La Cassazione annulla la condanna di Beti
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12 Marzo 2015
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La Cassazione annulla la condanna di Beti

L'imprenditore albanese che imboccò contromano l'A26 scontrandosi con un'auto e uccidendo quattro ragazzi francesi, tornerà a giudizio. In Corte d’Assise d’appello si farà un nuovo processo in cui verrà contestato l’omicidio colposo e non più doloso

L'imprenditore albanese che imboccò contromano l'A26 scontrandosi con un'auto e uccidendo quattro ragazzi francesi, tornerà a giudizio. In Corte d?Assise d?appello si farà un nuovo processo in cui verrà contestato l?omicidio colposo e non più doloso

CRONACA – Non è passata, in Cassazione, la linea giurisprudenziale favorevole alla configurazione del reato di ‘omicidio stradale’. La corte Suprema ha annullato ieri le sentenze di condanna inflitte in primo e secondo grado a Ilir Beti, l’imprenditore albanese che, la notte del 13 agosto, imboccò l’autostrada A 26 in contromano, percorrendo 30 chilometri, terminando la folle corsa contro l’auto su cui viaggiavano cinque ragazzi francesi. Quattro di essi persero la vita: Julien Jean Raymond, 26 anni, Vincent Lorin, 22, Audrey Reynard, 24, Elsa Desliens, 22 anni. 

Così le agenzie di stampa riportavano la notizia: 

La Suprema Corte ha infatti annullato con rinvio la maxi-condanna a 21 anni di reclusione inflitta a Ilir Beti, l’imprenditore albanese che imboccò la A26 contromano e la percorse per 30 chilometri per dimostrare la sua abilità al volante. Nell’impatto con il suo Suv morirono quattro ragazzi francesi il 13 agosto 2011. Il caso ritorna ora in appello per essere riesaminato. 
[ANSA]

L’accusa, nel corso dei processi di primo e secondo grado, aveva dimostrato il “dolo eventuale”. Beti, cioè, aveva tenuto una condotta pericolosa consapevolmente, accettando il rischio di quel che stava facendo e non mettendo in atto nulla per evitarlo. 
Ventun anni di carcere era stata la condanna inflitta dalla corte di Appello di Torino. Ora, secondo la Cassazione, non vi fu dolo, ma solo colpa. Il caso tornerà, quindi, in corte d’Appello per il riesame partendo, però, dalla colpa e non dal dolo.

Le reazioni
Rabbia e dolore sono le prime reazioni delle famiglie delle vittime che hannoatteso ieri la sentenza davanti alla Corte di Cassazione, con candele accese e striscioni. 
“Mai nessuno, in qualsiasi mondo con qualunque mezzo e con le strategie più inaspettate, ridurrà a zero la memoria dei nostri figli”, scrive Christine Lorin, madre di Vincent. Lei, insieme ai parenti delle vittime, ha seguito passo dopo passo le vicende precessuali, ha tenuto viva -e continua a farlo – la battaglia per il riconoscimento a livello europero del reato di omicidio di strada. Christine non esita a definire Beti “un assassino”. “Non solo abbiamo a che fare con un criminale, ma anche con coloro che lo sostengono. La lotta per i nostri figli non finirà!”.

L’associazione Italiana Familiari Vittime della Strada

“Sappiamo che ubriaco ha percorso 30 km contromano ed ha ucciso quattro giovani francesi il 13 agosto del 2011.
Eravamo rimasti sconcertati quando abbiamo appreso che il magistrato Sara Pozzetti dopo due giorni dalla strage aveva lasciato in libertà il criminale stradale. Una decisione che registrava una forte dissonanza sociale.
Ma in appello la condanna esemplare di 21 anni ci aveva restituito fiducia nella giustizia.
In Cassazione di fronte a tortuose discussioni tra colpa e dolo, il procuratore generale Gabriele Mazzotta ha affermato che “la categoria della colpa non è residuale nel diritto e se applicata in un caso così estremo avrebbe consentito di infliggere la stessa condanna comminata all’imputato con tutte le aggravanti possibili, senza forzare la categoria del dolo”.
Tenuto conto di tali affermazioni, la Corte d’Appello che dovrà rifare il processo, dovrà egualmente arrivare ad applicare una pena di 21 anni. In attesa che il Procuratore Generale Mazzotta chiarisca quale calcolatrice utilizzare per arrivare ad una condanna equivalente, ci aspettiamo che, almeno per il giudizio di rinvio, la magistratura sappia essere coerente, applicando il massimo della pena prevista per l’omicidio colposo comprensiva delle aggravanti.
Da quanto sopra emergono i reali problemi: le diverse sensibilità culturali e sociali dei magistrati rendono schizofrenica la giustizia, disorientando i cittadini, ai quali, invece, interessa che venga riconosciuta la gravità del reato, desumendola dalla gravità della colpa, dalla gravità del danno e dal comportamento del reo, al fine di applicare una pena congrua e da espiare.
Purtroppo stiamo ancora ad aspettare che si apportino modifiche migliorative all’omicidio colposo stradale, già esistente nel codice penale, stabilendo pene commisurate alla gravità del danno e della colpa”, scrive la presidente Giuseppa Cassaniti Mastrojeni.

Il sindaco di Rocca Grimalda, Fabio Barisione:
“Sono profondamente sconcertato e amareggiato per l’esito della decisione della Cassazione di derubricare il reato di omicidio volontario per l’uccisione di Julien, Vincent, Audrey e Elsa.
Questa tragedia mi colpì immediatamente, la senti profondamente mia. Conobbi i genitori per la prima volta quando li invitai a Rocca nel 2011 in occasione della giornata mondiale delle vittime della strada. Il loro desiderio di giustizia permeava ogni loro parola, ogni loro gesto.
Le sentenze di primo e secondo grado, che hanno portato alla condanna di Ilir Beti a 21 anni e 4 mesi, potevano veramente fare giurisprudenza. Il nostro Paese diventare un esempio per le moltissime vittime che così spesso insanguinano le nostre strade e quelle di tutta Europa. Vittime inermi e senza difese di fronte ad un utilizzo omicida delle auto. Come è stato in questo caso. Invece no. Ancora una volta si torna indietro, per il nostro Paese la certezza della pena ancora una volta si trasforma in un miraggio.
Purtroppo Julien, Vincent, Audrey e Elsa non trovano giustizia. A Rocca Grimalda, all’ombra della chiesa di St. Limbania, protettrice dei viaggiatori, 4 alberi li ricordano, e da oggi ricordano anche la necessità di dare loro giustizia, come a tutte le vittime della strada, di continuare con ancora maggiore forza la nostra battaglia. Abbraccio con tutta la forza che ho i genitori e i parenti tutti”.

 

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