Rapetti: “Avviare un percorso virtuoso per lo sviluppo del territorio, valorizzando l’esistente”
E' uno dei comuni più grandi della Provincia, e anche uno di quelli meno densamente abitati. Composto in realtà da 4 paesi messi insieme, Predosa (più le sue frazioni Mantovana, Castelferro e Retorto) dal maggio di questo anno ha un nuovo Sindaco, Giancarlo Rapetti
E' uno dei comuni più grandi della Provincia, e anche uno di quelli meno densamente abitati. Composto in realtà da 4 paesi messi insieme, Predosa (più le sue frazioni Mantovana, Castelferro e Retorto) dal maggio di questo anno ha un nuovo Sindaco, Giancarlo Rapetti
La situazione che ha trovato Rapetti non è certo facile, ma non distante da quella che si trovano ad affrontare tanti Sindaci di piccoli comuni. La differenza la si può trovare nelle strategie che vengono messe in atto.
“Un piccolo comune ha tutti i problemi di un centro più grande, magari più in piccolo, e in più ha qualche problema che i fratelli maggiori non hanno”, ci dice Rapetti nel suo ufficio, sotto la foto del Presidente Napolitano con a fianco il Crocefisso.
La crisi economica ha colpito anche Predosa: il tessuto industriale tiene, per fortuna, ma non basta per dare lavoro a tutti. C’è chi è rimasto senza lavoro, chi ha lo sfratto, e in un paese dove ci si conosce tutti queste cose pesano in modo diverso.
Nonostante la crisi, a Predosa resistono alcune aziende importanti: la Termignoni, ad esempio, che costruisce l’impianto di scarico della moto del campione del mondo 2014 Marc Marquez.
Non solo marmitte: a Predosa troviamo anche la Grassano, leader nel trattamento degli oli esausti, la Magnino, specializzata in legni di pregio, la Pizzorni che produce bottiglie per un mercato mondiale, la Rael specializzata in motori elettrici.
Infine, la storica azienda Grafoplast, che è stata recentemente assorbita dalla multinazionale 3M ma che ha mantenuto la produzione nella sede di Predosa.
“Il problema principale è proprio far fronte alla crisi di lavoro: c’è chi è rimasto senza lavoro, chi non riesce a pagare il mutuo o l’affitto, e il Comune è un riferimento importante per i cittadini. Ma è davvero difficile cercare di fare qualcosa”.
Le risorse a disposizione del comune sono poche: l’addizionale irpef è quel che è, perché Predosa non è un posto da “ricchi” e il gettito ne risente, e gli oneri di urbanizzazione praticamente non forniscono entrate, vista la crisi del settore edilizio.
“La sfida è quella di non aumentare le tariffe per i cittadini (Predosa è il Comune della Provincia con le tasse più basse) e mantenere inalterati i servizi. Ci stiamo riuscendo, anche se non è facile. In questa situazione la cosa più semplice da fare sarebbe stare fermi, gestire la quotidianità e aspettare le prossime elezioni. Ma se si ama il proprio paese, non si può fare…”.
Rapetti è in pensione, ma ha un passato di bancario che si occupava di organizzazione, ed è stato anche Presidente della Polisportiva di Castelferro, che organizza la famosa sagra dei salamini d’asino. Non è un uomo di partito, anche se la sua lista a Predosa era quella “di sinistra”, contrapposta a quella del Sindaco uscente Sardi.
Non è facile bilanciare quello che si vorrebbe fare, con quello che le risorse permettono.
“Predosa è un paese bellissimo, ma la voce turismo qui non esiste. A Castelferro organizziamo una delle sagre di maggior successo della provincia, ma dalla sagra in poi se uno vuole tornare dalle nostre parti per mangiare i salamini, non può farlo. Io credo che la nostra zona abbia le potenzialità per diventare attraente sotto questo profilo, ma occorre lavorarci e non è possibile farlo da soli”.
A Retorto, che è un piccolo borgo incantato dove il tempo pare essersi fermato, c’è un progetto di rilancio in senso turistico di cui si parla da anni ma che ancora non parte.
“E’ un progetto molto ambizioso, che prevede investimenti milionari da parte di privati per ristrutturare il borgo e dare vita ad un albergo e un agriturismo, tanto per cominciare. Il progetto non si è fermato, ma è stato rivisto grazie anche alla crisi che ha dovuto far ripensare alcune parti del progetto forse troppo ambiziose per il periodo. Recentemente abbiamo approvato l’ultima revisione del progetto, e ora è possibile far partire il progetto esecutivo. Il rilancio di Retorto potrebbe avere anche riflessi positivi sul progetto di parco dell’acqua”.
Quella del parco dell’acqua è un’altra storia interessante: nel 2008 viene inaugurato il “tubone” lungo 28 chilometri che porta l’acqua da Predosa a Acqui Terme, per risolvere l’annoso problema della città termale, che a dispetto del nome d’estate finiva sempre a secco per la mancanza d’acqua nell’Erro.
L’acqua di Predosa finisce così per dissetare Acqui, che ringrazia consegnando simbolicamente una bottiglia di acqua delle terme all’allora Sindaco Trucco. Un bel colpo per Acqui, che risolve i suoi problemi idrici con l’acqua di Predosa, e un po’ meno per quest’ultima, che incassa un sacco di belle promesse e si trova con una zona con vincoli strettissimi, a causa della presenza dei pozzi. E il progetto di un ipotetico parco che per ora non c’è.
Il parco dell’acqua potrebbe essere un modo per portare un po’ di turismo, un po’ di gente. I pozzi che danno acqua al tubone per Acqui sorgono in un’area enorme (50 ettari) che è posta sotto vincolo strettissimo, per tutelare la bontà dell’acqua. Nessuna possibilità di insediamenti residenziali, industriali, e neppure possibilità di coltivazione per evitare che fertilizzanti o altri prodotti possano andare a toccare le falde idriche. Un bel problema per un paese che ha sì un vasto territorio, ma che di fatto ne ha perso un pezzo bello grosso.
Il progetto sul parco c’è: un’area dedicata al ciclo dell’acqua, indirizzata al turismo scolastico. Un progetto che potrebbe portare anche posti di lavoro, ma che si scontra con il disinteresse della Regione, e con l’immobilità della amministrazione precedente su questo tema.
La strategia di Rapetti è chiara: non aumentare le tariffe mantenendo i servizi ai cittadini, e avviare un percorso virtuoso che dia una prospettiva di sviluppo al territorio, valorizzando l’esistente.
Non è facile partendo dalle esigue casse comunali e dai 6 dipendenti del comune che si devono occupare di un territorio enorme. “Ma dobbiamo provarci, perché altrimenti che senso ha essere qui?”
Una delle strade è quella del coinvolgimento dei cittadini. Partendo ad esempio dalla scuola: nei paesi piccoli, se ci sono pochi bambini, succede spesso che la scuola venga chiusa. Ma non si può certo convincere gli abitanti a fare più figli, per scongiurare il pericolo.
La soluzione è quella di cercare di offrire servizi maggiori e migliori, per evitare che qualcuno decida di portare i figli a scuola altrove. Ed ecco che si organizzano un micronido per i più piccoli, corsi di inglese per bambini, servizi di doposcuola.
Ai partecipanti viene garantito il servizio di trasporto con pulmino e grazie ai volontari della biblioteca civica anche il laboratorio creativo di pittura e lettura, e corsi di inglese.
La storia di Predosa è la storia di tanti comuni italiani, ricchi di storia e con un territorio bellissimo. Una storia sempre più difficile, grazie anche a una politica nazionale che, nell’obbiettivo di tagliare i costi, li ha di fatto messi in ginocchio. Ma i cittadini, se hanno un problema, non vanno a cercare né il Presidente della Regione, né quello del Consiglio. Vanno a cercare il Sindaco.