Dopo l’alluvione, la rabbia e la ripartenza
Al Lido di Predosa, luogo che sembrava destinato all'oblio fino a quando, nel 2011, Enrico Barigione decide di farlo risorgere, l'alluvione ha portato gravi danni e allagamenti. Alla rabbia del titolare, che si scaglia contro Stato, Comune e autorità, fa seguito la grande voglia di rimettersi in gioco e di un nuovo inizio per il Lido
Al Lido di Predosa, luogo che sembrava destinato all'oblio fino a quando, nel 2011, Enrico Barigione decide di farlo risorgere, l'alluvione ha portato gravi danni e allagamenti. Alla rabbia del titolare, che si scaglia contro Stato, Comune e autorità, fa seguito la grande voglia di rimettersi in gioco e di un nuovo inizio per il Lido
Stiamo parlando del Lido di Predosa. Aperto nel 1962 da Cichero sulle sponde dell’Orba, un torrente tristemente noto per le sue improvvise piene, restò attivissimo fino al 1977. Molti bambini di allora ricordano il trenino che girava per la piana antistante, vera attrazione del Lido. Le foto dell’epoca ci ricordano che a quel tempo era possibile anche affittare pedalò e barche per un giro sul fiume.
L’Orba è un torrente molto bello. Nasce sul monte Reixa, nell’appennino ligure, e dopo 68 chilometri si getta nel Bormida. Lungo il suo corso dà vita al lago di Ortiglieto e al famoso canyon, raro esempio di questa conformazione in Italia. Ma la sua bellezza si può trasformare in terribile violenza distruttiva: nell’agosto del 1935 eccezionali precipitazioni gonfiarono talmente le sue acque che la diga posta sul lago di Ortiglieto cedette, rilasciando una ondata che devastò il suo corso e causò 115 morti.
Fu ancora per colpa dell’Orba se il Lido di Predosa, nel 1977, cessò una prima volta la sua attività. Anche quell’anno ci fu un alluvione molto grave che causò 13 morti in Provincia e che spazzò via il Lido. Cichero decise di abbandonare di fronte a tanto scempio. Ci furono vari tentativi di far ripartire l’attività: negli anni ’80 il Lido diventò una pizzeria, ma ebbe poca fortuna e poca vita. Negli anni ’90 il Lido si presentava come un vero e proprio luogo abbandonato: il trenino che aveva fatto divertire tanti bambini restava arrugginito come monumento ai bei tempi andati.
Il destino del Lido era ormai irrimediabilmente segnato. Ci voleva un pazzo per fa ripartire una attività che da un momento all’altro poteva essere spazzata via dall’acqua. Nel 2011 però il pazzo arriva: si chiama Enrico Barigione e decide di far risorgere il Lido. E ci riesce pure. Il locale riapre, si torna a far musica la sera, si mangia, si balla, una volta al mese c’è anche un mercatino che attira tantissime persone. Il Lido è risorto, sembra di essere tornati agli anni ’70.
Lunedì 13 ottobre il nuovo disastro. L’acqua è troppa, l’Orba non può che straripare e fare un salto anche lui al Lido. Il Lido è chiuso lunedì mattina, ma l’Orba entra lo stesso schiantando la porta e allagando tutto. La cucina viene ammucchiata in un angolo, gli arredi vengono portati via. Sappiamo bene, purtroppo, che effetto fa una valanga d’acqua: quando va via, resta una valanga di fango.
“Non sono arrabbiato per l’alluvione: quando ho deciso di aprire, lo sapevo che prima o poi sarebbe successo. Ma non importa, riapriamo, a qualunque costo“. Ci dice Barigione.
Passiamo quattro giorni dopo l’alluvione a vedere come va. Tutto lo staff del Lido è al lavoro: chi recupera dal fango le stoviglie, chi cerca di far asciugare e riattivare gli elettrodomestici, chi fa andare la stufa per asciugare i divani.
Barigione è carico di voglia di ripartire, ma anche di rabbia. “Non ce l’ho con il fiume, ce l’ho con lo Stato. E’ lui il grande assente. Qui non abbiamo visto nessuno: dove è la protezione civile? Dove è il Comune? Dove sono le ‘autorità’?”.
Lunedì 13 ottobre, prima della piena, è arrivata un’auto con scritto “polizia idraulica”. Si tratta di un organo della Provincia di Alessandria che si occupa della sorveglianza dei corsi d’acqua. “Esiste un sito che collega varie centraline che misurano il livello idrometrico dei fiumi. I dati sono in ritardo di due ore, e questo vanifica parecchio il servizio, ma comunque riusciamo ad avere un indice che ci permette di capire se sta arrivando una piena”, ci dice Barigione.
“Purtroppo lunedì mattina la rete internet qui non funzionava, e quindi non avevamo dati per capire se stesse arrivando la piena. Ho chiesto a quelli della Polizia Idraulica che sono arrivati qui, ma pareva non sapessero neppure il significato della parola “idrometrico”. Gli ho chiesto di usare la radio dell’auto per avere informazioni, ma se ne sono andati via subito senza dirci nulla!”.
La rabbia del titolare del Lido è tanta, anche lui è un fiume in piena. Mentre cerca di riparare il tritaghiaccio, sbotta: “Basta, a cosa serve pagare le tasse? Sono quattro giorni che è arrivata la piena, e tu sei il primo che viene a vedere cosa è successo qui!” mi dice. “Le tasse non le pago più fino a quando non mi sono ripagato dei danni, scrivilo sul giornale”. Se lo scrivo, gli dico, poi ti vengono a cercare. “Che vengano, che vengano!” Il Lido di Predosa sabato 18 ottobre ha riaperto, ancora una volta. Lunga vita al Lido.