“Speriamo solo che non piova più…”
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Irene Navaro - irene.navaro@alessandrianews.it  
18 Ottobre 2014
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“Speriamo solo che non piova più…”

Proseguono i lavori di sgombero della strade. A Borghetto "liberate" le ultime frazioni. "Ma l'esercito dove è? Quali criteri hanno usato per stabilire le priorità?". A Gavi altre sei famiglie fuori casa. "Frane tutte monitorate, speriamo arrivino le risorse". In tutto il territorio le persone sfollate sono 56

Proseguono i lavori di sgombero della strade. A Borghetto "liberate" le ultime frazioni. "Ma l'esercito dove è? Quali criteri hanno usato per stabilire le priorità?". A Gavi altre sei famiglie fuori casa. "Frane tutte monitorate, speriamo arrivino le risorse". In tutto il territorio le persone sfollate sono 56

BORGHETTO BORBERA – GAVI. Gli ultimi gruppi di case, nelle frazioni di Sorli e San Martino, sono state “liberate”da terra e fango solo ieri mattina. Si continua a lavorare nelle zone colpite dall’alluvione di lunedì 13 con ruspe, pale e guanti.
A Borghetto ci si chiede, però, che fine abbia fatto l’esercito, arrivato ad Arquata mercoledì e successivamente dirottato a Cassano. “Hanno fatto un sopralluogo qui il giorno stesso dell’arrivo, mercoledì. Poi non si sono più visti. Ci siamo arrangiati con i nostri volontari e gli uomini della protezione civile della Provincia. Mi chiedo solo con che criterio si sia stabilito l’ordine di priorità degli interventi”, dice il sindaco Enrico Bussalino. La situazione delle strade e delle frane resta critica. Molti tratti della rete viaria comunale risultano transitabili solo con mezzi fuoristrada, l’asfalto è interamente coperto da un fango denso e scivoloso e i fronti franosi potrebbero cedere da un momento all’altro. “Se dovesse rincominciare a piovere, non so come faremo”, è la frase più frequente degli abitanti. Sorli e San Martino sono ancora immerse nel fango. Un centinaio di residenti in tutto che, quando non spalano, guardano con desolazione i campi e le strade inondante da una poltiglia marrone e densa.
“Lunedì alle 7 era tutto tranquillo. Sono uscito di casa per accompagnare mio figlio ad una visita – racconta Enrico Roncoli – in casa era rimasta mia moglie che ha chiamato per dire di tornare indietro”. Nella frazione, oltre alla signora, era rimasto un anziano che, uscito di casa per raggiungere l’unico altro abitante, è caduto. “E’ andata bene, poteva farsi male. La casa era circondata su tre lati da un fiume d’acqua. Anche volendo, non avremmo neppure potuto scappare”, dice ancora Enrico. “Fuori avevamo ancora gli animali, per farli entrare è stata dura”. Sono rimasti isolati dal resto del mondo fino a mercoledì. Poi sono arrivati gli uomini della protezione civile a sgomberare la strada da massi e alberi caduti.
A San Martino si spala ancora. Ci sono almeno tre fronti franosi che incombono sulle case. “Paradossalmente i muri fatti cinquant’anni fa, in pietra, sono ancora in piedi”, dice un operatore della protezione civile. Gli altri, tanti, sono caduti.
Analoga situazione a Gavi, dove le frane del monte Moro minacciano direttamente case e rioni. Intanto, sale ancora il numero delle case non agibili o non fruibili, dove cioè è fatto divieto di dormire durante le ore notturne, alle 28 di giovedì, se ne sono aggiunte altre sei, dopo i nuovi sopralluoghi. «Abbiamo monitorato attentamente le frane e non ci sono problemi di rischi imminenti», spiega il sindaco Nicoletta Albano. Ieri il prefetto Romilda Tafuri è stata nella cittadina per un sopralluogo. “Ora il problema è quello di una messa in sicurezza definitiva. Servono risorse. Noi abbiamo stanziato una prima cifra di 30 mila euro per gli interventi più ingenti, ma certo non sono sufficienti. Gavi è nell’elenco dei comuni in emergenza. Non possiamo che augurarci che arrivino presto risorse”, continua il sindaco. Revocata, intanto, l’ordinanza di non potabilità dell’acqua che torna ad essere utilizzabile anche per usi alimentari. Ma gli sfollati continuano a vivere nel disagio. Rosetta Rosso può stare nella sua casa, in archivolto San Marco, solo durante le ore diurne, sempre che non piova. A 20 metri, guardando verso il forte, si vede il canalone scavato dalla frana. “Lunedì mattina ero in casa. Ho portato il bambino a scuola. Mi ha chiamata il vicino per dirmi cosa stava succedendo. Sono tornata indietro e sono passati a dirmi che dovevo uscire.qui c’è tutta la mia vita, un posto magnifico, me ne dovrò andare”. Rosetta, come gli altri sfollati, vorrebbero solo sapere quando verranno a sistemare la frana e cosa accadrà se dovesse incominciare di nuovo a piovere. “Mi assale l’ansia, se ci penso”.
Dal comune ribadiscono che le frane sono tutte monitorate. “Abbiamo fatto le segnalazioni necessarie. Ora aspettiamo che ci dicano con quali interventi possiamo procedere. A questo punto il problema sono le risorse”, dice Albano. E il tempo, ovviamente.
In tutto il territorio provinciale, le persone sfollate sono 56, tra i comuni di Gavi, che conta il maggior numero di disagi, Borghetto, Parodi, Novi e Castelletto.
Proprio a Castelletto d’Orba prosegue l’opera dei volontari impegnati nel recupero dei locali alluvionati nel corso della piena del rio Albara nel centro del paese, tra via Sericano, via Fracchia e via IV Novembre. Particolarmente difficile ripulire gli spazzi tra un’abitazione e l’altra dove spesso non è possibile utilizzare mezzi meccanici. Nel frattempo è stata avviata una raccolta fondi per le famiglie colpite dall’alluvione. E’ stato aperto un conto corrente bancario che sarà gestito direttamente dal Consorzio Servizi Sociali. Queste le coordinate: IBAN IT78H03268484500B2863497850. Causale: Pro castellettesi alluvionati – raccolta fondi. Annullate, per ovvie ragioni, la passeggiata d’Autunno, in programma questa domenica, e la festa dello Sport di Silvano d’Orba.
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