Retorto, tra abbandono e fiaba
Retorto è un borgo incantato sulle rive dellOrba. Posto in fianco a una strada di grande circolazione ma ormai praticamente abbandonato, un tempo era un fiorente borgo agricolo abitato da centinaia di persone. Oggi si presenta in ottimo stato di conservazione, con giardini curati e antiche case rurali. Peccato che non vi sia anima viva.
Retorto è un borgo incantato sulle rive dell?Orba. Posto in fianco a una strada di grande circolazione ma ormai praticamente abbandonato, un tempo era un fiorente borgo agricolo abitato da centinaia di persone. Oggi si presenta in ottimo stato di conservazione, con giardini curati e antiche case rurali. Peccato che non vi sia anima viva.
Oggi Retorto si presenta in ottimo stato di conservazione, con giardini curati e antiche case rurali. Peccato che non vi sia anima viva. La chiesa, il parco, la vecchia scuola elementare: il tempo pare essersi fermato in questo piccolo borgo antico, e mentre passeggi per le sue strade non puoi fare a meno di pensare di essere osservato da qualcuno, da dietro una finestra. Ma ti volti, e non c’è nessuno. Sarà che lì nei pressi c’è il vecchio cimitero, detto degli orrori perché alcuni anni fa le ossa dei morti antichi erano tornate in superficie, come per far ricordare che ci sono ancora ai discendenti ormai distratti e andati.
Retorto è frazione di Predosa ma rispetto al suo capoluogo vanta una storia più antica: già nel 938 il suo nome è citato da Ugo di Provenza, che donava la cappella di Rivotorto alla regina Berta per le sue nozze. Non si trattava di un matrimonio da poco: Ugo di Provenza era re d’Italia, e la figlia Berta, che sposando il re bizantino Romano il Giovane (che al tempo ha solo 8 anni) divenne imperatrice di Costantinopoli.
Si pensa che un’antica strada che univa diverse località liguri costeggiando l’Orba passasse da Retorto e Predosa già per i secoli precedenti, ma va ricordato che in epoca romana passava proprio di qui l’antica via Emilia Scauri, chiamata “via della Levata” che unisce la provinciale da Ovada a Alessandria con la strada per Acqui.
Il piccolo borgo ebbe diversi proprietari: fu all’inizio del Monastero di San Benigno di Fruttuaria, poi dei Marchesi del Monferrato, del Vescovo di Alessandria, del Monastero di Santa Giustina di Sezzadio, del Comune di Alessandria, dei Marchesi Dal Pozzo e infine dei signori Bruzzo di Genova. Gli ultimi proprietari sono i discendenti della dinastia Bruzzo di Genova, che avviò lo sviluppo agricolo di Retorto che fino agli anni cinquanta la tenuta dava lavoro a 120 famiglie. I Bruzzo acquisirono la proprietà al tempo in cui per attraversare l’Orba durante la piena esisteva l’attracco del barcone, che funzionava ancora nel 1929 quando Benedetto Bruzzo fu eletto primo sindaco di Predosa.
Scrollatasi dalle spalle l’inquietudine, Retorto appare davvero come un bel posto, immerso in una bella campagna ma vicino a Novi, Alessandria e Ovada. Benedetto e Matteo Bruzzo, che hanno ereditato la tenuta dal nonno, qualche anno fa hanno presentato un progetto di recupero del piccolo paese, che copre la considerevole superficie di 8 ettari, all’amministrazione comunale di Predosa, che lo ha approvato. Il progetto prevedeva il rilancio residenziale e turistico, con la costituzione di un’area museale.
Se il progetto fosse partito, a Retorto sarebbero sorti un ristorante e un albergo, tanto per cominciare. La casa a corte, un tempo acquartieramento delle maestranze agricole, sarebbe diventata un piccolo quartiere di botteghe artigianali. Un’altra parte sarebbe stata rilanciata come zona residenziale.
Solo la chiesa e il castello sarebbero rimaste tali e quali. Nel progetto erano previste anche due aree museali, una dedicata alla cultura contadina e una alle auto d’epoca.
Il progetto di recupero prevedeva un investimento di 20 milioni di euro: il Comune lo approvò, ma probabilmente a causa della crisi finora non è stato avviato.
Questo articolo fa parte di uno Speciale Predosa apparso sull’ultimo numero del Novese e dell’Ovadese, in edicola fino a mercoledì 19 novembre.