero essere inseriti fra i percorsi turistici. Un percorso geoturistico per qualche gita fuori porta domenicale

La nostra provincia offre anche un suo patrimonio di punti di interesse geologico, a volte di interesse scientifico internazionale ma non sempre conosciuti e che potrebbero essere inseriti fra i percorsi turistici. Un percorso geoturistico per qualche gita fuori porta domenicale

OPINIONI – La nostra provincia offre oltre la suo patrimonio culturale e paesaggistico anche un suo patrimonio di punti di interesse geologico, a volte di interesse scientifico internazionale ma non sempre conosciuti e che potrebbero essere inseriti fra i percorsi turistici.
In questo articolo verrà suggerito un percorso geoturistico, per qualche gita fuori porta domenicale. Un percorso interessanti lo si può fare in Val Lemme da Gavi al monte Tobbio. Il percorso è anche un viaggio a ritroso nel tempo nella storia geologica di questo settore della provincia. Qui una mappa dove sono localizzati i geositi di cui parliamo. Partendo da Gavi possiamo visitare:

1. Le cascate del Neirone, Gavi. Il Torrente Neirone a Gavi poco prima di confluire nel torrente Lemme forma delle piccole ma suggestive cascate incidendo le formazione rocciosa delle “Arenarie di Serravalle”. Questa rocce sono formate in prevalenza da arenarie massicce e compatte che danno forma ad un rilievo abbastanza acclive. Non a caso la ripida collina dove sorge il forte di Gavi si è formata da queste rocce. Le Arenarie di Serravalle si sono formate circa 13 milioni di anni fa nella epoca geologica del Miocene e più precisamente nell’età chiamata “Serravalliano” che a livello internazionale prende il suo nome da Serravalle Scrivia dove si è definito per la prima volta questo età geologica. Le arenarie di Serravalle testimoniano il fondo sabbioso in un antico mare, non molto profondo, che occupava gran parte della zona collinare e di pianura del Piemonte. Per potere accedere al sito si può consultare il Sentiero della provincia di Alessandria che porta alla cascate e successivamente ad una falesia dove si può praticare arrampicata grazie alla buona competenza della roccia.

2. Il geosito Gssp di Carrosio. Una volta lasciata Gavi risalendo la Val Lemme verso Sud si procede verso rocce depositatesi in tempi geologici più antichi. A Carrosio si può trovare un sito geologico di importanza internazionale chiamato GSSP (Global Stratotype Section and Point). Si tratta di una successione rocciosa tipo dove, in base a varie parametri (fossili, composizione, datazioni,…) viene stabilito a livello mondiale per convenzione il passaggio tra due periodi della storia geologica della Terra. Quello di Carrosio è particolarmente importate perché separa il periodo Paleogene dal Neogene ed è datato a circa 23 milioni di anni. Le rocce che costituiscono il geosito sino le “Marne di Rigoroso” costituite da calcare e materiale fine come limo e argille. Queste rocce sono la testimonianza di una mare più profondo rispetto a quello delle arenarie di Serravalle che occupava grama parte del Nord Italia. Il sito si raggiunge con una passeggiata di circa 30 minuti dal centro di Carrosio. Giunti al sul posto un pannello illustrativo, installato due anni fa dalla collaborazione fra ISPRA e il circolo Legambiente della Val Lemme permette di avere maggiori informazioni sul GSSP. Inoltre si può godere un buon panorama sull’abitato di Carrosio.

3. Parete nei conglomerati delle Formazione di Molare Carrosio. Sempre a Carrosio seguendo le indicazioni per il paese di Sottovalle appena usciti dal paese si incontra una parete rocciosa formata dalla “Formazione di Molare” (o conglomerati di Savignone come si chiama in Valle Scrivia). Il conglomerato si presenta come una roccia costituita da ciotoli di varie dimensioni cementati fra loro. Le rocce in questo caso sono la testimonianza di un antico delta fluviale che nell’Oligocene (circa 40 milioni di anni fa) occupava questa area. All’epoca le Alpi si stavano ancora formando e il mar Ligure non esisteva ancora. I vari fiumi e torrenti che scendevano dalle attuali Alpi liguri e dalla zona delle attuali capanne di Marcarolo sfociavano in un mare che occupava gran parte del Nord Italia. Il conglomerato è una roccia particolarmente resistente e da origine ad una morfologia acclive con (come vedremo in qualche prossimo articolo).

4. Calanchi di Sottovalle. Proseguendo la strada si arriva al paese di Sottovalle (già in comune di Arquata Scrivia) ritornando nella formazione delle Marne di Rigoroso. Qui l’azione erosiva dell’acqua ha creato un suggestivo paesaggio a calanchi, una serie di vallecole profondamente incise nella roccia senza copertura di suolo o vegetazione.

5. Fonte sulfurea di Voltaggio. Risalendo la Val Lemme da Carrosio si giunge a Voltaggio. Voltaggio è un altro punti di interesse della geologico in quanto da qui parte una serie di linee tettoniche (faglie) che formano la linea “Sestri-Voltaggio” che è stata considerata, sotto alcuni punti di vista, come la divisione fra la catena Alpina ed Appenninica. La presenza di faglie e fratture facilita la risalita di acque profonde che spesso sono caratterizzate da forte mineralizzazione. A Voltaggio lungo la strada per il valico degli Eremiti e le Capanne di Marcarolo si trova una fonte sulfurea dal caratteristico odore di uova marce per la presenza idrogeno solforato.

6. Peridotiti del M. Tobbio. L’ultima tappa è la salita al Monte Tobbio da Voltaggio si sale al passo degli eremiti e da li con una camminata di circa un’ora e trenta minuti si può salire sulla cima del Monte Tobbio (1092 m). Le rocce metamorfiche che costituiscono il Tobbio oggi le possiamo trovare nelle profondità degli oceani e sono la testimonianza della parte profonda del fondale di un antico oceano (Ligure – Piemontese) che nel periodo Giurassico (150 milioni di anni fa) copriva gran parte di questa area. Lo scontro fra la placca europea ed un settore della placca africana comportò la chiusura di questo oceano e formazione della catena Alpina con il sollevamento di migliaia di metri delle rocce dell’antico fondale. Le rocce ricche di ferro e magnesio dal caratteristico colore verde scuro producono un suolo poco fertile e quindi solo alcune specie vegetali (ad esempio i pini) si adattano. Questo crea le condizioni per un paesaggio particolare che si trova in buona parte del parco della capanne di Marcarolo. Tali rocce sono anche chiamate in causa delle più recenti cronache sul Terzo Valico. Dalla cima del Tobbio si può ammirare nei giorni limpidi un panorama che spazia dalle Alpi al Mar Ligure.

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