Emancipazione? Se c’è il lavoro…
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Emancipazione? Se c’è il lavoro…

Giro di pareri tra le ovadesi: con la crisi a venire meno sono una serie di lavori femminili per i quali la richiesta è molto diminuita negli ultimi anni

Giro di pareri tra le ovadesi: con la crisi a venire meno sono una serie di lavori femminili per i quali la richiesta è molto diminuita negli ultimi anni

OVADA – E’ la festa delle donne, a corollario della serie di appuntamenti presenti in zona per celebrare la data, abbiamo provato a delinearne il significato che negli anni ha acquisito per le donne del territorio. Si è parlato prevalentemente di emancipazione, che, per quasi tutte le intervistate, significa identificarsi in una vita gratificante su più fronti: famiglia, lavoro e passioni.  “L’inferiorità della donna sul piano economico, giuridico e civile- afferma Paola, pensionata– e la sua esclusione da una serie di diritti e di attività erano motivate con ragioni in parte prive di fondamento, come l’inferiorità fisica, l’emotività e la scarsa capacità logica. Il ruolo predestinato della donna era quello di essere moglie, madre e casalinga. Non  poteva ricoprire cariche pubbliche e tanto meno occupare posti lavorativi che spettavano di diritto agli uomini”.

Le risposte ottenute confermano che la maggior parte delle ovadesi lavoratrici, in tempo di crisi e bilanci negativi, vivono in modo positivo il fatto di avere un’occupazione e sono fiduciose sulla possibilità di realizzarsi sia nella vita lavorativa sia in quella privata. Importante sembra restare, tuttavia, la necessità di avere un lavoro interessante, non solo per chi non vuole lasciare la laurea in un cassetto, ma anche per chi è entrata nel mondo lavorativo nell’adolescenza come sottolinea Claudia, da anni impiegata nella stessa azienda: “Senz’altro era più semplice, negli anni  ’90, riuscire a trovare un’occupazione che potesse gratificarci e permetterci di essere economicamente indipendente. Oggi è più difficile e vedo i problemi che incontrano quotidianamente le mie figlie e le loro amiche. Conciliare casa e lavoro non è solo un affare privato, ma una sfida che riguarda le aziende. Avere diritti non significa avere maggiori opportunità”.

“Emancipazione dovrebbe anche significare scelta- afferma Laura, operaia- e magari poter scegliere di rimanere a casa, di tornare a svolgere il ruolo di moglie e madre, senza perdere i diritti conquistati. Tuttavia, ad oggi, sembra impossibile riuscirci e chi riesce ha la fortuna di avere alle spalle un buon patrimonio o un marito con un buon lavoro. Per una famiglia media, ormai, un solo stipendio in casa risulta difficoltoso da gestire. Inoltre, il ruolo per permettere un buon andamento familiare sembra restare un ruolo femminile: magari dovrebbero essere quello l’ambito da ridefinire”. 

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